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lunedì 25 Novembre 2024
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A Kabul i diritti e la libertà delle donne si evolvono dentro le caffetterie

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MILANO – Storicamente i caffè in tutto il mondo, hanno assunto nelle diverse epoche un ruolo ben più significativo dell’esser un semplice locale. Le caffetterie sono stati gli spazi di incontro tra rivoluzionari, visionari. Dei luoghi dove la libertà e la condivisione erano promosse e ben accolte, con la scusa del consumo di un buon caffè. La stessa cosa non stupisce che accada anche a Kabul, dove le donne hanno affermato la loro posizione sociale proprio frequentando i coffee shop. Ecco le tante testimonianze di questo fenomeno di emancipazione, riportato da elle.com da Monica Monnis.

Kabul: le donne prendono il caffè e parlano di diritti

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Hadis Lessani Delijam ha 17 anni e vive a Kabul. Un giorno un uomo per strada l’ha offesa per il suo trucco e gli abiti occidentali. Poi una donna di mezza età l’ha maledetta per aver osato passeggiare e chiacchierare con un ragazzo della sua età. Per Hadis, ma come per la maggior parte delle ragazze in Afghanistan, considerato a ragion veduta uno dei Paesi peggiori al mondo in cui essere donna, anche la quotidianità può rivelarsi soffocante.

Ma c’è un posto (improbabile), dove le giovani donne possono essere se stesse

I nuovi caffè di Kabul, che, New York Times docet, “si sono evoluti in emblema del progresso femminile”.

E Mina Rezaee, 30 anni, che ha aperto la caffetteria Simple a Kabul un anno fa (e si assicura che nessuno molesti le sue clienti per aver indossato vestiti alla moda o essere sedute con uomini) ne è sicura.

“Sono le donne a fare la cultura qui, non gli uomini”.”Questo è l’unico posto in cui posso rilassarmi e sentirmi libera. Anche se solo per poche ore”, ha spiegato Hadis Lessani. Mentre si sedeva al bancone senza velo e intenta a chiacchierare con due coetanei.

I bar di Kabul si sono trasformati in santuari per le donne

Un locus amoenus dove essere davvero se stesse, in una città legata alla cultura islamica che impone loro come dovrebbero vestirsi, comportarsi in pubblico e interagire con gli uomini. Non a caso, purtroppo, i bar sono stati bersaglio preferito di diversi attacchi terroristici negli anni e costretti a chiudere i battenti.

Come spiega il NYT

Dal 2016 principalmente negli avamposti urbani come Kabul, Herat e Mazar-i-Sharif, fortunatamente hanno iniziato ad aprire nuove caffetterie dedicate “a giovani donne e giovani uomini desiderosi ancora di socializzare”.

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Anche l’attivista per i diritti delle donne e giornalista Farahnaz Forotan, 26 anni, che ha creato una campagna sui social media, #myredline, che sprona le donne a varcare la comfort zone per tutelare i propri diritti, ha costellato la sua pagina Facebook con sue foto all’interno di bar e cafè, simboli della sua linea rossa.

“Andare in un bar e parlare con gli amici mi dà una grande felicità, mi rifiuto di doverci rinunciare”, ha spiegato. “ancora oggi, non possiamo camminare per le strade senza essere molestate. La gente ci chiama prostitute, occidentalizzate, cresciute dalla ‘generazione della democrazia’”.

Molte di queste giovani donne erano bambine sotto il dominio dei talebani

Ma sono cresciute durante la riconquista dell’Alleanza del Nord, e quindi con smartphone, social media. Per non parlare del diritto di esprimersi liberamente, di studiare all’università, lavorare al fianco degli uomini e vivere da sole. E non riescono a immaginare di tornare indietro.

 

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