MILANO – Il genere femminile sta facendo strada in tutto il settore del food, aprendo finalmente le porte dei vertici alle giovani imprenditrici che hanno voglia di spiccare ognuna nel proprio campo. Chef, bariste, titolari: il successo è condiviso e variegato, ma soprattutto, è rosa. Leggiamo in che modo hanno occupato i ruoli più alti di questo universo, dal corriere.it. Un articolo di Simona De Ciero.
Imprenditrici del food, avanti tutta
Imprenditrici, cuoche, bartender, titolari d’azienda. Sono le tante donne del food che ogni giorno alimentano il tessuto commerciale locale e arricchiscono il panorama enogastronomico torinese. Un lungo elenco. Che — e per fortuna — non può esaurirsi in poche righe. Un omaggio a tutte le donne convinte (inclusa chi scrive) che sia necessario non abbassare la guardia. Anzi, che mai come oggi si debba agire per contrastare ogni discriminazione di genere.
Il ruolo delle donne manager
Solidarietà, impegno e collaborazione sono le parole chiave delle donne resilienti. Lo sapevano già le nostre madri e nonne, che nel 1961 a Torino hanno fondato Aidda, «Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda». «La prima associazione italiana nata per valorizzare e sostenere l’imprenditoria al femminile, il ruolo delle donne manager e delle professioniste — spiegano dal direttivo — che oggi siedono ai tavoli di tutte le Camere di commercio d’Italia e del Comitato nazionale di parità presso il ministero del Lavoro».
Aidda conta quasi mille iscritte che lavorano nei settori commercio, industria, servizi, agricoltura e artigianato. Come Cinzia Precchio, che per vent’anni è stata una manager dell’azienda Fantolino Uova e ora è proprietaria della Caffetteria con cucina «Buntà dal 1882», in piazza Statuto.
Torino e Londra: le imprenditrici volano all’estero
A rappresentare non solo se stessa, ma una parte del commercio cittadino, è anche Roberta Isgrò, presidente dell’associazione Smart Vanchiglia e titolare di Vnk (Vision and Network). Gruppo impegnato nel settore del cibo che controlla i locali torinesi Scalo Più e Distilleria Quaglia. E che ha aperto diverse attività di somministrazione a Londra in società con il famoso birrificio piemontese Baladin. Fra queste, solo un paio di giorni fa i due imprenditori hanno inaugurato anche un pub nel mercato coperto di uno dei quartieri più modaioli dalla metropoli inglese, Camden Town.
«Dare valore alla sensibilità femminile»
«Per una donna è più difficile essere imprenditore del cibo, ma abbiamo capacità in grado di sostenerci — spiega Isgrò —, perché non pensiamo solo alla somministrazione ma, più in generale, a prenderci cura dei clienti. Sopportare senza lamentarci — va avanti la titolare di Vnk — per non farsi sopraffare da un settore ancora troppo colmo di meccanismi atavici che patiscono la leadership femminile».
Teorie sposate anche da Claudia Carità, titolare di The Tea
Storica torrefazione di via Corte d’Appello che tosta e miscela caffè da fine Ottocento. E che, dal 2004, è specializzata anche nelle infusioni e vende una selezione di oltre duecento diversi tipi di tè. «Superare la logica del business dando valore alla sensibilità femminile è la nostra vera arma — racconta l’imprenditrice —, collaboro solo con importatori che comprano tè da factory inserite in protocolli sociali contro lo sfruttamento dei lavoratori».
Una nuova vita per le imprenditrici
Nel panorama locale delle «donne del cibo» non manca chi ha «mollato tutto» per rilevare uno degli hotel-ristoranti più antichi della città e rimettersi in gioco dopo i quaranta. È l’architetto Simona Vlaic, oggi imprenditrice enogastronomica e titolare del San Giors di via Borgo Dora. Poi: la chef vegetale Maria Zanichelli; la cuoca peruviana Roxana Rodan; Anna Giustetto, da settant’anni regina degli agnolotti; Valentina Perasso, bar manager da vent’anni al bancone dei più gettonati locali notturni della città; Silvia Pastore, fotografa di moda e di cibo; Anna Blasco, ex architetto e oggi food stylist nata all’ombra della Mole. E molte altre.