MILANO – Non più necessario attendere un’ora, al mattino, prima di `svegliarsi´ col caffè, per quel 3% di italiani che soffrono di ipotiroidismo e sono in terapia con l’ormone sintetico della tiroide, la levotiroxina (Lt4).
Una nuova formulazione del farmaco, in capsule morbide, assicura una quasi immediata disponibilità dell’ormone nell’organismo ed evita che il caffè mattutino interferisca con la sua assimilazione.
L’esempio del caffè è il più immediato, ma sono molti altri gli alimenti o le medicine che con l’avvento della nuova formulazione interferiranno meno con Lt4 e assicureranno una maggiore adesione alla terapia.
«Per il classico `cappuccio e cornetto´ – spiega Enrico Papini, responsabile scientifico dell’ Associazione Medici Endocrinologi (AME) – basterà attendere un quarto d’ora dall’assunzione del farmaco; per una colazione più `robusta´, magari con alto contenuto di fibra, un po’ di più», come nel caso si sia in cura con ferro, calcio, omeprazolo, antiacidi: fattori che alterano l’acidità dei succhi gastrici.
E sono questi gli inconvenienti che spiegano come mai fra i pazienti in terapia sostitutiva con levotiroxina in compresse, ben il 40% risulti insufficientemente o eccessivamente trattato.
«La tiroide – spiega Francesco Trimarchi, presidente della Società Italiana Endocrinologia (Sie) – è una piccola ghiandola, ma il suo compito è fondamentale perché controlla tutto il funzionamento dell’organismo, dal cuore al sistema nervoso».
Il 10% degli italiani soffre di una patologia della tiroide e nel 3% di casi in cui la ghiandola funziona poco (ipotiroidismo) si rende necessario il ricorso all’ormone sintetico. In quantità minime però, dell’ ordine dei microgrammi, tanto che bastano piccolissime variazioni per non raggiungere il target di cura.
In questo quadro, un altro vantaggio della nuova formulazione di LT4, è proprio la precisione del dosaggio: la capsula morbida, a differenza della compressa, è venduta in 12 diversi dosaggi (con confezioni distinte da differenti colori), da 13 a 200 microgrammi, così che il medico curante possa personalizzare la cura a seconda delle caratteristiche del paziente.