MILANO – La Svezia, con oltre il 75% di pagamenti non cash, si appresta a diventare la prima cashless-nation. Nel resto d’Europa le percentuali non sono così alte, ma pur sempre ragguardevoli.
In Francia 45%, in UK 65%, con una media europea del 40%. l’Italia, col suo 20%, è ben al disotto.
In pratica nel 2016 per circa un trilione di euro di transazioni solo 200 miliardi è stato fatto con pagamenti digitali.
Per fortuna i dati ci dicono che lentamente gli italiani, complice lo smartphone, stanno scoprendo la comodità di girare senza contanti.
Eppure ad esempio mentre in Danimarca ci sono commercianti che espongono cartelli con la scritta “qui non si accettano contanti”, da noi abbiamo insieme una delle reti di accettazione più diffuse (i famosi “pos”). E il più gran numero di scuse per non farla funzionare.
Il costo del contante
Ma prima di raccontare i vantaggi dei pagamenti elettronici, è bene sapere che il contante costa ogni anno circa 10 miliardi di euro in Italia e 45 miliardi in Europa.
Costi direttamente collegati alla massa circolante e sostenuti da banche e imprese, e ribaltati sui consumatori.
Dunque ogni italiano, compresi i bambini, ha sulle spalle un costo di 160 euro per la gestione del contante.
E oltre al costo calcolabile relativo alla produzione, distribuzione, sicurezza e assicurazione e trasporto, c’è quello occulto relativo a errori, denaro falso, furti, rapine e loro conseguenze.
Eppure l’aumento delle transazioni elettroniche avrebbe un doppio effetto: da un lato la riduzione dei costi del contante, dall’altro una emersione dell’economia sommersa, dove le maggiori entrate potrebbero essere a loro volta utilizzate per sostenere la riduzione dei costi sostenuti dai commercianti per alcune categorie di prodotti (ad esempio la benzina, dove le imposte pesano per almeno il 60%), creando così circoli virtuosi.
Quanto pesano le commissioni?
La motivazione principale dei commercianti per la difficoltà di accettazione sono le commissioni, come se il contante fosse gratis.
Ma è bene dire che su questo l’Italia è in linea con il resto d’Europa, dal momento che un regolamento europeo ha messo un tetto alle commissioni interbancarie dello 0,3% sulle carte di credito e dello 0.2% su quelle di debito (bancomat), che ha ridotto i costi per chi accetta le carte di oltre 10 miliardi di euro.
Inoltre lo stesso regolamento spinge molto sulla concorrenza, riequilibrando a favore dei commercianti il potere di mercato attraverso il divieto di alcune clausole nei contratti di convenzione da parte dei circuiti.
E la concorrenza arriva anche dalla nuova direttiva sui pagamenti (PSD2), che l’Italia sta recependo prima di altri paesi europei.
Essa tutela maggiormente i consumatori e agevola l’ingresso di nuovi attori definiti “terze parti” rispetto a quelli più classici (banche e circuiti di carte di credito).
PSD2 aumenta l’offerta di strumenti di pagamento
Con la PSD2 aumenta l’offerta di strumenti di pagamento ben oltre la “plastica”, e quindi aumenta la concorrenza, per diffondere l’accettazione del cashless da parte dei commercianti a prezzi per loro più convenienti.
E altri servizi possono essere connessi all’accettazione dei pagamenti elettronici. Ad esempio, il commerciante può facilmente governare gli incassi, monitorarli con grafici relativi ad orari, importi.
Confrontare il proprio business coi concorrenti, organizzando meglio ad esempio la programmazione di offerte o la gestione del personale.
Ma un driver fondamentale per la diffusione di una cultura cashless è la PA. La piattaforma PagoPA cresce, consentendo il pagamento verso qualunque pubblica amministrazione da parte del cittadino con qualunque strumento, dal bonifico alla carta di credito, in un ambiente web chiaro e comprensibile.
Anche sulla sicurezza si sono fatti passi avanti. Oltre ad una maggiore tutela normativa, i dati delle frodi sulle transazioni in Italia sono bassissime, pari allo 0.019% del totale. Molto meno, per numero e consistenza del danno, dei furti di contante da negozi, abitazioni o rapine.
Con la carta di piò pagare anche il caffè
Questa legislatura ha fatto cose importanti per modernizzare il Paese. Si è cancellato il limite di 30 euro per l’obbligo di accettazione dei pagamenti elettronici: quindi anche il caffè si può pagare con la carta.
Inoltre, si sono previste commissioni interbancarie ancora inferiori per i pagamenti al di sotto dei 5 euro.
Con l’idea che se si stimolano i micropagamenti si stimola di fatto l’uso quotidiano del pagamento elettronico.
Manca un pezzo, la previsione di una piccola sanzione, amministrativa e fino a 30 euro, per chi non accetta pagamenti elettronici. Si tratterebbe davvero di mettere al centro il consumatore e la sua libertà di scegliere quale strumento di pagamento utilizzare.
Sergio Boccadutri