MILANO – Si sono da poco conclusi i Campionati e Communication SCAITALIA ci ha inviato il profilo dei nuovi campioni per conoscerli meglio, sentire dalla loro voce come hanno vissuto l’esperienza dei Campionati e come sono arrivati a competere.
Cristina Caroli, Communication Manager SCAItalia, commentando le interviste ha sottolineato l’importanza del sistema gare nella crescita dei baristi. Aggiungendo che “la possibilità di competere ad alto livello con altri competitor con cui misurarsi, fa uscire i ragazzi più maturi e completi. Si innescano delle amicizie, degli scambi molto importanti, la Community ne esce rafforzata e rinvigorita”.
Tutte le gare che da oggi vi racconteremo dalla viva voce dei protagonisti sono state messe a punto da tutti i concorrenti, con grande studio e dedizione: forniscono nuovi spunti e sfide per gli appassionati e fanno crescere la curiosità e la voglia di avvicinarsi alla Specialty Coffee Association e ad suoi ideali di eccellenza.
“Una esperienza fantastica”, conclude Cristina Caroli.
Cominciamo la rassegna da Gianenrico Zaniol (FOTO ROMEDIA sopra e sotto), campione italiano Brewers Cup, caffè filtro.
NOME E COGNOME Gianenrico Zaniol
NATO A Asolo (Treviso)
IL 28/06/1979
IL SUO MOTTO Whatever happens, do not stop brewing e L’unione fa la forza
IL SUO HOBBY NON A BASE DI CAFFÈ Cucinare e correre (il correre è la conseguenza del cucinare)
Come si è avvicinato a questa disciplina? Quando è scattato il colpo di fulmine con la caffetteria a d alto livello?
Come nelle migliori storie d’amore è successo per caso, ero in cerca di lavoro appena arrivato a Berlino e il destino ha voluto ci fermassimo in questo coffeeshop che si chiama Godshot. Li ho provato il mio primo Espresso con la E maiuscola, mi ricordo ancora era un Etiope Yirgacheffe lavato della torrefazione Backyard di Francoforte. Da quel momento come nel mito della caverna di Platone non sono più riuscito a tornare indietro, il mio modo di vedere l’espresso era cambiato per sempre.
Come si è migliorato, come ha appreso nozioni e tecniche, ha dei maestri o figure che la ispirano o che le hanno fatto da guida fino ad arrivare al mondo delle gare?
Al Godshot ho cominciato a lavorare un mese dopo e grazie al mio capo Kai-Uwe Bayer mi sono appassionato sempre di più. Ho iniziato a leggere tantissimo e a provare tutto il caffè possibile, la mia fortuna è vivere a Berlino dove di specialty coffee ce ne sono tanti. Ma la svolta è arrivata quando ho conosciuto Nora Šmahelová e ho cominciato a lavorare al Chapter 1. Grazie a lei mi sono spinto oltre, lei sa trasmetterti un amore per il caffè incredibile e so di essere fortunato a lavorare per e con una barista ad alti livelli come lei. Nora ha creduto in me e mi ha detto che avrei dovuto provare a competere e visto il mio amore per i filtri abbiamo deciso ci lanciarci in questa avventura. Nora è il mio coach, ma anche un’amica, lei è stata fondamentale e a lei va tutta la mia riconoscenza. Abbiamo lavorato sodo per quasi quattro mesi e credo che i risultati si siano visti. Il lavoro duro premia sempre, anche senza questa vittoria sono comunque un barista migliore ed è l’unica cosa che conta veramente.
Come ha impostato la sua preparazione e come ha trovato i tempi per farlo?
Ho deciso di crearmi una zona sicura e di ripetere tutto ciò che normalmente faccio a lavoro, di considerare i giudici soltanto dei clienti e di servirli esattamente come servo i miei clienti. Ho dedicato alla preparazione ogni momento libero. Per quasi 4 mesi ho dedicato tutto me stesso a un solo obbiettivo. La mia fortuna è che amo il mio lavoro, quindi mi sono divertito molto e ho imparato moltissimo.
Per arrivare a gareggiare a Rimini ha avuto bisogno di un team? Chi sono stati i suoi trainer?
Credo che senza Nora, il mio trainer, sarebbe stato tutto molto più complicato e onestamente non so se sarei riuscito a portare a casa il risultato. Sarebbe bello dirvi che ho fatto tutto da solo, ma è stato un lavoro di squadra. È stato bellissimo confrontarsi e discutere di tutto, abbiamo vinto insieme. Il Chapter 1 mi ha sostenuto e sponsorizzato in tutto questo percorso, è bello sapere di avere persone che credono in te.
Ci racconti la sua gara: com’è nata, la fonte di ispirazione, il filo conduttore.
Come già dicevo ho deciso di crearmi una zona sicura, essendo io una persona che vive l’ansia male se non ho tutto sotto controllo posso perdere la concentrazione molto facilmente. L’idea allora di ricreare la daily routine ci è venuta spontaneamente. Da qui il resto è venuto da sè.
Come si è trovato con gli altri concorrenti?
Non ho avuto modo di parlare e interagire con tutti, ma nel complesso bene. Rivedere Jessica Sartiani mi ha fatto molto piacere, è una barista che stimo e poi era l’unica che già conoscevo. Emanuele Bernabei mi ha fatto una bellissima impressione e sono molto felice per il suo terzo posto e poi Gardelli, che ho avuto modo di conoscere a Rimini,è un grande professionista. La cosa che più mi è piaciuta è vedere come tutti fossimo animati dalla stessa passione.
Com’era l’atmosfera nel backstage?
Tesa, ma pensavo peggio. Alla fine ci siamo messi a parlare tra di noi per stemperare la tensione, è una gara, è vero, ma il divertimento deve essere la prima cosa a cui puntare.
RIMINI 2017: Il momento brutto che ha superato.
Non mi è stata data la possibilità di controllare il macina caffè, ma avevo previsto ogni eventualità. Ero nervoso per questo, ma ho deciso di rischiare.
RIMINI 2017: Il momento bello che non dimenticherà mai.
Quando le tre infusioni sono finite tutte a 2 minuti e mezzo spaccati! E la vittoria ovviamente.
Pensava di vincere?
Speravo di piazzarmi tra i primi tre. Quando ho finito la mia gara ero molto soddisfatto, ma non ci credevo fino in fondo, la voglia di vincere dopo tutto il lavoro fatto era però tanta.
A chi vuole dire grazie?
A Nora Smahelova il miglior coach che potessi desiderare, a Stefanos Domatiotis e a Ninety Plus per il caffè eccezionale e alla mia compagna inseparabile Ann-Kathrin senza di lei nulla sarebbe mai stato possibile.
Cosa è cambiato nella sua vita da quando è Campione, giudica questo titolo una opportunità professionale?
Ho sempre lavorato al massimo delle mie capacità quindi non vedo grossi cambiamenti. La vittoria mi ha però aperto nuove strade professionali e questo era quello che cercavo.
Ora, il prossimo impegno è a livello mondiale: la sua gara nazionale è una buona base da perfezionare o dovrà cambiarla radicalmente?
Abbiamo già cominciato a lavorare, la voglia di fare meglio è grande. Ci faremo guidare dall’istinto. È stata la mia prima gara in assoluto, ho molto su cui lavorare e da migliorare, diciamo che è una buona base da cui partire.
Campioni internazionali
C’è qualche campione internazionale che ammira in particolare, e che spera di incontrare nel suo viaggio per il mondiale, e tornare con il fatidico selfie?
Mi piacerebbe conoscere Joseph Brodsky, il ceo di Ninety Plus, ammiro molto il loro lavoro. Però non sono molto il tipo da selfie.