MILANO – Da alcuni anni Silvia Minella ed io ci dedichiamo a queste esplorazioni, alla ricerca delle origini. Il documentario del 2010 racconta di un nuovo viaggio-tipo del Mercante. Un insieme di avventura, esplorazione ed approfondimento, in cui però i rapporti umani in generale e quelli d’amicizia in particolare, hanno un ruolo predominante. In questa occasione il mercante ha voluto organizzare una vera e propria spedizione composta da esperti viaggiatori, appassionati o semplicemente curiosi di esplorare questo piccolo stato dell’Africa Occidentale: il Togo.
La regione caffeicola si trova sulle colline nella regione dei plateaux dove la terra è così fertile che partorisce ogni tipo di frutti. Lì il caffè cresce spontaneamente e c’è una varietà endemica che viene chiamata arabusta, cioè un ibrido tra arabica e robusta. Purtroppo la lavorazione non è organizzata e scarsamente produttiva perché il caffè è coltivato ancora con metodi rudimentali considerati arcaici. Ma proprio questo interessa il mercante nella sua ricerca delle origini, nella ricerca di valori etici più che commerciali che ben si individuano nella fierezza dei contadini che ci riportano al ricordo del nostro mondo contadino. Conoscere di più per capire meglio è il pensiero che spinge il mercante nella ricerca delle origini, ma per approfondire ed ampliare la visuale è necessario andare oltre. Per questo anche in questo viaggio si incontreranno popolazioni insolite, si assisterà a cerimonie e rituali dal profondo valore spirituale e religioso o semplicemente tradizionale, ma sempre fondamentali per la vita quotidiana della gente comune. Il mercante non vuole proporsi quale esperto di caffè, ma semplicemente appassionato. Ama raccontare storie legate al mondo dei contadini e dei loro territori, sopratutto, nel caso dell’Africa, vuole raccontare della vita di tutti i giorni, lasciando ad altri cronisti il compito di far sapere dei grandi problemi che affliggono certi territori . Al mercante piace raccontare di quella grande fetta di gente d’Africa che vive dignitosamente, seppure umilmente, il proprio destino. Gente che ha bisogno di apprendere ma che ha molto da insegnare al nostro “evoluto” stile di vita. Giancarlo Samaritani commerciale@chiccodoro.it
“In viaggio col Mercante” di Silvia Minella La prefazione del professor Salvatore Capodici
La passione per il caffè e l’anima dei popoli Dopo le precedenti pubblicazioni e gli emozionanti filmati in Cd (Ruta dominicana, Verde Africa, Ashanti e Vudù, Cuore Nero della collana “In viaggio col Mercante”), Silvia Minella, pittrice, fotografa e scrittrice, ci presenta il suo ultimo libro (agosto 2011) “Una manciata di terra rossa”, una caratteristica terra a vocazione caffeicola, dove ci si incontra con genti anche semplici e popolari, ma d’alto sentire umano e relazionale. Passione ormai indomabile quella dei suoi periodici viaggi-avventure-studio, che compie assieme al marito Giancarlo Samaritani, che incarna “Il Mercante di caffè” e che nei libri figura con la mitica ed indimenticabile sagoma, coronata dallo spiovente cappello da viaggio. La loro attività commerciale, legata al caffè, esotica merce ed aromatica bevanda, li ha portati non solo ad appassionarsi del magico “chicco”, ma a coinvolgerli nella visita di città, villaggi, paesaggi d’Africa e d’America, per elevarli, in seconda riflessione, a considerare ed analizzare sulla vita e sui comportamenti delle genti che vi abitano, sui sentimenti che ispirano, sulle relazioni che ti prendono e affascinano.
Il libro “Una manciata di terra rossa” si fa leggere tutto d’un fiato, ma poi ti porta a ritornarvi per i frequenti dettagli descrittivi, riflessioni, osservazioni da meditare
Che hanno appassionato non solo l’autrice, ma finiscono per coinvolgere anche il lettore: gli “ambienti dei passi percorsi durante il viaggio e le persone incontrate”, “ricchi di sole, di umanità oltre che di caffè”, descritti col sentimento della scrittrice, che sa osservare e “andare oltre” la visione sensitiva, sono riproposti nelle affascinanti visioni del tracciato letterario: tessuto umano, costumi ed abitudini, merci, piatti etnici ed altre sfumature, nel libro diventano “documenti autentici”, trasformati con pennellate descrittive, ispirate dai ricordi dei viaggi. Gli scatti della macchina fotografica o della videocamera, usate con impeccabile maestria, suggellano, fissano e completano in documentazione quanto è caduto sotto i loro occhi.
Silvia Minella si conferma ancora una volta, e maggiormente in quest’ultima opera, scrittrice dallo stile limpido e genuino, scorrevolissimo
Dai contenuti descrittivi in cui nulla le è sfuggito degli ambienti, delle scene umane, dei contatti etnici ed antropologici, che toccano il cuore e la mente, per riemergere in scritti-riflessioni, in condivisione di culture popolari, in apprezzamenti e godimenti paesaggistici. Delle genti con cui viene a contatto sa cogliere sfumature essenziali ma profonde, sentimenti, spiritualità e misticismo, rapporti di accoglienza; tinte del cielo e sfondi di paesaggi colorati e lussureggianti, il colore della terra: tutto ciò sotto i suoi occhi si trasforma in “zumate indelebili”.
E poi le riflessioni: analisi delle diversità, i contrasti tra due culture non parallele: l’una semplice e genuina, sulle orme ancor dei valori arcaici, quella dei popoli visitati; l’altra sopra le righe, accettabile (?), la modernità, la globalizzazione, la sovrastruttura dei comportamenti, il progresso (?)…. I suoi scritti ormai mostrano la maturazione e la profondità con cui affronta i viaggi: ella è in grado di poter essere protagonista, guida, regista di un’équipe, anche televisiva, per viaggi in cui possa farci conoscere altri popoli, altre anime, altro sentire… e riproporceli… Silvia e Giancarlo, continuate a dilettarci con altre opere, ricche di valori e significati! Grazie! Salvatore Capodici