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Bubble tea a Bergamo Alta: ispettori nel locale del cinese che lo vende

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BERGAMO — Il bubble tea fa sempre più tendenza, tanto che l’offerta dell’originale bevanda taiwanese prende piede anche nell’universo low cost dei pubblici esercizi. Invogliando un numero crescente di imprenditori ad aprire locali monotematici, che non sempre sembrano offrire contropartite adeguate, né sul fronte della qualità del servizio né su quello delle ricadute economiche e occupazionali.

È quanto accade a Bergamo, come riferisce l’edizione di sabato del Corriere della Sera in questo articolo di Donatella Tiraboschi.

In uno spazio di dieci metri quadrati, dove negli ultimi 5 anni hanno aperto (e chiuso): un’edicola, un negozio di essenze alla lavanda, un altro di abbigliamento e, infine, un supermercatino multigenere. Adesso c’è Xian Daxuan con il suo «Bubble Tea».

L’apertura, nuova di zecca, mercoledì scorso in via San Lorenzo, Città Alta, non è passata inosservata, non foss’altro che per l’insegna a led luminosi verde-rossi e per il verde delle pareti del locale, corredato da una catenaria di altre lucine, dove si serve il bubble tea.

Daxuan sorride dietro il bancone dove, nei contenitori d’acciaio, sono contenute le perle di tapioca, che completano la somministrazione di questa tipica bevanda taiwanese.

Per chi non la conoscesse si tratta di uno snack drink che viene servito in bicchieroni di plastica trasparente; dentro c’è del tè ( ma anche latte o sciroppo). Mentre sul fondo si trovano delle palline gommose trasparenti, piene di sciroppi cremosi e dolci pronti ad esplodere sul palato.

Prezzo medio 3,50 euro. Un elisir kitsch che i bergamaschi conoscono bene, dal momento che Daxuan ha già un suo punto vendita in Città bassa, in via XX Settembre, ma dice: «C’è un turismo che giù sotto non c’è, così ho deciso di aprire anche qui».

La sorpresa c’è stata, anche perché nelle settimane scorse sui battenti del locale non è apparso alcun cartello di lavori in corso; né tanto meno si è potuto intravedere il cantiere interno.

Dalla sera alla mattina

L’esercizio è spuntato dalla sera alla mattina, aggiungendo un altro tassello al «mangificio» di Città Alta. Una zona che il Comune punta a tutelare con il regolamento attivo dalla fine del 2017.

Si tratta di una lista di «proscrizione» commerciale che, oltre a vietare apertura di sexy shop, negozi di chincaglierie, massaggi & estetica, va a colpire dritto nel segno fast food, self service, rosticcerie e friggitorie, (sia con posti a sedere che da asporto) tavole calde (ristorazione con somministrazione), take away e tutti gli alimentari specializzati monoprodotto.

Una black list raggruppabile in 4 macro aree merceologiche che, nella sua ratio applicativa ha la funzione di «moral suasion» nei confronti di imprenditori tentati dalle sirene di Città Alta.

E di stroncare la massificazione, la banalizzazione di un certo tipo di ristorazione; a basso costo e massimo rendimento, capace di creare «pressione» sul tessuto dove si insedia. Senza una adeguata contropartita sociale (pure occupazionale) e di riconoscibile tipicità.

Una tipicità che il bubble tea avrà forse dalle parti di Taiwan, ma non sotto la Torre del Gombito.

Daxuan sostiene che l’unica prescrizione da parte degli uffici comunali in ispezione sia stata quella di mettere dei posti a sedere.

L’imprenditore con gli occhi a mandorla ha avviato l’attività in forma autonoma. Ha prodotto la Scia, ovvero la segnalazione certificata di inizio attività, a seguito della quale sono poi scattate da parte del Comune le verifiche del caso.

Queste, però, avrebbero rilevato il mancato rispetto delle prescrizioni amministrative in materia; in particolare proprio in relazione al regolamento approvato lo scorso mese di dicembre.

A quanto risulta presso i competenti uffici comunali, sono state avviate le procedure per la chiusura dell’attività.

Donatella Tiraboschi

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