MILANO – A Ischia il caffè non manca. Anzi, è sempre più presente sul territorio: isola ma non per questo isolata dal mondo. Col tempo anche questa zona è stata “colonizzata” dalle caffetterie. Ecco la descrizione di questo fenomeno raccontato in un articolo di Antonio Lubrano su ilgolfo24.it. La foto è di infoischia.com .
Ischia dagli anni ’20, il caffè ha fatto strada
All’epoca erano poche le famiglie sull’isola che disponessero in casa del caffè, quello da macinare s’intende. L’uso corrente era dell’orzo più alla portata delle finanze del nucleo familiare locale. Del tè, che rappresentava un lusso, manco a parlarne. Sostituito però dalla camomilla, e nell’occasione eccezionale della festa, sia essa del santo patrono, della prima comunione o di altra ricorrenza festiva particolare, in tavola per la colazione del mattino compariva per la gioia dei bambini e non solo, la tazza di cioccolata.
Un tempo il caffè se lo concedevano quelle poche famiglie benestanti del centro
Del medico, del farmacista, del prete, del notaio; del commerciante e di qualche altro notabile del paese. Qualche scatola di caffè macinato arrivava nelle case degli ischitani solo quando l’uomo di famiglia, marittimo (padre o figlio) imbarcato sui transatlantici per l’America, di ritorno a casa dopo il primo imbarco, portava con sé una scorta di caffè. Conosciuto ed acquistato a buon prezzo e avvolte anche alla borsa nera, nei porti di Boston e New York.
Il gusto e l’abitudine al caffè sono arrivati dopo, verso gli anni ’30 e ’40
Quando a Ischia sono giunte le prima macchine per il cosiddetto caffè espresso. A quel tempo Napoli faceva scuola e la nostra isola assimilò in fretta. Tanto che i pochi bar di Ischia Ponte, Porto d’Ischia e Casamicciola non solo si dotarono della “moderna” macchina dalla quale usciva il caffè bollente in tazzina. Ma diventarono tutti Bar- Caffè o semplicemente Caffè di fronte al pubblico che ne apprezzava la novità.
Il primo ad installare la macchina del caffè nel proprio locale ubicato a Ischia Ponte di fronte alla chiesa cattedrale, fu il maresciallo Vezzuti
Con le sue parenti le sorelle De Luca dette “Fiurinde”, che significa “fiorite”,. Un soprannome dialettizzato e dovuto alla loro prima giovinezza. Successivamente diventate “signorine” mature molto note in zona per la gentilezza e l’impegno con cui gestivano lo storico Bar Caffè. Peraltro molto frequentato dai corrieri e da quegli ischitani che di primo mattino si recavano a Napoli per commissioni e spese speciali.
Sostare sulla via dell’imbarco con le vecchie motobarche “Ondina” e “Rondine” e con la motonave “Vittoria”,al Caffè di “Fiurinda” in Via Luigi Mazzella era diventato quasi per tutti un rituale irrinunciabile. Altri bar aprirono i battenti nei successivi venti anni. Come il Bar Pilato, il Bar Ischia di Emilio Di Meglio e Bebè Lauro; il Bar Cocò Gelo, il Bar Castello dei fratelli Carlo e Giovan Giuseppe Curci nel Centro Storico tutti con la nuova macchina per il caffè. Poi fu la volta del Bar Vittoria, Bar Diaz, Bar Minicucci; Bar Gino, Bar Italia,Bar Diana, Bar Grottino; poi Bar Dolce Sosta, Bar Enea, Bar dell’800, Bar Rispoli.
Negli altri comuni dell’isola i Bar-Caffè in particolare al centro, aprirono l’uno dopo l’altro con discreti profitti
Specie a Forio dove sul corso si distinse l’apertura del Bar denominato della famiglia Regine,“il Re del Caffè”. Dagli anni ’60 in avanti sono sorti sull’isola una marea di altri bar-caffè della cosiddetta era moderna. Arricchendo così un settore che per evolversi sempre di più, non si è fermato alla presenza consolidata delle sole attività storiche della categoria.
Il caffè innanzitutto, come principale punto di riferimento delle attività di ristoro
E’ considerato sull’isola, a Napoli, in tutta Italia e nel mondo intero la bevanda più amata e consumata di tutti i tempi. La sua universale esplosione ha reso impossibile la conta delle tazzine di caffè che si consumano sul pianeta. Sull’isola d’Ischia annualmente, nei bar e nelle abitazioni il calcolo è a milioni.