MILANO – La storia, presentata qualche tempo fa con un delizioso servizio da non ricordo quale TG; è effettivamente di quelle che fanno sognare con l’incanto della semplicità. Il barista romano che, tra un caffè e una brioche, osserva le persone che frequentano il suo bar sia abitualmente; che occasionalmente, e nei ritagli di tempo fantastica, costruendo vicende immaginarie su quei loro frammenti di vita quotidiana. Le scrive, pian piano amalgamandole in un romanzo che ha in sé l’aroma della bevanda preferita dagli italiani e i suoni di una chiassosa mattinata della capitale. Il titolo che già dice molto: Il primo caffè del mattino.
Il primo caffè del mattino: una bella storia
Così è nato questo “Il primo caffè del mattino” (Sperling & Kupfer, 2013) di Diego Galdino. Una bella favola a lieto fine. Un libro che promette in regalo ai suoi lettori una storia fresca e romantica; ricca di sensazioni che, oltre alla mente in senso lato, arrivino a solleticare anche olfatto e palato attraverso l’evocazione del caffè. L’onnipresente protagonista in tutte le sue declinazioni.
E in effetti il libro è riposante, romantico, delicato, ma, ahimé, forse lo scrittore ha premuto troppo a fondo sul pedale della semplicità. Alla fin fine la storia di Massimo, del suo bar e di Geneviève non è riuscita a coinvolgermi più di tanto.
Il primo caffè del mattino: autori di riferimento
Sicuramente è significativo il fatto che l’autore citi volentieri lo scrittore Nicholas Sparks. Evidentemente lo ha colpito in maniera positiva, e che, al contrario, non esercita alcun fascino sulla sottoscritta.
Fatto sta che, malgrado la bella idea di fondo, lo sviluppo mi è sembrato eccessivamente lineare, accompagnato da una scrittura fin troppo essenziale che non approfondisce più di tanto il carattere dei personaggi. Non indugia abbastanza in descrizioni.
Lo stesso tema del caffè, indubbiamente ottima base di partenza, non viene gran che sviluppato. Eppure quante immagini, ricordi, analogie avrebbe potuto rincorrere la mente di Geneviève nell’assaggiare il caffè alla Nutella o un semplice ristretto! Massimo, invece, si limita a un elenco degli ingredienti, lasciando una descrizione leggermente più fantasiosa alla mini-guida “E tu che caffè sei?”, alla fine.
Il primo caffè del mattino: l’intreccio
La stessa trama è una vicenda amorosa senza grandi particolarità. Il barista serio e posato che non si è mai innamorato sul serio; la francesina timida e ritrosa dagli occhi stupendi che un giorno entra nel suo bar e lo affascina.
L’avvicinamento è lento e difficile, anche a causa dello “scontro di culture”. Ma pian piano il caffè diventerà la chiave per sciogliere la diffidenza della bella Geneviève.
Permetterle così di avvicinarsi anche agli avventori abituali del bar, che, all’inizio, la irritano e la confondono con le loro pesanti prese in giro.
Ma, proprio quando tutto sembra volgere al meglio, la bella francesina deve ripartire. Lo fa lasciandosi dietro un diario e un segreto. Massimo vorrebbe gettare la spugna, ma è a quel punto che arriva Carlotta, l’affezionata sorella, a pungolarlo.
Lieto fine assicurato (in questo non possiamo certamente dire che Galdino si sia ispirato a Sparks).
Sicuramente si tratta di un libro che permetterà a molti lettori (prevalentemente donne, per il tema trattato e lo stile) di trascorrere qualche ora rilassando la mente
Magari sognando una storia d’amore come quella vissuta dai due protagonisti; è comunque un romanzo senza grandi pretese; che potrebbe non soddisfare le aspettative di chi cerca qualcosa di più appassionante e sostanzioso.
Cristina Giuntini
Fonte: sololibri