PARMA – Un modello industriale che punta sul recupero dei materiali, sulle energie rinnovabili e sulla sostenibilità ambientale.
E’ questo il paradigma di sviluppo dell’economia circolare, oggetto di un ampio dibattito mondiale e di strategie promosse dall’Unione europea, anche con direttive di matrice ambientale, e dalla e Regione Emilia Romagna con il programma “Green Up”.
Confindustria Emilia Romagna, in collaborazione con Upi, ha dedicato al tema un seminario tenutosi venerdì mattina a Palazzo Soragna.
Per le imprese manifatturiere del territorio investire in produzioni “green” è un’opportunità di crescita e di sviluppo: lo dimostra l’esperienza di Flo Spa, l’azienda fondata a Ghiara di Fontanellato quarant’anni fa e divenuta oggi gruppo leader a livello europeo nella produzione di bicchieri per i distributori automatici, con vari stabilimenti produttivi in Europa.
Erika Simonazzi, responsabile marketing di Flo, ha illustrato il case history del progetto Hybrid, un bicchiere prodotto con una riduzione del materiale plastico e con il 25% in meno di emissioni di anidride carbonica rispetto ai contenitori in polistirolo per la distribuzione automatica.
Su una produzione di larga scala, con 7 miliardi di bicchieri all’anno, l’impatto è notevole.
Come spiega la professionista, a volte le scelte più sostenibili sembrano andare in controtendenza con l’opinione comune: “Oggi è possibile studiare in modo scientifico e rigoroso tutto il ciclo di vita di un prodotto – dice Simonazzi – e dagli studi emerge che vi sono utilizzi per i quali la plastica tradizionale ha un minore impatto ambientale rispetto alle bioplastiche.
Non esiste un materiale migliore a priori, esiste a seconda degli usi del prodotto”.
I bicchieri per la distribuzione automatica sono contenitori tecnici che possono essere realizzati solo in carta o in polistirolo.
Hybrid, progettato da Flo nel 2012, ha addizionato il polistirolo con un mix di sali inorganici, riducendo la materia di origine fossile. Nel 2016 la miscela è cambiata ed è stato rinnovato il design, con un’ulteriore riduzione di emissioni di anidride carbonica e di materiale plastico.
“Le bioplastiche sono biodegradabili, ma pongono altri problemi come il consumo di suolo perché spesso derivano dalle coltivazioni di mais – spiega Simonazzi – la plastica è riciclabile al cento per cento e oggi la raccolta differenziata funziona davvero.
Ci aspettiamo livelli di eccellenza alti nel riciclo: il prodotto monouso non dev’essere più immaginato come usa e getta, ma come una cosa che si utilizza per la prima volta e poi rientra nel ciclo produttivo”.
Per il futuro sono allo studio di Flo Spa altri progetti, come le capsule da caffè in materiale biodegradabile. Oggi infatti vengono prodotte in plastica, ma per la presenza del caffè all’interno non sono riciclabili: diventano rifiuto indifferenziato.
Trovare un’alternativa permetterebbe di gettarle nel compost recuperando anche il caffè, che è un ottimo fertilizzante.
Maria Chiara Perri