MILANO – Julius Meinl, ambasciatrice della caffetteria viennese e promotrice della tazzina poetica, non ha bisogno di molte presentazioni. Interessante invece è entrare dietro le quinte di questa azienda che ormai è sinonimo di caffè di qualità anche in Italia. Per esplorarla dall’interno, la parola al Managing Director Julius Meinl Italia, Andreas Hosp.
Julius Meinl è un’azienda austriaca, eppure c’è molto di made in Italy dietro il marchio. Che cosa ci può dire in proposito?
“Julius Meinl è ambasciatrice nel mondo per la cultura del caffè viennese e oggi ispira le persone in tutto il mondo, proprio come facevano in passato i caffè letterari. Ma l’anima di Julius Meinl è strettamente legata anche all’Italia, basti pensare che circa il 90% della produzione globale viene torrefatto con una tecnologia all’avanguardia a Vicenza, dove abbiamo sede dal 2005.
Il made in Italy emerge anche dal sodalizio con Matteo Thun, il celebre disegner italo austriaco, che ha ridisegnato il logo di Julius Meinl nel 2004 e da allora continua a contribuire con le sue idee all’intero portfolio del brand. Il connubio fra la guida austriaca
con approccio famigliare ed il cuore della produzione italiano è la ricetta del nostro successo.”
Julius Meinl che è presente in oltre 70 Paesi di tutto il mondo, sta allungando il passo anche in Italia: su quali argomenti state puntando?
“In Italia, la strategia di crescita del gruppo, si fonda su tre pilastri fondamentali: da una parte una crescita organica nelle zone in cui siamo presenti storicamente (Triveneto) e in zone attivate da qualche anno come Lombardia, Toscana, Umbria, Marche; poi le aperture di nuove aree, come ad esempio le interessanti collaborazioni in Piemonte e Lazio dalla fine del 2019;
infine le acquisizioni, o come preferiamo chiamarle “integrazione” di nuove aziende: nel 2016 abbiamo integrato India Caffè di Venezia e nel 2018 Casa de Moka di Firenze ed entrambi i fondatori delle due aziende e i loro collaboratori sono con noi in azienda (ed è per questo che ci piace parlare di integrazioni). In questo modo, passo dopo passo, vogliamo allargare la nostra presenza in tutta la penisola e siamo convinti che ci sia spazio per farlo.”
Bar e Gdo: come vi dividete tra questi due canali tradizionali?
“Il nostro focus principale è e continua ad essere il settore Horeca, puntando su un posizionamento premium. Per quanto riguarda la Gdo invece, siamo presenti al momento solo in Alto Adige: siamo storicamente legati a quel territorio, da quando esistevano ancora gli alimentari “Giulio Meinl” che facevano parte della catena di distribuzione del gruppo Meinl (di cui esiste ancora Julius Meinl am Graben in centro a Vienna), e poi dal 1947, con l’entrata di Julius Meinl in Italia attraverso l’integrazione di Caffè del Moro a Bolzano.”
Suo padre era un distributore di caffè Julius Meinl in Alto Adige. Le sue consegne a piedi e con lo zaino ai masi in quota sono entrate nella storia e non soltanto del marchio. Lei è entrato in Julius Meinl Italia ed ha salito tutti i gradini…
“Mio padre è stato uno dei primi agenti ad aprire il mercato Ho.Re.Ca. per Julius Meinl in Alto Adige negli anni ’60, come estensione della vendita negli alimentari. Oggi ancora in tanti ricordano che all’epoca le strade non c’erano, si girava con lo zaino in spalla… era l’inizio del grande sviluppo del settore alberghiero in Alto Adige. Io rappresento la seconda generazione, ho iniziato a lavorare grazie a uno stage estivo a 14 anni, per 2 mesi negli alimentari.
Quando ho finalmente preso la patente mio padre mi ha fatto iniziare sostituendo gli agenti di vendita durante le ferie estive e in questo modo ho avuto modo di conoscere tutti i clienti. Nel 1994 sono diventato Capo Area di Merano, successivamente ho preso la guida di tutta l’area del Trentino Alto Adige, per diventare direttore vendite Italia nel 2017 e da Aprile 2019 ricopro il ruolo di Country Manager.
Cristina Meinl che si occupa in azienda di marketing internazionale è stata eletta presidente Sca, Speciality Coffee Association. In questo modo siete nella cabina di regia di tutti i trend del caffè. In Italia come vede la situazione?
“Ci piacerebbe, supportati dalla presidenza Sca di Christina, essere in prima linea nel diffondere il caffè specialty in Italia e non solo, per continuare la lunga tradizione di innovazione di Julius Meinl, che è stato il fondatore della categoria nel 1862. Il nostro obiettivo è quello di portare una maggiore “educazione” sul caffè ai nostri clienti e ai nostri consumatori.
Julius Meinl vorrà entrare più nel vivo del mondo delle competizioni organizzate dall’associazione Sca in Italia?
“Quest’anno, per la prima volta, abbiamo sponsorizzato le gare Sca al Sigep e siamo stati orgogliosi di fare il tifo per uno dei nostri Area Manager, arrivato in finale di cup tasting. Questa è una chiara testimonianza dell’altissima preparazione della nostra forza vendita, altro elemento che ci consente di distinguerci per la qualità e l’attenzione ai dettagli.”
Nel vostro listino ci sono anche le capsule compatibili Nespresso. Come vi ponete sul tema della sostenibilità con queste monodosi?
“Abbiamo lanciato le capsule compatibili per rispondere alle richieste del mercato, anche se il nostro primo amore rimane il caffè in grani. Le nostre capsule sono compostabili e biodegradabili e arriveranno in Italia a maggio 2020, mentre in Austria sono disponibili per la Gdo già da ottobre 2019. Julius Meinl è attento al tema della sostenibilità a tutto tondo, non solo per quanto riguarda il mondo capsule.
Proprio quest’anno infatti, abbiamo dato il via al Colombian Heritage Project, un progetto di sostenibilità sociale ed ambientale rivolto ai coltivatori della zona di Tolima in Colombia. Stiamo inoltre lavorando con i nostri fornitori per trovare soluzioni sostenibili per il packaging di tutti i nostri prodotti nel giro di qualche anno. Attualmente tutti i nostri bicchieri To Go sono compostabili e biodegradabili, con coperchi in Cpla e stirrer in legno e il nostro tè è biologico e i sachet sono totalmente biodegradabili.”
Il successo di un’azienda è racchiuso nelle cifre del bilancio annuale. Che cosa ci può anticipare sul 2019 appena chiuso?
“A livello di Gruppo il 2019 è stato un anno positivo, e lo è stato anche per l’Italia dove abbiamo raggiunto 25 milioni di fatturato con una crescita del 3% rispetto all’anno scorso.
9. Julius Meinl ha inventato l’abbinamento tra caffè e poesia. L’Italia è un Paese di santi, poeti e navigatori. Un successo annunciato.
In realtà quello tra caffè e poesia è un legame di lunga data, che non abbiamo inventato noi ma del quale siamo orgogliosi portavoce. Nel corso del 20° secolo, le caffetterie viennesi sono state connesse in modo speciale con la letteratura; erano infatti il luogo di incontro preferito per scrittori e poeti dell’epoca come Alfred Polgar, Stefan Zweig e Peter Altenberg, che cercavano ispirazione davanti ad una tazza dei migliori caffè.
Con la sua lunga storia di tradizione nel mondo del caffè di qualità e il legame con la cultura delle caffetterie viennesi, Julius Meinl è stato uno dei primi brand ad incontrare i bisogni di questo mondo letterato e creativo e continua ancora oggi a giocare un ruolo fondamentale nel settore, tostando un caffè di qualità superiore, con l’idea che il caffè possa essere proprio l’energia giusta per accendere la creatività.
In Italia, il legame con la poesia è molto forte; non a caso l’Italia è stato il primo paese per poesia raccolte, durante l’iniziativa “Pay with a Poem” dello scorso anno.”
Una domanda che è emersa in uno dei miei incontri durante con consumatori differenti durante gli Julius Meinl, uno anche a Milanocaffè. Gli italiani consumatori cambiano modo di consumare caffè da Nord a Sud e da regione a regione: è lo stesso anche per la poesia?
“Ci sono aree in cui si è più disposti a prendersi del tempo per bere un caffè e lasciare qualche verso in rima? Nei diversi anni di attività di Pay with a Poem e Meet with a Poem, non abbiamo riscontrato differenze sostanziali tra Nord e Sud. I nostri clienti, in tutta Italia, sono molto soddisfatti della grande partecipazione dei consumatori alle due iniziative e siamo convinti che, da Nord a Sud, tutti abbiano bisogno di prendersi un momento di pausa.”
Come vi ponete in Italia sul fronte della formazione di baristi e consumatori?
“Con il supporto del nostro Brand Ambassador organizziamo corsi nella nostra Accademy a Vicenza per la nostra forza vendita e per i nostri clienti. Essendo il nostro Brand Ambassador un Ast (Trainer Autorizzato Sca) possiamo anche rilasciare certificazioni Sca. Crediamo che la formazione sia infatti fondamentale per ottenere una buona qualità in tazza.
Con i nostri consumatori, interagiamo invece attraverso eventi, materiali di comunicazione nei locali e naturalmente i social media, cercando di avvicinarli al mondo del caffè, fatto di diverse tipologie di caffè, di vari metodi di estrazione, innumerevoli miscele e origini diverse.”
Avete già un modus operandi già rodato all’estero, applicabile anche da noi?
“Quello che ci piacerebbe introdurre anche in Italia è un sistema efficiente di Customer Relationship Management che alcuni colleghi all’estero stanno già utilizzando con successo. Si tratta di un sistema che consente di mantenere un contatto costante e diretto fra azienda e cliente, garantendo così assistenza e supporto a 360°.”
Quali sono le maggiori difficoltà nell’affermarsi per un marchio come il vostro nel paese riconosciuto come quello dell’espresso?
“La grande difficoltà è che per tanti rimaniamo un marchio straniero, con un nome difficile da pronunciare! L’aspetto positivo però è che il nostro prodotto viene riconosciuto per l’altissima qualità e per l’eleganza dell’immagine. Per questo, nonostante le tante sfide e l’alta competizione sul mercato, continuiamo a incontrare il gusto di tanti clienti italiani.”
Julius Meinl, per molti sarà una sorpresa, è forte anche sul tè di fascia alta. Come risponde il mercato italiano alle vostre proposte?
“Attualmente l’Italia non è un Paese che consuma molto tè. Noi abbiamo un prodotto qualitativamente molto alto e con piacere notiamo che passo dopo passo, la cultura del tè sta prendendo piede in Italia. Il nostro obiettivo è quello di proporlo ai consumatori facendo rivivere loro le magiche atmosfere della classica caffetteria viennese: non solo una bevanda, dunque, ma una vera e propria esperienza.”
Che fine ha fatto il vostro marchio Caffè del Moro?
“Il marchio è ancora presente come sub-brand su alcuni dei nostri prodotti e rimane parte della grande famiglia Julius Meinl.”
Le preparazioni alternative dell’espresso, V60, french press e le altre stanno piano piano prendendo piede anche in Italia. Che cosa ne pensa?
“Le estrazioni alternative si stanno diffondendo a macchia d’olio anche in Italia, grazie anche allo sviluppo di una cultura del caffè che va oltre il consumo veloce al bancone, per concentrarsi sulla qualità e sulle caratteristiche organolettiche, esaltate dai diversi tipi di estrazione. Importante è anche la continua formazione dei baristi nei confronti del consumatore finale: per questo anche Julius Meinl ha implementato corsi di formazione specifici sulle estrazioni alternative.
Il Sigep è stato un campo di prova molto interessante in questo senso, nel quale abbiamo incuriosito ed appassionato molti visitatori con i sistemi alternativi di estrazione.”
Ma c’è sempre anche l’eterna moka che, se anche ha ceduto terreno rispetto al porzionato, muove pur sempre il consumo maggiore di caffè in Italia. Che cosa dicono i vostri dati, come vede la situazione?
“La Moka è la nostra storia e continua a trovare il suo spazio in tante case italiane, per questo non ignoriamo questa quota di mercato e continuiamo a proporre macinati per moka. Io stesso uso a casa la nostra miscela 100% Arabica Giubileo (macinato 250g) e per me è fondamentale la qualità di un buon caffè estratto con la moka.”
Infine: quali sorprese sta preparando Julius Meinl per il mercato italiano?
“Siamo fermamente convinti che il futuro sarà sempre di più delle aziende che oltre al profitto hanno un’attenzione per il sociale. Per me la parola “rispetto” (per l’ambiente, per il prossimo, per la diversità) è fondamentale, e credo che questo si rispecchi in tutti i nostri progetti, come ad esempio il Colombian Heritage Project, programma di sostenibilità ambientale e sociale per gli agricoltori colombiani, o lo speciale progetto portato avanti con “I Bambini delle Fate”.
Con cui abbiamo realizzato una speciale tazzina solidale che venderemo in occasione della nostra campagna Pay with a Poem. In generale, a livello globale il gruppo sta facendo molti passi avanti per migliorare il nostro impatto sull’ambiente e crediamo che il futuro dovrà muoversi in questa direzione.”