MILANO – È necessario evitare in tutti i modi l’aumento dell’Iva. Nello scenario economico attuale, con i consumi stimati in calo del 2,2% nella media del 2013, l’innalzamento di un punto percentuale dell’Iva avrebbe un ulteriore effetto depressivo che si scaricherebbe tutto su famiglie e imprese”. Lo afferma il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi.
«Il passaggio dell’Iva dal 21 al 22% andrebbe a coinvolgere il 60% dei consumi: dall’abbigliamento al pieno di benzina, dal vino ai mobili per la casa, dal computer alle parcelle dei liberi professionisti – ricorda Politi -. Quanto al capitolo alimentare, sebbene l’aumento avrebbe un impatto diretto piuttosto marginale sui consumi per la tavola, riguardando solo il 5 per cento del paniere, è altrettanto vero che le conseguenze indirette sarebbero drammatiche».
«Non si può dimenticare che in Italia, per arrivare dal campo alla tavola, i prodotti alimentari viaggiano su strada nell’85 per cento dei casi – osserva il presidente della Cia -. Quindi il rialzo dell’Iva sui carburanti, con l’incremento delle spese di trasporto, andrà ovviamente a pesare sui listini al supermercato. Spingendoli in alto».
In più «bisogna mettere in conto gli effetti su vino e spumanti, caffè, birra, bevande gassate e succhi di frutta, a cui invece si applica l’aumento dell’Iva, e per i quali le famiglie dovranno `sborsare´ nel complesso tra i 25 e i 30 milioni di euro in più».