MILANO – Andrea Illy, presidente di illycaffè, ha espresso la sua opinione sul rincaro della tazzina al bar in Italia affermando che si tratta di un aumento necessario. Il prezzo del caffè è infatti troppo basso in Italia secondo Illy e la media di 1,20 a tazzina non coprirebbe neanche il costo del lavoro.
La stessa linea di pensiero è riportata dall’amministratore delegato Cristina Scocchia che valuta come ridurre l’impatto di eventuali dazi sulle produzioni europee per il mercato americano.
“Buona parte dei troppi pubblici esercizi presenti in Italia vive in condizioni di redditività insufficiente“, spiega Illy come riportato dal portale d’informazione Green Economy Agency, aggiungendo che “questo prezzo così basso non remunera neanche il capitale investito”.
Ma le considerazioni del presidente non finiscono qui: bisogna pensare anche ai produttori: “Dall’altra parte della Terra ci sono poi 12 milioni e mezzo di microagricoltori sparsi su 40 paesi del sud del mondo, di cui metà vive al di sotto della soglia della povertà“. Questo, fa sì che “il prezzo attuale del caffè non può essere considerato etico” aggiunge Illy sempre su Green Economy Agency.
Perciò, aggiunge Andrea Illy, un rincaro dei prezzi del caffè servirebbe per consentire ai produttori di investire di più e far fronte al cambiamento climatico e alla povertà.
Basti pensare che Minas Gerais, la principale zona di coltivazione di Arabica in Brasile, ha ricevuto solo il 24% della pioggia media storica, avendo effetti devastanti per il raccolto.
E in materie di caffè si ricollega l’amministratore delegato dell’azienda Cristina Scocchia focalizzandosi sui dazi merceologici in America. Scocchia, come riporta Adnknoros, afferma: “Non si sa ancora se il caffè sarà una delle categorie merceologiche su cui i dazi verranno imposti, però è ovvio che noi abbiamo iniziato a pensare e già da diverse settimane, visto che il Presidente Trump aveva già annunciato questa sua intenzione in passato, a valutare la possibilità di produrre anche negli Stati Uniti, ovviamente esclusivamente per il mercato americano e questo per ridurre l’impatto di eventuali dazi su produzioni europee, come appunto la nostra. Ovviamente questa valutazione è in corso, vedremo nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, non è una decisione che si prende su due piedi”.
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Sempres riguardo i dazi Usa, Scocchia riflette sull’importanza di una negoziazione a livello europeo. C’è di più: “Il problema vero è che in questo momento è difficile per l’Europa ovviamente negoziare con gli Stati Uniti, perché l’Europa si trova in una situazione di fragilità economica e di grande dipendenza dall’export” afferma di nuovo Scocchia sempre su adnkronos.
La crescita in Europa è stagnante considerando che il 55% del prodotto interno lordo dipende dalle esportazioni: questo, secondo Scocchia, rende il Vecchio Continente fragile al contrario degli stessi Stati Uniti il cui PIL è solo del 25% per l’export. Cosa dovrebbe fare l’Europa per rafforzarsi? La risposta è semplice secondo Scocchia: bisognerebbe focalizzarsi sull’autosufficienza energetica, sulla difesa comune e sugli investimenti in tecnologia senza dimenticare un forte piano industriale.