MILANO – Caffè di qualità e champagne. Un connubio inatteso tra gruppo Illy e la maison Taittinger. Per lo champagne francese segna un cambio storico del distributore in Italia (Pescarmona importatori di Torino) dopo 60 anni. Per il gruppo triestino un business di prestigio che la controllata Domori affianca alla distribuzione del Brunello di Montalcino Mastrojanni, cioccolato, the, marron glacés e confetture del gruppo.
Taittinger vende oggi in Italia 50mila bottiglie
ma ai tempi d’oro la maison di Reims – tra i massimi produttori mondiali di champagne – è arrivata a picchi di 500mila.
«È un motivo di grande soddisfazione – dichiara Riccardo Illy, presidente del gruppo omonimo. – che va ben oltre il valore economico dell’accordo», stimato in 3 milioni a regime.
Ma i motivi di soddisfazione per la holding della famiglia Illy fanno riferimento anche alla chiusura del bilancio 2016, il miglior di sempre. Il fatturato consolidato ha varcato la soglia del mezzo miliardo, esattamente 505 milioni, con una crescita del 5,2%.
A livello di conto economico riclassificato della capogruppo l’utile netto è stato di 10,56 milioni (10,4).
Illy: un successo che va oltre l’unione con Taittinger
Il polo del gusto comprende il caffè premium illycaffè (pesa per il 90% dei ricavi), il cioccolato finissimo Domori (circa 13,5milioni, +15%). I the selezionati di Dammann Frères (32 milioni, +2,3%), i marroni di Agrimontana (18,3 milioni +10%, Illy ha una partecipazione del 40%) e il Brunello e il rosso di Montalcino della cantina Mastrojanni (2 milioni).
«Nel 2016 – sottolinea Illy – tutte le società hanno fatto passi in avanti, tanto che abbiamo un bilancio record. Nell’area del the, Damman ha aperto la settima boutique a Parigi. Il 90% delle vendite sono a marchio proprio e genera oltre 2 milioni di utile netto. La strategia è quella di spingere su una rete propria di punti vendita, anche in licensing, e sviluppare i corner».
Non solo lo champagne Taittinger, ma anche il vino Mastrojannni
Nell’area del vino, Mastrojanni ha attivato il business dell’ospitalità con 7 camere. Altre sono in costruzione, insieme a una piscina e un’area benessere; gli ettari della tenuta a Montalcino sono 33 (da 24). Si sta trattando per ulteriori acquisizioni. Inoltre è in costruzione un’area di vinificazione sotto la cantina.
Come spiegare la stasi reddituale di illycaffè? «In realtà – risponde l’imprenditore – i ricavi sono cresciuti di 35 milioni, grazie all’accordo con United airlines. Produce profitti scarni, ma i vantaggi sono che abbiamo un unico interlocutore e un unico punto di consegna. Poi i margini di illycaffè sono fermi, ma presto si sentiranno i benefici della managerializzazione».
Nel cioccolato, Domori ha generato perdite per 7,6 milioni in 4 esercizi: c’è ancora un potenziale partner italiano e uno francese? «Quello francese non c’è più. – risponde Illy – Con quello italiano ci siamo dati un anno di tempo. Ma per Domori prevediamo il break even nel 2018 e quindi la spinta verso un partner si affievolisce».
La posizione finanziaria netta consolidata è di 218 milioni (155 la capogruppo), siete riusciti ad allungarne la scadenza? «Certo – risponde Illy -. Abbiamo allungato una parte a 15 anni, un’altra parte ha 2 club deal a 10 anni e un terzo è ancora aperto».
Emanuele Scarci