TRIESTE – L’economia a livello globale sta subendo una brusca battuta d’arresto ormai da mesi, a causa dello scoppio della pandemia. Un fenomeno che certo non si può ignorare, con le sue ripercussioni tragiche sull’andamento positivo di molte aziende in tutte le parti del mondo. Per fronteggiare in maniera pro-attiva questo contesto critico, hanno unito le forze Jeffrey Sachs, economista americano, e Andrea Illy: insieme hanno redatto un decalogo per incentivare uno sviluppo sostenibile. Leggiamo l’articolo di Piercarlo Fiumanò su nordesteconomia.gelocal.it.
Sachs e Illy due potenze che lavorano in sinergia
«Bisogna seguire un piano di sviluppo sostenibile e l’accordo di Parigi come una rigorosa tabella di marcia per uscire dalla crisi»: così si è espresso Jeffrey Sachs, direttore del center for sustainable development della Columbia University, dove ha guidato l’Earth Institute dal 2002 al 2016, in una recente conversazione con Il Piccolo. Sachs da tempo lavora con Andrea Illy sul fronte dell’economia sostenibile.
«Aiutiamo la transizione dall’attuale paradigma di società estrattiva e lineare a una società rigenerativa e circolare», spiega il numero uno di illycaffé che assieme all’economista americano presiede la nuova Regenerative Society Foundation. Si tratta di una fondazione partecipativa che debutterà in un convegno a Parma il 15 e 16 ottobre prossimi. A intervenire saranno scienziati, policy maker, economisti in prima linea sul fronte della sostenibilità (da Stefano Zamagni a Enrico Giovannini), imprenditori che dibatteranno su economia rigenerativa, cambiamento climatico, felicità. Che sono poi i tre ambiti di intervento della fondazione. Ma non solo: «L’economia partecipativa può essere un motore potenziale di sviluppo per un Paese a basasa crescita come l’Italia», sostiene Illy.
Per il numero uno di Illycaffè milioni di imprese in tutto il mondo possono creare un movimento planetario e fare massa critica: «Bisognerà cambiare il modello economico e sociale attuale, divenuto insostenibile, per un paradigma nuovo, che rigeneri persone, economia e ambiente, basato sulle tradizionali tre R della gestione delle risorse materiali – riduci, ricicla, riutilizza – cui si aggiunge oggi una quarta, rigenerare». «La società è un sistema biologico, noi umani siamo rigenerabili, come le piante, i materiali di origine vegetale. Tutto l’ambito organico può essere rigenerato e speriamo se ne rigeneri quanto più possibile», si augura Illy.
La crisi pandemica impone nuovi modelli di sviluppo secondo Sachs
«Il Covid è stato uno choc brutale ma ha risvegliato la consapevolezza, ha creato una volontà planetaria di cambiamento», dice Sachs. Il metodo che la fondazione vuole usare si fonda sulla conoscenza scientifica e tecnologica. Sachs lavora da anni sui temi dell’economia sostenibile e fornisce la sua personale ricetta: «I governi dovrebbero cercare di riavviare i motori dell’economia garantendo la sicurezza delle persone e senza perdere i benefici di un’aria non inquinata. E lo si può fare accelerando il percorso verso la decarbonizzazione dell’industria e riducendo i viaggi d’affari non necessari. Dobbiamo ripartire dall’esperienza drammatica della pandemia per cambiare le nostre vite in senso solidale e partecipativo».
A crederci sono in molti come il Centre for Bhutan Studies, il Paese che ha inventato «il Pil della felicità»
Fra i promotori ci sono Davines, Banca Mediolanum, Mutti, Nativa, Fondazione Sviluppo Sostenibile e partner come il Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, l’Accademia Pontificia Scienze Sociali, l’Enea, il Center for Sustainable Development della Columbia University diretto da Sachs. C’è anche la collaborazione del Parlamento Europeo con le partnership di Ocse e Fao. La Fondazione darà vita a partnership pubblico-private con prestigiose università in campo scientifico ed economico, istituzioni governative, non governative e finanziarie, centri di ricerca internazionali.
Ogni anno si svolgeranno forum e incontri per verificare il progresso nei lavori e favorire lo scambio di esperienze. Per questo è necessario però «raccogliere la conoscenza esistente, analizzare cosa manca e stimolare una attività di ricerca: organizzare la conoscenza e trasferirla nelle situazioni adatte», indica Illy. È quello che cominceranno a fare gli speaker a Parma, tra cui Dan Esty, lo stesso Jeffrey Sachs e la Principessa del Bhutan Sonam Dechan Wangchuk. —