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IL RALLY DEI MERCATI – Prezzi in parziale flessione dopo i massimi di giovedì

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MILANO – Un nuovo rally ha spinto i mercati degli arabica ai massimi degli ultimi 2 anni la scorsa settimana. La perdurante incertezza per l’esito del raccolto brasiliano e il profilarsi di danni irreversibili, destinati a ripercuotersi anche sui livelli produttivi dei prossimi anni, hanno fatto nuovamente esplodere la borsa di New York.

Nello spazio di 7 giorni, il contratto per scadenza maggio è passato dai 174,60 centesimi del 3 aprile ai 206,10 centesimi di giovedì scorso, pari a un guadagno del 18% realizzato nell’arco di appena 5 sedute.

Venerdì è subentrata qualche presa di beneficio (-490 centesimi), che non ha comunque intaccato il trend di fondo.

I valori di 200 e i 210 centesimi per libbra costituiscono al momento, a giudizio degli analisti, i livelli chiave destinati a essere testati nel corso della settimana entrante.

Due le notizie salienti che hanno dominato l’attualità degli ultimi giorni, per quanto riguarda le prospettive di raccolto del primo produttore mondiale.

La prima è costituita dalle conclusioni del nuovo report aggiornato di Cepea, l’Istituto di studi economici avanzati dell’Università di San Paolo del Brasile.

Il quadro che emerge dal rapporto è tutt’altro che rassicurante.

Le indagini svolte dai ricercatori di Cepea hanno infatti confermato quanto già anticipato da altre fonti: le piogge di marzo non sono bastate a reintegrare l’umidità del suolo.

Buona parte dei danni subiti dalle colture appare irreversibile e le conseguenze non si limiteranno a questo raccolto. Inoltre, il permanere di temperature elevate, anche per buona parte del mese passato, ha aggravato ulteriormente la situazione.

L’unico stato sostanzialmente risparmiato dalla siccità sarebbe l’Espírito Santo.

Anche Cepea punta poi l’indice sui ridotti investimenti in input, dovuti al calo dei prezzi dello scorso anno, destinati, a loro volta, a incidere sullo sviluppo degli arbusti e dei frutti: un problema, questo, emerso peraltro già prima della siccità.

E su tutto pende un’ulteriore spada di Damocle: il sempre più probabile verificarsi del fenomeno El Niño, che potrebbe portare precipitazioni intense a metà anno complicando la raccolta e deteriorando ulteriormente la qualità dei chicchi.

Nessun deficit per il 2014

Più rassicuranti, almeno nell’immediato, le parole di Nathan Herszkowicz, direttore esecutivo dell’Abic, l’associazione brasiliana dell’industria, cui aderiscono i più importanti torrefattori del paese.

Nonostante il prospettarsi  di un calo produttivo, il Brasile ha ancora abbastanza caffè per far fronte alle esigenze dell’export e dei consumi interni.

I danni causati dalla siccità non sono ancora quantificabili – avverte tuttavia Herszkowicz – e potranno essere accertati soltanto al termine delle operazioni di raccolta. A quel punto, la stima iniziale sul raccolto 2014/15 di Abic (circa 47 milioni di sacchi) andrà, con buona probabilità, rivista al ribasso.

I conti dovrebbero comunque tornare : “non drammatizziamo oltre il lecito la situazione” ha dichiarato ancora Herszkowicz, che esclude problemi di approvvigionamento nell’anno in corso.

Ma prevede, in compenso, un aumento sostenuto dei prezzi interni, che a fine anno potrebbero risultare superiori di oltre un terzo (+35%) a quelli dello scorso dicembre.

Herszkowicz esclude infine che i rincari possano ripercuotersi sui consumi interni brasiliani, che nel 2013 hanno subito la prima battuta d’arresto (-1,23%), dopo 10 anni ininterrotti di crescita.

In vent’anni, il prezzo del caffè è cresciuto del 60% – ha osservato, a tale proposito, il direttore dell’Abic – molto meno dell’inflazione.

Conab divulgherà questo mese i dati relativi alle scorte.

Comexim prevede che le scorte di riporto al 1° luglio di quest’anno saranno pari a 11,5 milioni di sacchi, contro i 14 milioni stimati alla stessa data del 2013.

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