MILANO – Vittorio Carlini, su msn.it, descrive l’andamento attuale e prossimo di un’azienda colosso italiano del vending, Ivs Group. Osserviamo quindi le future sfide che questa impresa si pone sul suo percorso di crescita, con lo sguardo rivolto fuori dall’Italia. Sempre più spazio quindi troveranno i ricavi esteri, con la meta ideale fissata al 35%.
Ivs Group, il lancio verso un 2019 estero
Aumentare, pure rimanendo essenziale il mercato domestico, la diversificazione all’estero. Poi: proseguire nella crescita del business anche, e soprattutto, attraverso l’M&A. Ancora: cogliere le opportunità offerte dalla nuova frontiera dei sistemi di pagamento. Sono tra le priorità di Ivs Group a sostegno della sua attività.
Nei primi nove mesi del 2018 (ultimi dati disponibili) Ivs ha visto sia i ricavi che la redditività salire
Il fatturato è arrivato a 321,46 milioni. In rialzo quindi del 5,9% rispetto allo stesso periodo di un anno prima. Il Mol adjusted e l’utile netto sono, dal canto loro, aumentati rispettivamente dell’1,9% e del 29,7%. All’interno del contesto positivo descritto c’è tuttavia da rilevare il rallentamento dell’Ebitda margin.
Un andamento che fa storcere il naso. Ivs Group, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha incontrato i vertici, non condivide il disappunto. In primis, spiega l’azienda, è importante l’aumento delle voci contabili nei loro valori assoluti. Ciò detto, si tratta dapprima dell’effetto del consolidamento di Grup Ibervending.
La media azienda iberica, acquisita nel 2017, ha l’Ebitda margin inferiore a quello di Ivs
L’obiettivo, anche grazie alle sinergie, è d’incrementarlo. Inoltre, spiega sempre il gruppo, ha impattato da un lato il rinnovo di alcuni importanti contratti; e, dall’altro, le diverse piccole acquisizioni, realizzate nella seconda metà del 2017, che ancora non hanno avuto il tempo per esplicare il loro pieno contributo rispetto alla redditività. In tal senso Ivs Group non vede alcun particolare problema riguardo l’Ebitda margin.
Al di là dell’andamento contabile quali però le strategie di crescita della società?
Un focus è per l’appunto l’M&A. Nel 2018, escluso lo shopping di Moneynet nei sistemi di pagamento, Ivs ha realizzato 10 acquisizioni. Un numero che mostra come l’attività straordinaria diventi “ordinaria” per il gruppo bergamasco. In generale si tratta dell’M&A di medie piccole realtà che, in un settore maturo quale quello dei distributori automatici di bevande e snack, costituisce la spinta essenziale all’espansione.
Ivs, al netto di operazioni più rilevanti, annualmente mette in media sul piatto una disponibilità autofinanziata per lo shopping di 20-30 milioni. Denari che, nel frammentato mercato europeo del vending del valore di 10-12 miliardi (oltre 10.000 i player), sostengono la crescita per linee esterne.
Il ruolo da “acquisitore seriale”
Ciò implica l’amplificarsi per Ivs dell’ “execution risk” insito in qualsiasi attività di M&A. Un contesto a fronte del quale il risparmiatore esprime inevitabilmente la sua preoccupazione. Ivs Group rigetta il dubbio. La società afferma di seguire, rispetto alle piccole e medie acquisizioni, una prassi che le consente di mitigare il rischio.
Il gruppo, viene sottolineato, al preliminare d’acquisto paga solo il 20-30% del prezzo pattuito. Successivamente il venditore conferisce la realtà acquisenda ad una newco mentre Ivs Group ne assume l’affitto del ramo d’azienda per circa 3 mesi.
In questo periodo, dice il gruppo bergamasco, Ivs controlla che l’attività economico-industriale corrisponda a quanto preventivato. Se così è acquisisce il 100% della newco e, però, paga solo un ulteriore 50% del prezzo pattuito.
Nei 10 mesi successivi, infatti, il management venditore ha l’onere di garantire che i suoi clienti confermino i contratti con l’acquirente. Solo alla fine di questo processo, sottolinea sempre Ivs, se tutto è andato per il verso giusto verrà onorato l’intero prezzo. A fronte di ciò, come peraltro mostra il track record nell’M&A, la società dice che non esistono particolari problemi nelle acquisizioni.
Quelle acquisizioni che, a ben vedere, consentono anche di spingere sull’articolazione internazionale del business.
La società, va ricordato, genera circa l’80% del suo fatturato in Italia
Una percentuale, retaggio storico dell’evoluzione aziendale, che per gli esperti non rappresenta una sufficiente diversificazione geografica. In tal senso la stessa Ivs Group sottolinea come, in 5 anni, l’obiettivo sia di arrivare al 35% di ricavi generati all’estero. Attualmente il gruppo, oltre al mercato domestico, è presente in tre Stati: Francia, Spagna e Svizzera.
L’espansione internazionale riguarderà altri Paesi?
La risposta è essenzialmente negativa. L’attività di Ivs Group, infatti, è “strutturalmente” basata su macchine utilizzate per il consumo del caffè. In particolare quello espresso. Ovvio, quindi, che si punti a crescere laddove questa tipologia di consumo è più diffusa.
Tutto rose e fiori, insomma? La realtà è più complessa
Al di là dell’obiettivo di maggiormente diversificare oltreconfine il fatturato resta comunque il fatto che l’Italia ha un’incidenza rilevante sui ricavi. Una situazione che, soprattutto a causa del prospettato rallentamento della nostra economia (nel terzo trimestre la crescita del Pil è stata nulla), può trasformarsi in un limite alla crescita aziendale.
La società, pure consapevole della situazione, professa ottimismo
Contesti simili all’attuale, spiega il gruppo, sono stati già affrontati nel passato. Essenziale è saperli gestire. Diventa cioè fondamentale, dice Ivs Group, modificare l’offerta in modo da sfruttare la leva del prezzo. Così, ad esempio, un cappuccino può essere “personalizzato” sul gusto del cliente; consentendo l’opzione aggiuntiva del cacao o della granella di nocciola.
Si tratta di pochi centesimi aggiuntivi di spesa per il cliente che, però, a fronte degli oltre 800 milioni di singole consumazioni realizzate nel 2017, diventano rilevanti per la società. Insomma: l’eventuale debolezza dei volumi, sottolinea l’azienda, viene contrastata con la maggiore redditività. N
on solo. La società ricorda che gli sforzi sulla digitalizzazione del business, soprattutto attraverso l’applicazione per il pagamento con smartphone (a fine 2018 sono stati raggiunti circa 190.000 download), permettono anche di conoscere meglio il consumatore finale. Il che agevola quella personalizzazione dell’offerta da cui scaturisce la più alta redditività.
Fin qui alcune considerazioni sull’M&A e sull’internazionalizzazione del business
Deve tuttavia ricordarsi che, proprio di recente, Ivs Group ha acquistato Moneynet. Quest’ultima, oltre a fare assistenza sulle reti Pos, è titolare della licenza per svolgere servizi di pagamento. Si tratta di una caratteristica che apre una nuova frontiera ad Ivs Group. Vediamo di spiegarci.
La società bergamasca ha circa 190.400 “vending machine” installate
Di queste intorno a 123.300 sono distributori automatici; il rimanente è appannaggio delle macchine per ufficio. A fronte di una simile “network” Ivs ha sviluppato nel tempo le competenze, e la struttura, per gestire il flusso di moneta metallica legata al suo business e, soprattutto, a quello di terzi. Inoltre, sfruttando l’innovazione tecnologica, ha dato vita a sistemi di pagamento (anche digitalizzati) da potersi usare nel circuito chiuso delle sue macchine.
Ora, con Moneynet, il gruppo può pensare, utilizzando i distributori come punti di ricarica e sfruttando la struttura di gestione delle monete, di aprire il suo sistema di pagamento ad operazioni terze. Ad esempio: per le bollette. È chiaro che la strategia, seppure il gruppo non fornisca alcuna indicazione sull’impatto economico, apre interessanti prospettive.
Infine il debito netto
Al 30/9/2017 si è assestato a 278 milioni. Un valore rispetto al quale il risparmiatore teme il rialzo dei tassi legato al rischio Italia. Ivs non è preoccupata. La grande parte dell’indebitamento, è l’indicazione, è a tasso fisso. Inoltre il “Net debt to Ebitda” è inferiore a 3 volte, cioè ben al di sotto dei covenant sui prestiti. Quindi,afferma Ivs, non c’è un particolare problema su questo fronte.
Ciò detto quali le prospettive sul 2018? La società indica che il target è avere un Mol superiore a quello del 2017.