MILANO – Raffica di rincari nel dettaglio di oltreoceano. A seguito dell’impennata registrata nei mesi scorsi dai prezzi degli arabica, entrambi i principali competitor statunitensi hanno ritoccato in questi giorni i loro listini.
A fare il primo passo è stato J.M Smucker, che ha annunciato, martedì scorso, aumenti medi dell’ordine del 9% sui prezzi dei prodotti a marchio Folgers e Dunkin’ Donuts, fatta eccezione per il caffè porzionato (K-Cup).
Si tratta del primo rincaro deciso da J.M Smucker dal 2011 a oggi.
Sabato è stato il turno di Kraft Foods Group, che ha comunicato, a sua volta, rincari del 10% circa sui prodotti a marchio Maxwell House e Yuban. Una portavoce della compagnia ha precisato che gli aumenti non si applicano al caffè solubile, alle cialde, nonché ai prodotti a marchio Maxwell House International, Gevalia e Tassimo. Anche Kraft non aumentava i prezzi dal maggio del 2011.
I listini di J.M. Smucker e Kraft sono considerati una specie di benchmark per l’intero dettaglio americano.
Non è ancora chiaro se anche Starbucks deciderà, a sua volta, di ritoccare i propri prezzi. A detta di molti analisti, ciò non accadrà, perlomeno nell’immediato.
La compagnia di Seattle ha infatti annunciato nella conference call sui risultati della seconda trimestrale di essere coperta, per quanto riguarda gli acquisti di caffè verde, per l’interno esercizio 2014 e di essersi inoltre assicurata, sin d’ora, a prezzi di favore oltre il 40% della materia prima di cui avrà bisogno nell’esercizio 2015.
Oltretutto – osservano gli specialisti – gli acquisti di caffè verde incidono per meno del 10% sul totale dei costi operativi di Starbucks.