MILANO – Ci mettiamo il caffé, il tè o a volte l’intero pranzo, per mantenere tutto al caldo. (o al freddo, dipende dalle esigenze). Eppure, quello che conosciamo come thermos andrebbe chiamato più correttamente, vaso di Dewar. In onore al suo ideatore, il chimico e fisico scozzese James Dewar (1842-1923). Lui che aveva il pallino, tra l’altro, per temi come i gas e le basse temperature.
James Dewar, membro della Royal Institution
Il suo vaso lo aveva ideato probabilmente con tutt’altra intenzione. Una diversa da quella di assicurare il tè caldo alle 17 in punto per il popolo britannico anche durante le scampagnate. In realtà infatti allo scienziato serviva a mantenere il contenuto, liquido, al freddo. Ma non si trattava certo di un liquido tradizionale.
Tutto era cominciato con gli studi sui vari stati della materia
Assieme all’interesse, maturato da James Dewar – che dopo gli studi all’Università di Edinburgo era approdato nel 1875 a Cambridge – nel trasformare i gas in liquidi.
Il suo non era un interesse isolato. Michael Faraday ci era già riuscito con diversi tipi di gas. Ma non era stato possibile fare lo stesso con idrogeno, azoto, ossigeno; monossido di carbonio, metano e ossido nitrico.
James Dewar raccolse la sfida
Spinto anche dall’arrivo a Cambridge di Louis Cailletet e Raoul Pictet. Ricercatori francesi interessati alla liquefazione dei gas tramite raffreddamento.
L’entusiasmo condiviso lo portò a dedicare gran parte del suo tempo alle macchine e alle tecniche per il raffreddamento dei gas e la loro liquefazione; fin quando il 5 giugno 1885 non riuscì nell’impresa di liquefare l’aria.
Raggiunto il suo scopo, aveva però bisogno di mantenere per qualche tempo i gas liquefatti nella nuova forma. Anche perché era interessato a studiarne le proprietà chimico-fisiche.
Ma farlo era difficile, perché qualunque contenitore avesse a disposizione non isolava il liquido, che così si riscaldava e tornava di nuovo in forma gassosa.
James Dewar inventa un contenitore a doppia parete
(in pratica una bottiglia dentro una bottiglia), tra le quali era stato fatto il vuoto. Così infatti il calore non poteva trasmettersi né per conduzione né per convezione. Il chimico tolse così di mezzo anche l’irraggiamento. (altro tipo di distribuzione del calore); ricoprendo il contenitore di argento.
Gli studi sulla liquefazione dei gas e le ricadute tecniche per la loro conservazione però non resero Dewar un uomo d’affari. A dispetto della larga diffusione che avrebbero avuto con gli anni i suoi vasi. Lo scienziato infatti non fece domanda di brevetto e un’azienda tedesca nel 1904 cominciò a sfruttare economicamente la sua invenzione; portando al successo in tutto il mondo i thermos.
Anna Lisa Bonfranceschi
Fonte: Wired.it