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Andrea Illy alla Stampa: “Il settore del caffè sta vivendo un momento magico”

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TRIESTE – C’è grande fermento a Trieste anche nel settore del caffè per i preparativi in vista dell’importante appuntamento del 2020, quando la città giuliana diventerà capitale europea della scienza. Se ne è parlato mercoledì 6 marzo in occasione della tappa triestina de “Le sfide dell’innovazione”, il roadshow organizzato su impulso del quotidiano La Stampa e realizzato in collaborazione con le testate partner di Gnn (Gedi news network).

Teatro dell’evento è stato il Magazzino 26 del Porto Vecchio. Un luogo noto a tutti gli operatori del settore del caffè essendo una delle location di TriestEspresso Expo.

Parlando di Trieste città della scienza, La Stampa cita illycaffè quale esempio di impresa triestina che ha fatto dell’innovazione una costante nell’arco della propria storia.

«Siamo nati con il sogno di offrire il migliore caffè al mondo e la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale in questo percorso perché ci ha permesso di esaltare la qualità» racconta il presidente del gruppo, Andrea Illy, intervistato dal direttore de La Stampa Maurizio Molinari.

Ai suoi antenati si devono alcune fondamentali invenzioni nel campo del caffè espresso. A cominciare dall’invenzione della celebre Illetta, progenitrice delle attuali macchine espresso professionali, che utilizzava l’aria compressa oltre al vapore come fonte di pressione. Per continuare con le importanti innovazioni nel campo della pressurizzazione e del caffè porzionato.

Un circolo virtuoso

«Il mercato sta vivendo un periodo magico che si fonda sul piacere e sulla sostenibilità” prosegue Illy. «Oggi il caffè si degusta come i grandi vini e la filiera produttiva ha ridotto l’impatto in termini di deforestazione, sfruttamento delle risorse e inquinamento».

Il circolo virtuoso riguarda anche il ciclo produttivo che vede affermarsi la coesistenza di conoscenze tecnologiche e umane.

«Dopo il processo di automazione siamo passati all’industria 4.0. La fabbrica è totalmente robotizza e i lavoratori hanno abbandonato mansioni manuali per diventare addetti alla qualità. Prima la macchina assisteva l’uomo, oggi sta avvenendo esattamente il contrario. E di questa trasformazione epocale sono visibili solo i primi effetti».

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