MILANO — Come deciso due anni fa, dal 6 aprile è entrata in vigore in tutto il Regno Unito la sugar tax: la tassa, cioè, sulle bevande zuccherate.
L’iniziativa nel programma salute contro l’obesità è innovativa rispetto a quelle simili già presenti in altri Paesi.
L’obiettivo, infatti, non è quella di far diminuire il consumo di bevande zuccherate. Bensì di spingere i produttori, attraverso la leva fiscale, a ridurne il contenuto di zucchero.
Due fasce
La tassa ha due fasce: una di 18 pence (21 eurocent) al litro per le bibite contenenti più di 5 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri; l’altra di 24 pence (27 eurocent) al litro per le bibite con più di 8 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri.
I succhi di frutta naturali, le bibite a base di latte e i piccoli produttori sono esenti dalla tassa. Le entrate previste sono destinate al finanziamento di attività sportive nelle scuole.
Le aziende si sono adeguate
L’associazione dei produttori di bibite, la British Soft Drinks Association, aveva inizialmente definito la tassa come “assurda”. Ma in questi due anni le aziende si sono adeguate.
Stando ai dati di Beverage Daily e Washington Post, ad esempio, Lucozade ha già riformulato le sue bevande, che ora contengono tutte meno di 5 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri.
Coca-Cola stima che circa il 60% dei suoi prodotti eviteranno la nuova tassa, mentre San Pellegrino ha ridotto del 40% il contenuto di zucchero delle sue bevande