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venerdì 22 Novembre 2024
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Ipertensione: un alleato contro questo disturbo è il cioccolato fondente

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MILANO – La ricetta è invitante: 10 grammi di cacao con 200 mg di flavanoli al giorno per tenere a bada l’ipertensione, favorire la dilatazione delle coronarie, abbassare i livelli di colesterolo. Recenti studi confermano l’efficacia terapeutica del cioccolato amaro. «Da anni è noto che la popolazione Kuna, al largo della costa di Panama, consuma grandi quantità di cacao e ha mortalità per malattie cardiovascolari nettamente minore in rapporto a quella dei cittadini panamericani», conferma Cesare Sirtori, Preside della facoltà di farmacia di Milano e presidente della SINut.

Ipertensione si combatte con il cioccolato

È solo uno degli esempi dell’impiego di cibi come farmaci che emerge dal III Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutraceutica (SINut), in corso a Milano (Hotel Michelangelo) fino a questa sera con la partecipazione dei più importanti esperti di un settore in forte crescita (più 15-20% annualmente rispetto all’1-2% dei prodotti farmaceutici). «Un’altra importante novità in nutraceutica è rappresentata dall’utilizzo, sempre più interessante, del lupino – dichiara la prof. Anna Arnoldi, docente di Chimica degli Alimenti e prodotti dietetici presso l’Università degli Studi di Milano -. Si tratta di una leguminosa che, rispetto alla soia, ha una maggiore flessibilità nella preparazione dei prodotti e presenta effetti non solo su colesterolo e diabete, ma contiene elementi proteici particolari che potrebbero, in futuro, portare a ‘pillolè per combattere anche l’ipertensione.

Un recente studio condotto dal Prof. Sirtori, presso il Centro Dislipidemie dell’Ospedale Niguarda di Milano

Sull’attività anti colesterolo ha infatti mostrato che, in pazienti trattati con barrette dietetiche contenenti proteine di lupino, la colesterolemia è diminuita del 4,2% rispetto al gruppo con quelle alla caseina, che non ha riportato miglioramenti». Per questo il futuro è molto promettente. «Secondo recenti stime -spiega il dott. Sergio Liberatore, amministratore delegato di IMS Health -, nel corso dei prossimi dieci anni sarà possibile, in questo ambito, raggiungere gli stessi introiti del settore farmaceutico. Infatti, a fronte di un’evoluzione negativa di quest’ultimo (-3%), quello nutraceutico presenta ancora un trend con andamenti positivi. Gli elementi che contribuiscono significativamente a questo aumento – aggiunge il Dott. Liberatore -, sono il gradimento dei pazienti, le migliori tecnologie per la produzione dei ‘cibi-farmacò e il, purtroppo, modesto sviluppo di novità nel settore farmaceutico. Il mercato dei nutraceutici notificati in farmacia vale oggi circa 1,6 miliardi di euro, con una crescita del 5,1% all’anno a giugno 2012.» «Il neologismo nutraceutica, che ha origine dalla contrazione di due parole che racchiudono i concetti fondamentali di nutrizione e farmaceutica, indica la scienza che studia la combinazione delle proprietà nutritive e farmaceutiche degli alimenti – aggiunge il Prof. Sirtori -. Oltre a cibi funzionali, integratori alimentari, probiotioci e prebiotici, per curare alcune patologie la nutraceutica si avvale anche di combinazioni di prodotti». Tra questi, nel corso del III meeting Nazionale, sarà presentata dal leader del settore, il canadese David Jenkins, la dieta portfolio. Ricca di proteine (soia), fibre solubili indigeribili (psillio), fitosteroli e mandorle, grazie alle particolari proprietà, questo tipo di alimentazione permette di ridurre il colesterolo. Un’applicazione ‘tutta italianà di un ‘portfolio in pillolè è rappresentata da un mix di molecole nutraceutiche: lovastatina, berberina, policosanoli, acido folico, coenzima Q10 e astaxantina. «Dallo studio randomizzato condotto nel nostro Paese su 30 pazienti con sindrome metabolica, suddivisi in due gruppi – sottolinea il prof. Paolo Magni, docente di Patologia Clinica all’Università degli studi di Milano -, è emerso che il solo intervento nutraceutico ha determinato una riduzione della colesterolemia totale (-12,8%), del colesterolo LDL (-21,1%) ed un aumento del colesterolo HDL (+5%) rispetto ai pazienti trattati con placebo». I risultati positivi permettono quindi di indicare questo trattamento nutraceutico multitarget per pazienti con dislipidemia e sindrome metabolica di livello moderato o medio.

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