DAVOS (Svizzera) – Forte della sua buona salute, Illy continua a svilupparsi e migliorare i propri conti e non e’ interessata a Piazza Affari. A margine del World Economic Forum a Davos, Andrea Illy, presidente e amministratore delegato della societa’ fondata dalla famiglia triestina nel 1933, spiega a Radiocor che ‘la quotazione non e’ in agenda, Illy e’ autofinanzata e continua a crescere, migliorando sempre i suoi conti’.
Quindi, al momento Piazza Affari ‘non e’ una necessita”.
Il gruppo, noto in tutto il mondo per la produzione di caffe’, fattura ‘circa 390 milioni di euro, con due terzi delle vendite fuori dall’Italia e un ebitda del 14-15%’, precisa Illy, rilevando che anche il ‘rapporto di indebitamento è molto ‘garbato’ ed e’ tra l’altro un indebitamento solo per le scorte del caffè”.
La Illy quindi ‘da quel punto di vista non ha alcuna preoccupazione’. Il gruppo, che è presente in 140 Paesi, nel 2013 ha fatturato di 373,9 milioni di euro, per il 56% all’export. Parlando a conclusione del summit di Davos, l’imprenditore triestino, che e’ anche presidente di Altagamma, rileva che quest’anno si e’ trattato di un vertice abbastanza atipico, in cui comunque l’Italia si e’ conquistata una ‘buona fetta di fiducia’.
Sembrava che quest’anno ‘ci fosse una sorta di ‘hidden agenda” nei lavori del summit che si e’ riflessa nelle dichiarazioni pubbliche dei tanti leader presenti, osserva Illy.
‘I grandi tempi come il Qe in particolare, le elezioni greche, la crisi ucraina e il terrorismo hanno creato una serie di intrecci. In ogni caso quello che ne emerso e’ tutte positivo”, dice Illy, che si dice soddisfatto della performance italiana, favorita dall’elevata caratura dei rappresentanti del Paese.
“L’Italia ha dato una buona prova di se’, si e’ conquistata una buona fetta di fiducia. Ha mostrato di essere instradata su una strada di rinnovamento, con una dimostrazione di freschezza politica e di approccio veramente nuova di Renzi”, afferma infatti Illy che si mostra poi fiducioso sulle prospettive economiche per il 2015.
“Senz’altro ci sara’ una ripresa, grazie alla drastica diminuzione del costo dell’energia, al mini-euro e al miglioramento del credito che sara’ favorito dal Quantitative Easing”, dice Illy, che grazie anche all’effetto delle riforme si aspetta “un rimbalzo del Pil superiore allo 0,4% che viene previsto. C’e’ chi azzarda un +0,8%. Sarebbe un buon segnale”.
Guardando a piu’ lungo termine, l’imprenditore e presidente di Altagamma si sofferma sulle potenzialita’ del ‘Made in Italy’ in senso ampio – dalla moda all’ospitalita’, passando per design, gioielleria, auto, nautica, alimentare e wellness – quale grande volano di crescita.
“Un piano pluriennale di sviluppo sinergico dell’industria ‘simbolica’ italiana, con un percorso di riforme e di politiche industriali che ne rafforzino lo sviluppo” all’insegna di un approccio coordinato, “potrebbe dare un contributo di 5 punti di Pil e anche creare mezzo milione di posti di lavoro”. Ci vorrebbero 7-10 anni, ma “e’ fattibile”.