MILANO – Sale&Cucina sta realizzando un’inchiesta sugli Istituti alberghieri, un ambiente che monitoriamo ormai da tempo. Quindi, proponiamo questa prima analisi e seguiremo gli ulteriori sviluppi nelle prossime uscite.
L’articolo che segue è firmato da Luigi Franchi. Inoltre, per consultare direttamente la rivista in maniera completa, è sufficiente cliccare su questo link.
Istituti alberghieri: un punto di vista esterno
Troppo spesso sentiamo parlar male delle scuole, soprattutto in ambito professionale. Sono recenti le polemiche sollevate da episodi di bullismo e il dibattito che ne è scaturito su chi debbano ricadere le colpe: genitori o docenti. Già questo dualismo ci piace poco e sarebbe di gran lunga più utile che queste figure si parlassero un po’ di più.
Ma quello che proprio non ci piace è quando sentiamo o leggiamo che, per restare nel nostro ambito, gli istituti alberghieri non formano i ragazzi.
Che i metodi di insegnamento sono arcaici. Oppure che gli stessi ragazzi scelgono questo indirizzo perché è un luogo dove si mangia, e via di questo passo.
In una parola non ci piace quando si generalizza
Quando si fa di tutta l’erba un fascio, si distrugge a prescindere.
Gli istituti alberghieri restano il luogo dove si formano le figure professionali di uno dei settori economici che possono garantire un futuro all’Italia.
Partiamo da questa visione per provare a ridefinire ruoli e competenze, piani di studio e proiezioni occupazionali.
Sappiamo che c’è un grande bisogno di operatori di sala, in questo momento.
Chi è bravo davvero, un posto nel settore dell’ospitalità lo trova di sicuro. Così come vediamo spesso che, partendo dagli studi alberghieri e di ristorazione, molte persone hanno imboccato strade diverse nel mondo del food & beverage.
Perché c’è questo tiro al piccione sugli istituti professionali dell’ospitalità?
Abbiamo quindi deciso di intraprendere un viaggio dentro gli istituti alberghieri, restando almeno due o più giorni con i docenti, con gli studenti.
Abbiamo chiesto ai dirigenti scolastici di aprirci porte e cassetti, trovando ampia disponibilità. Il viaggio comincia, su questo numero della rivista (che potete scaricare qui) e proseguirà nei prossimi mesi.
Da Ferrara dove la nostra giornalista ha trovato esattamente quello che cercava: persone che credono, a volte ostinatamente, in quello che fanno.
Non è un racconto edulcorato
Bensì il resoconto di come funziona davvero un istituto professionale, con le complicanze burocratiche, la scarsità di fondi; le regole e il rigore, la passione che fa superare i limiti.
Le andremo a cercare le meglio scuole e ve le racconteremo, sperando che possano fungere da emulazione per tanti.
Torno alla frase di quel preside di Singapore che esorta ad una mente aperta, al dialogo e alla tolleranza.
Con un invito a chi accoglie i ragazzi in stage o nel rapporto di alternanza scuola-lavoro: non perdete la pazienza, aiutate a crescere i ragazzi che vengono da voi.
Motivateli! E confrontatevi con chi, ogni giorno, per l’intricato periodo dell’adolescenza se li prende in carico cercando di fare altrettanto.
Per insegnare quello che, da qualunque parte lo si guardi, è considerato uno dei mestieri più belli del mondo: quello di accogliere e far star bene le persone.