MILANO – Ancora notizie da illycaffè, che in questi giorni è al centro dei media per i successi presenti e le prospettive future. In questo caso, riportiamo un’intervista rilasciata dal presidente Andrea Illy, pubblicata su La Stampa, con la firma di Luigi Grassia.
illycaffè proiettata verso il futuro
La illycaffè nel 2019 si conferma per la settima volta nell’ elenco delle World’ s Most Ethical Companies stilata da Ethisphere per premiare «le imprese determinanti nell’ influenzare e guidare il cambiamento positivo a livello globale» (ne riferiamo sotto). illycaffè viene riconosciuta come «leader mondiale nell’ industria del caffè per qualità, relazioni dirette con i produttori e pratiche etiche e sostenibili lungo tutta la filiera». Chiediamo al presidente Andrea Illy.
Come ci siete arrivati?
«È da decenni che siamo impegnati a innescare un ciclo virtuoso lungo tutta la filiera del caffè, partendo da chi lo produce. Già nel 1991 abbiamo istituito un premio di qualità e sostenibilità in Brasile, che poi si è esteso a nove Paesi ed è diventato un riconoscimento a livello internazionale conferito a New York.
Nel 1999 abbiamo creato l’ Università del Caffè per trasferire know-how a chi produce e a chi vende. Così sono già state formate 160 mila persone. Poi abbiamo ottenuto per illycaffè la certificazione di sostenibilità di tutta la filiera sulla base di oltre 60 indicatori. E questi sono solo alcuni esempi, le iniziative che abbiamo preso sono infinite».
Allora si sentirebbe di dire che un caso come quello del latte in Sardegna, con i produttori sotto-remunerati, sia impossibile con i vostri fornitori di caffè?
«Nel mondo è legata al caffè la vita di 25 milioni di persone in 60 Paesi, e una quota significativa di queste vive al di sotto della soglia di povertà. Purtroppo la produzione del caffè è soggetta a cicli di circa 10 anni, e adesso siamo in una fase di sovrapproduzione e di prezzi bassi, che penalizzano i produttori».
È una legge di natura o si può rimediare?
«Stiamo cercando di promuovere un osservatorio mondiale, capace di monitorare la produzione e i consumi di caffè in tutto il pianeta, e di evitare in questo modo le crisi di sovrapproduzione e di scarsità che nutrono la speculazione. È un piano molto complesso da realizzare, ma il monitoraggio sarebbe possibile attraverso i satelliti, gli scanner dei supermercati e l’ uso del “Big Data”. Così si potrebbe rendere il mercato mondiale trasparente, e la speculazione potrebbe essere sconfitta».
Qual è la presenza di illycaffè nel mondo?
«Nel nostro settore siamo l’ azienda più globale, presente in 140 Paesi, e i due terzi del nostro mercato sono fuori dall’ Italia. Il nostro secondo cliente dopo l’ Italia sono gli Stati Uniti; mentre per illycaffè il mercato che cresce più velocemente è la Cina, e la macro-regione più importante è l’ Europa».
Non temete la Brexit? E la guerra dei dazi Usa-Cina?
«Non vediamo ricadute sulla nostra attività. Per adesso».
Senta Illy, ma le cialde sono compatibili con la tradizione italiana dell’ espresso?
«L’ espresso è difficile da preparare. Ci vuole la maestria del barista, e le capsule e le cialde la incorporano. Sono una tecnologia abilitante, che permette di avere il caffè del bar ovunque. Abbiamo appena lanciato con Jab capsule compatibili con diverse macchine, fra cui quelle di Nespresso».