MILANO – A distanza di meno di sei mesi dall’appuntamento del Global Coffee Forum di Milano, l’industria mondiale del caffè ha riunito nuovamente i suoi stati generali, questa volta in Etiopia: massimo produttore africano e terra di origine della Coffea Arabica (nella foto la tradizionale cerimonia etiope del caffè).
L’occasione è stata la Conferenza Mondiale del Caffè, l’appuntamento promosso dall’Ico, la cui quarta edizione è andata in scena, lunedì e martedì, al centro congressi Onu di Addis Abeba.
“Coltivare la cultura e la diversità del caffè” – questo il suggestivo titolo dell’evento – ha ripreso molti dei temi già affrontati nell’assise milanese spostando ancora di più il focus sul fronte dei paesi produttori.
Circa una ventina gli oratori di alto livello che si sono succeduti alla tribuna della Conferenza, per parlare di produzione, consumi, prezzi e tendenze di mercato, ma anche per trattare di tematiche più vaste, quali la sostenibilità, l’uguaglianza di genere, il futuro, la sopravvivenza stessa della coltura del caffè.
Nell’indirizzo di apertura, il primo ministro dell’Etiopia Hailemariam Dessalgn ha ribadito come le diseguaglianze economiche e il cambiamento climatico non siano le uniche minacce gravanti sul settore del caffè.
Altrettanto forte è l’impatto della volatilità dei prezzi, che colpisce in modo ancora più pesante i piccoli produttori, per i quali una flessione dei prezzi, anche relativamente modesta, non comporta una “semplice compressione degli utili, bensì mette a rischio la possibilità stessa di sfamare le proprie famiglie e provvedere ai loro bisogni.”
Parole che sono risuonate ancora più forti e drammatiche nel momento in cui l’Etiopia è alla prese con una drammatica siccità, dovuta agli effetti del fenomeno El Niño, che rischia di ridurre alla fame una decina di milioni di persone.
Il premier etiope ha posto l’accento anche sui danni collaterali arrecati dal cambiamento climatico, che altera i cicli delle piante e rende ancora più aggressivi gli attacchi di malattie, parassiti e altre avversità alterando equilibri già precari e complicando oltremodo la gestione agraria.
Il ministro dell’agricoltura e delle risorse naturali Tefera Derbew ha riaffermato, dal canto suo, l’importanza per l’economia etiope del settore del caffè, che genera tuttora circa un quarto dei proventi dell’export dando da vivere a 15 milioni di persone.
Il ministro ha inoltre rinnovato l’impegno dell’esecutivo a migliorare qualità e produttività valorizzando le peculiarità uniche dei caffè dell’Etiopia.
Il direttore esecutivo dell’Ico Robério Oliveira Silva ha rivolto un appello ai paesi produttori, affinché essi facciano sentire maggiormente la loro voce sulla piattaforma globale, a fronte dei gravi problemi che mettono a rischio, in molte aree, la sostenibilità stessa della coltura del caffè, soprattutto se il settore non sarà in grado di sviluppare adeguate strategie di adattamento.
Va intanto rilevata la scarsa risonanza ottenuta dalla Conferenza, pressoché ignorata dai media internazionali.
Non un buon segnale, specie considerando il rilievo raggiunto invece, lo scorso autunno, dal World Coffee Forum, forte anche della straordinaria visibilità offerta dall’Expo milanese.
Mercoledì si è aperta – sempre ad Addis Abeba – la 116a sessione del Consiglio Internazionale del Caffè e degli altri organi Ico. I lavori proseguiranno sino a venerdì.