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domenica 24 Novembre 2024
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Il mistero dei 500 kg di cocaina nei container diretti alla Nestlé: l’arresto a Busto Arsizio in Italia

Mario Marashi, albanese ma qui residente da 10 anni e con cittadinanza anche italiana dal 2022, è stato arrestato a sorpresa con l’accusa di essere coinvolto nel traffico di mezza tonnellata di cocaina, pura al 100%, sequestrata un anno fa

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Mario Marashi, 32enne di origini albanesi, è stato accusato di essere coinvolto nel traffico di mezza tonnellata di cocaina dal Sudamerica mimetizzato nel carico di container di caffè che erano destinati alla multinazionale Nestlé. Carico poi giunto nello stabilimento Nespresso di Romont in Svizzera dove la droga era stata scoperta dalla Polizia subito avvisata dall’azienda.

A conferma di ciò, è stato comunicato dal Paese che nella notte tra il 2 e il 3 settembre 2021, nell’area dei container in transito per le procedure doganali nel terminal gestito da Swissterminal AG a Frenkendorf, poco distante Basilea, era stato forzato da ignoti un container di 25 tonnellate di caffè.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Luigi Ferrarella per il quotidiano Il Corriere della Sera.

La cocaina arrivata per sbaglio alla Nestlé

BUSTO ARSIZIO (Varese) – Come Pollicino, a cercare a ritroso le tracce. Ma un Pollicino particolare, le indagini svizzere: perché seguendo e riannodando il filo di una scia bianca di cocaina nel prato attorno ai binari di una ferrovia, vicina a una piattaforma logistica a Basilea per lo scarico dei container di caffè provenienti dal Sudamerica e destinati alla Nestlé, sono arrivate in Italia, per l’esattezza a Busto Arsizio.

A bussare a casa di un 32enne, Mario Marashi, albanese ma qui residente da 10 anni e con cittadinanza anche italiana dal 2022, che venerdì è stato arrestato a sorpresa, appunto su mandato e richiesta di estradizione della Svizzera, con l’accusa di essere coinvolto nel traffico di mezza tonnellata di cocaina, pura al 100%, sequestrata un anno fa.

L’arresto è avvenuto per certi versi a sorpresa (e sicuramente ne è stato sorpreso l’interessato) perché Marashi, indagato da 9 mesi, durante tutto l’iter dell’esame in primo grado della richiesta di estradizione in sede di Corte d’Appello milanese, peraltro poi destinato a essere impugnato in Cassazione dai difensori Valeria Verdini e Giuliano Renzoi, aveva tranquillamente rispettato l’obbligo di firma con il quale il 21 marzo scorso la giudice Ilaria De Magistris gli aveva sostituito la misura cautelare iniziale dell’arresto nelle prime 24 ore.

A determinare però i giudici della Corte (Giusi Barbara, Beatrice Siccardi e Stefano Caramellino) a depositare il sì all’estradizione in Svizzera e simultaneamente a ordinare l’arresto di Marashi, chiesto dal sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser per pericolo di fuga in attesa del completarsi nei prossimi mesi della procedura in Cassazione, sono state le risposte della Svizzera ai chiarimenti domandati sul contesto dell’indagine elvetica.

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