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venerdì 22 Novembre 2024
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Inaugurata alla Nuvola Lavazza l’area archeologica della chiesa paleocristiana

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TORINO — Con il tema “L’Arte di condividere” sono tornate, lo scorso week-end, nei musei e nei luoghi della cultura di tutta Italia, le Giornate Europee del Patrimonio.

E in tale occasione si è inaugurata, all’interno di Nuvola Lavazza, l’area archeologica della Chiesa paleocristiana di San Secondo, visitabile su prenotazione nelle due giornate dedicate alla cultura museale.

Nel 2014 i lavori di scavo per l’edificazione della Nuvola Lavazza hanno portato alla luce i resti di una chiesa paleocristiana del IV-V secolo d.C.. Un’area archeologica di circa 1.600 metri quadrati, il cui rinvenimento si è trasformato in un’occasione di arricchimento.

Modificato il progetto architettonico

Il progetto architettonico ha subito infatti modifiche proprio per tutelare e valorizzare il sito.  L’ampia vetrata all’interno del nuovo Centro Direzionale Lavazza – all’angolo tra via Ancona e corso Palermo,  – da più di un anno permette ai passanti di vedere i resti archeologici dei mausolei e della chiesa paleocristiana di San Secondo (IV-V secolo) emersi dagli scavi.

L’affaccio è particolarmente suggestivo di sera, quando l’illuminazione scenografica del sito offre un’interessante vista d’insieme.

Al termine dei complessi lavori di restauro e musealizzazione, l’area apre le porte ai visitatori. Che a gruppi potranno percorrere i camminamenti realizzati per consentire la visione diretta più ampia possibile delle strutture antiche.

Plastici da elaborazioni digitali in 3D

Due audiovisivi in italiano e inglese introducono la visita insieme ai plastici. Ottenuti dalle elaborazioni digitali in 3D dei rilievi di scavo, essi suggeriscono un’ipotesi ricostruttiva del complesso funerario nelle sue principali fasi storiche.

I pannelli a leggio disposti lungo il percorso illustrano nel dettaglio le tematiche pertinenti alle strutture visibili da ogni singola postazione.

Una vasta necropoli romana

Prima degli scavi, quest’area cittadina, ubicata all’esterno delle mura di Augusta Taurinorum, da cui dista circa 800 m in linea d’aria, fu nota per i ripetuti rinvenimenti, nei decenni tra fine Ottocento e primo Novecento, di tombe e materiali funerari. Vestigia che testimoniavano la presenza di una vasta necropoli romana, sviluppatasi nella zona dell’ansa della Dora, sulla strada in direzione di Vercelli.

Un importante complesso funerario paleocristiano

L’intervento archeologico, avviato nell’estate del 2013 con l’assistenza agli scavi, ha dato esiti negativi sulle ampie superfici intaccate dai precedenti impianti industriali. Ma ha in seguito permesso di individuare, tra i resti delle fondazioni in cemento armato di un capannone demolito, un importante complesso funerario paleocristiano, sviluppatosi nel corso del IV secolo a partire da un gruppo di mausolei, probabilmente destinati ai più facoltosi esponenti della prima comunità cristiana torinese.

Successivamente si edifica una chiesa funeraria di ben più ampie dimensioni, a navata unica e abside semicircolare. Al suo interno si inseriscono ordinatamente numerosissime tombe di analoga tipologia, che vanno a saturare tutto lo spazio interno all’edificio e buon parte dell’area perimetrale esterna.

Della chiesa non è nota l’intitolazione originaria, ma le fonti storiche offrono una possibile identificazione con quella di S. Secondo martire, situata non lontano da Torino sulle rive della Dora.

Questo santo, martire attribuito dalla tradizione alla Legione Tebea e annoverato tra i patroni di Torino, sarebbe stato decapitato e sepolto a Victimulae (oggi Dorzano). Ma tra VI e IX secolo le sue spoglie furono traslate a Torino “… in un luogo molto ameno presso il fiume Dora”. Nel 906 le reliquie, messe in pericolo dalle invasioni dei Saraceni, furono portate al sicuro dentro le mura, nella cattedrale. Dove tutt’ora sono custodite nella teca dell’altare loro dedicato.

I camminamenti realizzati per avvicinare il più possibile il visitatore ai resti archeologici

Convenzione per modificare il progetto architettonico

Nel 2014, a compimento degli scavi, l’eccezionalità della nuova scoperta, che arricchisce notevolmente le conoscenze sulla topografia cristiana torinese, ha portato Lavazza, la Città di Torino, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e la Soprintendenza a stipulare una convenzione per modificare, in collaborazione con lo studio Cino Zucchi Architetti, il progetto architettonico del centro direzionale al fine di conservare il sito archeologico e renderlo visitabile.

Il percorso di visita è completato dall’esposizione degli oggetti ritrovati in scavo. Essi sono presentati in una lunga teca sotto la vetrata, che racconta la loro storia intrecciata con quella del sito, illuminandone interessanti particolari e fornendone preziosi agganci cronologici.

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