MILANO – «Non c’è tregua per le tasche degli italiani. Il carrello della spesa delle famiglie resta costosissimo a gennaio, aumentando del 4,2% su base annua e mantenendosi più alto rispetto al tasso d’inflazione complessivo (+3,2%). La colpa è degli ennesimi rincari dei carburanti, che “avvelenano” anche i listini alimentari, soprattutto quelli dei prodotti lavorati». Lo afferma la Cia – Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat.
Inflazione: l’impatto sulla spesa
“I prezzi al dettaglio dei beni alimentari continuano a risentire dell’impennata del gasolio per l’autotrasporto, che a gennaio cresce del 25,2% tendenziale”, evidenzia la Cia. Purtroppo il risultato di questa dipendenza quasi totale dal trasporto su gomma per la distribuzione dei prodotti dal campo alla tavola, sottolinea la Cia, «è un nuovo rialzo dei listini sugli scaffali del supermercato: lo zucchero schizza su al +15,9 per cento, il caffè a +16,5%, il pesce a +3,6%. Aumentano anche pane e pasta, rispettivamente +2,9% e +2,1%, mentre scendono almeno i prezzi di vegetali freschi (-8,7%) e frutta fresca (-2%)».
Ma questi incrementi dei prezzi si traducono in minori quantità acquistate
E nel ricorso sempre più spinto verso discount e promozioni commerciali, che interessa ormai quasi il 40% dei nuclei familiari italiani. Continuando così però, avverte la Cia, «sarà impossibile rilanciare i consumi domestici, alla base della ripresa economica, e in primis quelli per la tavola, già in profondo rosso nel 2011 con un calo drastico del 2%. Resta drammatica anche la situazione delle aziende agricole -ricorda la Cia- che non traggono nessun vantaggio dal rincaro dei listini al consumo, anzi continuano a combattere con il caro-gasolio che impenna i costi di produzione con un aggravio di spesa di oltre 5 mila euro ad impresa».