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illycaffè espone Excentrique alla quinta edizione di Monumenta

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PARIGI – Fino al prossimo 21 giugno Daniel Buren è il protagonista della quinta edizione di Monumenta, a Parigi dal 10 maggio al 21 giugno al Gran Palais, con l’opera “Excentrique(s)” lavoro in situ. illycaffè ha collaborato alla sua realizzazione come partner del Centre National des Arts Plastiques. Lo spazio bar all’interno della navata è stato studiato come parte integrante del progetto e l’artista ha realizzato una illy Art Collection ideata per l’occasione.

illycaffè promuove ancora una volta l’arte

L’azienda contribuisce anche alla pubblicazione di “Les Ecrits, 1965-2011” edita da Flammarion, collezione che racchiude gli studi effettuati da Daniel Buren nel corso dei suoi oltre cinquanta anni di attività. Le immagini dell’opera e della collection sono disponibili a questi link: http://www.cohnwolfe.it/pressroom/gallery/daniel-buren/ (opera) http://www.cohnwolfe.it/pressroom/gallery/illy/illyartcollection-buren/ (collection) La illy art collection creata da Daniel Buren per Monumenta 2012 – quattro tazzine in edizione numerata limitata – ritrova l’elemento visivo scelto nel 1965 dall’artista, diventato poi ricorrente nelle sue opere: strisce bianche e colorate in alternanza, larghe 8,7, ispirate alla stampa di un tessuto molto impiegato in quell’epoca per confezionare tende da sole, sedie a sdraio, materassi e cuscini.

Un “outil visuel” che l’artista utilizza per ridefinire gli spazi e costringere l’occhio a creare un nuovo rapporto con il luogo e l’oggetto

Le quattro tazzine nere poggiano su piattini dal diametro sempre più ampio; la striscia nera al centro, come un racconto che si svela poco a poco, lascia spazio al bianco; poi al verde, al giallo, all’arancione e al blu che colorano il lato nascosto del piattino ridisegnando l’opera e l’ambiente di cui è parte. E’ la seconda volta che illy e Buren si incontrano. La prima è stata nel 2004 in occasione di un altro grande progetto pensato per gli spazi del Palais de Tokyo, allora l’artista applicò la propria cifra concettuale alla struttura della tazzina.

Buren al Gran Palais “Entusiasta della trasparenza e della luminosità della cupola, ma anche consapevole della sfida dettata dal magnifico scenario” Daniel Buren ha pensato per la navata del Grand Palais un’opera che mira a far riscoprire la struttura in una prospettiva totalmente inedita: il visitatore diventa attivamente partecipe alla creazione del nuovo spazio e quindi dell’opera stessa scoprendo attraverso la lente dell’outil visuel le dimensioni nascoste dello spazio, il suo potenziale invisibile, il suo passato e il suo presente. Il risultato è quello di una dimensione sospesa nello spazio e nei colori, dove ogni sensazione è amplificata e coinvolti tutti i sensi.

Daniel Buren

Nato nel 1938 nei dintorni di Parigi, Daniel Buren si diploma presso L’Ecole Nationale Supérieure des Métiers d’Art di Parigi nel 1960. Già dal 1965 adotta la striscia di 8,7 cm: l’elemento caratterizzante di tutta la sua opera che deriva da un tessuto per tendaggi molto comune in Francia e non solo. Nel 1966 è tra i fondatori del gruppo minimalista concettuale Buren, Mosset, Parmentier e Toroni. Sin dalla sua prima esposizione internazionale collettiva “Prospect 68”, a Düsseldorf, nonché a partire dalla sua esposizione personale presso la Galleria Apollinaire di Milano, sempre nel 1968, utilizza insieme architettura e pittura lavorando in situ. Nel 1986 rappresenta la Francia alla Biennale di Venezia e gli viene assegnato il “Leone d’oro” per il migliore padiglione. Le sue opere architettoniche l’hanno portato a lavorare sui supporti più diversi o direttamente sulle strutture sulle quali interviene. Le sue opere, quasi sempre monumentali, sono site-specific e vengono in seguito quasi sempre rimosse. Ne rimane testimonianza grazie alle registrazioni fotografiche o ai filmati che esegue lui stesso. Tali documenti vengono definiti “foto ricordi” e non vengono mai esposti oppure venduti. Si limitano a illustrare testi all’interno di libri o cataloghi. Questi “foto ricordi”, come il loro stesso nome suggerisce, non sostituiscono mai l’opera stessa. Daniel Buren ha creato in tutto il mondo e si dichiara cittadino del luogo in cui lavora. illy, mecenate a Parigi A Parigi hanno preso vita alcuni dei progetti artistici che hanno segnato il percorso di illy nel mondo dell’arte contemporanea. Prima ancora del progetto realizzato con Daniel Buren nel 2004, il Palais de Tokyo ha ospitato le esposizioni di Louise Bourgeois “Le jour, la nuit, le jour”- in occasione del decennale delle illy Art Collection nel 2002 – e “Nightshift” di Tobias Rehberger. Parigi ha accolto nel 2004 anche la mostra del fotografo Sebastiao Salgado dedicata all’India nell’ambito del progetto “In Principio”: una storia di persone, di paesaggi, di rapporto armonioso con la terra. Un viaggio fotografico alla ricerca delle radici della cultura del caffè.

Nel 2008 Jan Fabre ha creato mille esemplari della illy Art Collection “Art kept me out of jail (and out of museums)” in occasione dell’omonima perforamance al Louvre. L’esordio dell’attività di supporto all’arte nella capitale francese risale però al 1994 con la partecipazione alla mostra di Marino Marini “Place Vendome”.

illycaffè, le illy Art Collection, l’arte contemporanea

La filosofia che ha guidato illycaffè all’apertura di un canale di comunicazione privilegiato con il mondo dell’arte contemporanea si basa su un’interpretazione estesa del concetto di “cultura del caffè”. La bevanda che ci sveglia ogni mattina è la medesima che durante il giorno assume un altro significato: incarna il puro piacere di un rito. Lo stesso caffè che fisiologicamente ridesta i nostri sensi, si trasforma in occasione di incontro, di dialogo, di stimolo per l’intelletto.

La sua valenza è dunque fisiologica, estetica, sociale e intellettuale. Con le illy Art collection, l’azienda triestina ha perseguito questa filosofia fino a realizzare fisicamente un oggetto in grado di riassumere e reinterpretare la cultura del caffè. Così chi assapora un espresso illy in una tazzina d’artista, associa nel medesimo gesto l’aroma e il gusto della miscela a un’esperienza estetica completa, visiva e tattile, di contatto con l’arte contemporanea. La tazzina d’artista (e in seguito anche i barattoli), arricchita dal segno grafico o concettuale è il luogo dove si incontrano e infine si fondono i diversi linguaggi dell’universo illy: la scienza dell’espresso e la cultura del caffè. Un progetto che in questi primi vent’anni hanno visto coinvolti oltre oltre 70 artisti. Michelangelo Pistoletto, Marina Abramovic, Jeff Koons, Bob Rauschenberg, James Rosenquist e Julian Schnabel sono solo alcuni dei grandi maestri che hanno contribuito a questo progetto. Lo stesso Rosenquist che ha ideato nel 1996 l’attuale logo dell’azienda, a dieci anni di distanza ha decorato un’edizione limitata del barattolino di caffè con l’immagine della sua opera “Coffee Flavours Ideas”.

Come naturale conseguenza di questo approccio, illycaffè ha deciso di contribuire come parte attiva alla diffusione dell’arte contemporanea, sostenendo grandi mostre internazionali e lavorando fianco a fianco con artisti affermati ed emergenti per la creazione di nuovi progetti. Nel 1997 e nelle edizioni 2003, 2005, 2007, 2009 e 2011 l’azienda è stata partner in Italia della Biennale Arti Visive di Venezia. E’ inoltre presente alle più importanti fiere e autorevoli istituzioni d’arte internazionale: Armory Show (New York), Frieze (Londra), Arco (Madrid), Artissima (Torino), Art Forum (Berlino), SP-Arte (San Paolo), Art Rotterdam (Rotterdam).

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