Il prezzo del cacao è aumentato del 66% su base annua, il 55% dall’inizio del 2023, a causa di condizioni meteo estreme che hanno influenzato la produzione dei Paesi produttori come Costa d’Avorio e Ghana e si prevede che aumenti ancora del 7% nei prossimi cinque mesi. In molti Paesi produttori di cacao si sono verificate variazioni nelle stagioni delle piogge, con periodi di siccità prolungata seguiti da piogge torrenziali. Leggiamo di seguito alcuni stralci degli articoli apparsi su quotidiano La Stampa e su Il Sole 24 Ore.
L’aumento del prezzo del cacao
MILANO – E’ allarme per il rincaro del prezzo del cacao, che sta influenzando tutta la filiera dolciaria, condizionando il costo del cioccolato, che ha già registrato quest’anno un aumento del 14% (in base ai dati forniti da NielsenIQ) e si prevede che aumenti ancora del 7% nei prossimi cinque mesi. E’ quanto emerge dal report “Cacao Insights 2024” pubblicato da RedMarketing.
Dal report emerge che i prezzi del cacao, in termini reali, hanno superato i livelli della stagione 2021/22. I prezzi medi del cacao a settembre 2023 erano già significativamente alti, con una media di 3.739 dollari per tonnellata a Londra e 3.669 dollari per tonnellata a New York (un anno prima il prezzo medio era di 2.083 dollari a Londra e 2.339 dollari a New York).
Il prezzo però non si è fermato lì ed ha toccato nuovi massimi, arrivando ora a circa 4.201 dollari a New York, con un aumento del 55% dall’inizio del 2023 e del 66% su base annua.
A condizionare il mercato hanno contribuito i cambiamenti climatici, che hanno sconvolto il settore, a causa dell’innalzamento delle temperature globali, in particolare nell’ultimo anno con il fenomeno meteorologico El Niño.
In molti Paesi produttori di cacao si sono verificate variazioni nelle stagioni delle piogge, con periodi di siccità prolungata seguiti da piogge torrenziali.
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Sullo stesso argomento, i prezzi del cacao alle stelle, è apparso un documentato articolo sul quotidiano economico Il Sole 24 Ore a firma di Micaela Cappellini.
Anche in questo caso ne riportiamo alcuni stralci rimandando al Sole 24 Ore per la versione completa.
Brutte notizie, per gli amanti del cioccolato: non solo lo pagheremo di più, ma in futuro dobbiamo anche rassegnarci ad averne sempre di meno. La colpa è del cambiamento climatico in Costa d’Avorio, dove si stanno alternando siccità e improvvise alluvioni.
Nel 2023 il prezzo delle fave di cacao è schizzato del 66%. Dopo l’olio extravergine di oliva, ricordano gli analisti di Areté, è la commodity agricola che quest’anno è aumentata di più. Un bell’aumento di costo, per le aziende che producono cioccolato.
Giovanni Agostoni rappresenta la terza generazione della famiglia alla guida della Icam, oltre 200 milioni di euro di fatturato dice: «Mi ricordo benissimo che 13 anni fa, quando sono entrato in azienda, alla borsa di Londra il cacao aveva raggiunto le 2.300 sterline alla tonnellata. Era l’apocalisse, si diceva, un incremento senza precedenti nella storia: in media, lo si era sempre comprato a 1.600 sterline. Non avevamo visto ancora niente: oggi, a Londra, il cacao si vende a 3.500 sterline».
Il mondo produce 5 milioni di tonnellate di cacao all’anno e di queste 2,3 milioni arrivano dalla Costa d’Avorio. «Il secondo produttore mondiale è il Ghana – racconta Agostoni – ma fa solo 700mila tonnellate. È chiaro che il prezzo lo fanno gli ivoriani».
In Costa d’Avorio stanno succedendo molte cose. Le piantagioni di cacao invecchiano e ancora non c’è stato il giusto ricambio. Durante l’ultima stagione sono mancati i fertilizzanti per colpa della guerra in Ucraina.
Ma più di tutto c’è un tema climatico: «Il raccolto principale – spiega Agostoni – quello che in Africa è appena iniziato e si concluderà a marzo, e che da solo vale 1,8 milioni di tonnellate, è previsto in diminuzione del 25%. Su scala mondiale, vuol dire avere a disposizione l’11% di cacao in meno».
A complicare il quadro degli approvvigionamenti arriverà anche la nuova normativa Ue per la difesa delle foreste: da quando entrerà in vigore, non si potranno più importare in Europa materie prime prodotte da terreni oggetto di deforestazione successiva al 2020.
La crisi del cacao però non è solo un’emergenza del 2023. È cominciata prima, ed è qui per restare a lungo.
Per far fronte al calo produttivo dell’Africa, in molti ora puntano sul Sudamerica. Domori, per esempio, ha piantagioni di proprietà in Venezuela e in Ecuador. Quest’ultimo Paese oggi è già il terzo produttore mondiale di cacao, anche se garantisce solo 470mila tonnellate all’anno.
«L’Ecuador è un esempio virtuoso – dice Agostoni – qui sono riusciti a raggiungere un aumento significativo della produttività delle piante che, se proseguisse di questo passo, potrebbe compensare la perdita di produzione della Costa d’Avorio. Per per avere più quantità di cacao nei prossimi anni c’è solo una strada maestra, ed è quella della ricerca, per selezionare le piante più resistenti ai cambiamenti».
Ma i prezzi, intanto? «Icam – dice Agostoni – fa molto business in partnership con i retailer: cercheremo di contenere gli aumenti rinunciando a una quota dei nostri margini, almeno nella prima parte del 2024». La vera incognita sarà dunque la seconda parte dell’anno prossimo.