MILANO – Cresce la preoccupazione degli italiani per il proprio bilancio familiare e sulle prospettive di inflazione e incremento del costo della vita (+5,7% l’indice generale su base annua a febbraio 2022): 9 persone su 10 prevedono di dover mettere in atto qualche strategia per ridurre l’impatto dell’inflazione sulle proprie finanze, il 39% pensa di dover tagliare i consumi, il 37% farà attenzione agli sprechi, comprando lo stretto necessario, e il 32% acquisterà prodotti meno costosi o in promozione.
È quanto emerge da una rilevazione realizzata da Ipsos, presentata nel corso dell’incontro organizzato dall’ANSA in collaborazione con Federdistribuzione, al quale hanno partecipato Alberto Frausin, Presidente di Federdistribuzione, Sergio Veroli, Presidente di Consumers’ Forum, Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione, Ilaria Ugenti, Corporate Reputation Leader di Ipsos e con l’intervento del Senatore Gilberto Pichetto Fratin, Viceministro del Ministero dello Sviluppo Economico.
L’indagine traccia un quadro chiaro di come l’inflazione e lo spettro della guerra impattino su aspettative e comportamenti d’acquisto, tra preoccupazione per la propria situazione economica e per quella di tutto il Paese.
Il tema dell’aumento dei prezzi, in particolare, è ormai da qualche mese al centro del dibattito pubblico: dal rilevamento Ipsos emerge che l’86% degli italiani conosce l’argomento e il 37% si dichiara molto informato.
Rispetto alle attese, a marzo 2022, sono aumentati più delle aspettative soprattutto i prezzi dei prodotti alimentari e le spese legate all’auto; nessuna sorpresa invece per gli incrementi sui costi dell’energia: temuti ed effettivamente registrati dalle famiglie.
Restano invece inferiori alle previsioni i rincari di telefonia, elettrodomestici, intrattenimento e abbigliamento.
Il 75% degli intervistati si dice preoccupato per l’impatto del caro vita sul bilancio familiare (+8% rispetto a ottobre 2021).
Il 48% del campione dichiara di essere poco soddisfatto (31%) o per niente soddisfatto (17%) della propria situazione economica.
A comporre la fascia degli insoddisfatti sono soprattutto donne fra i 35 e i 54 anni e cittadini residenti al Sud e isole.
Le cause di questo stato vengono imputate per il 55% all’aumento del costo della vita, che rende sempre più faticoso far quadrare i conti, e per il 34% a motivi legati al lavoro (incertezza contrattuale, riduzione o perdita del lavoro).
E alle preoccupazioni legate ai rincari si sommano quelle suscitate dalle tensioni internazionali di cui è difficile prevedere l’evoluzione e la durata.
Secondo il Monitoraggio del sentiment dell’opinione pubblica rispetto alla guerra in Ucraina, infatti, il 45-46% degli italiani temono le ripercussioni economiche sia sul proprio bilancio personale che sul Sistema Paese e uno su tre si preoccupa per la possibilità di una partecipazione diretta dell’Italia nel conflitto.
E in questo delicato quadro la speranza lascia spazio all’incertezza, che interessa il 78% degli italiani (+10% rispetto al 28 febbraio).
La paura legata alla situazione ucraina per ora però non si traduce in azioni drastiche, come la corsa a fare scorte alimentari o al ritiro di contante, ma in una sostanziale prudenza ad affrontare acquisti rilevanti.
Per far fronte alla tendenza inflattiva, infatti, gli italiani metteranno in atto diversi mix di azioni: cercheranno prevalentemente di contenere i consumi nelle categorie di spesa non primarie (energia, auto, consumi fuori casa, intrattenimento), mentre nei beni alimentari e per la cura della persona punteranno sulle soluzioni più economiche prima di arrivare al razionamento degli acquisti.
Nell’abbigliamento le due azioni saranno portate avanti in maniera parallela. “L’incertezza nel futuro dovuta all’aumento dei prezzi e alla guerra alle porte dell’Europa – afferma Alberto Frausin, Presidente di Federdistribuzione – rende reale il rischio di una contrazione dei consumi e un annullamento di quei cenni di ripresa economica dopo due anni difficili di pandemia.
In questi mesi le aziende della Distribuzione Moderna hanno contribuito a calmierare l’aumento dei prezzi al consumo, assorbendo parte degli aumenti di costo.
Ci aspettiamo però che i rincari proseguano nei prossimi mesi, perciò è necessario tutelare le famiglie e il loro potere d’acquisto, così come occorre aiutare le imprese e le filiere più fragili che stanno subendo gli effetti degli aumenti dei costi.
È auspicabile che si agisca sulla riduzione temporanea dell’iva per un paniere di beni essenziali ed è fondamentale azzerare gli oneri di sistema sull’energia per alleviare gli impatti sul sistema produttivo italiano”.
Sergio Veroli, Presidente Consumers’ Forum: “Le famiglie, dopo la crisi economica mondiale del 2008, la pandemia dovuta al Covid iniziata nel 2019 e lo scoppio della recente guerra in Ucraina, che ha portato con sé l’aumento dei prezzi dell’energia, del carburante e a cascata dei generi alimentari, con un impatto devastante su consumatori e imprese, sono economicamente allo stremo.
Se pensiamo anche che il lavoro è diventato sempre più instabile e precario, la situazione è divenuta insostenibile e la forbice delle diseguaglianze sociali pericolosamente sempre più grande.
Da una parte” – continua Veroli – “serve un deciso cambio di strategia nazionale sulle politiche energetiche.
Nell’immediato, è necessario alleggerire drasticamente le accise sui carburanti e nel settore energetico e ridurre l’iva sui generi alimentari.
Dall’altra parte è indispensabile eliminare la possibilità di speculazioni e aumenti ingiustificati, attraverso un controllo dei prezzi che veda una collaborazione attiva tra prefetture, MISE, imprese e associazioni dei consumatori”.
“Le misure messe in campo dal Governo nelle scorse settimane mirano ad attutire nell’immediato gli effetti di una tempesta perfetta che sta investendo le filiere produttive, aggravate dall’aumento dei costi energetici e di alcune materie prime”, ha affermato il senatore Gilberto Pichetto Fratin, Viceministro del Ministero dello Sviluppo Economico.
“A queste iniziative occorre ora affiancare un’azione di più ampio respiro, concordata all’interno delle istituzioni europee.
Abbiamo davanti la prospettiva di un’inflazione destinata a perdurare, occorre quindi guardare a misure incisive per sostenere le imprese e i consumatori, creando le condizioni per superare le attuali criticità, che generano incertezza e senso di sfiducia, e per proseguire il percorso di ripresa economica del nostro Paese”.
La scheda sintetica Federdistribuzione
Federdistribuzione, da oltre sessant’anni, riunisce e rappresenta le aziende della Distribuzione Moderna, alimentare e non alimentare, che operano con reti di negozi fisici e attraverso i nuovi canali digitali.
Le imprese associate a Federdistribuzione realizzano un giro d’affari di 67 miliardi di euro (di cui 9,6 miliardi di euro in franchising), con una quota pari al 50% del totale fatturato della Distribuzione Moderna; hanno una rete distributiva di oltre 15.600 punti vendita (di cui 6.000 in franchising), danno occupazione a più di 220.000 addetti e rappresentano il 30% del valore dei consumi commercializzabili.
Federdistribuzione è operativa a livello locale, nazionale ed europeo con attività mirate a creare le migliori condizioni per favorire la crescita delle aziende e per contribuire allo sviluppo economico del Paese.