ROMA – Omar Zidarich ha portato la testimonianza del settore come presidente del Gruppo italiano torrefattori caffè alla Commissione di allerta rapida organizzata dal Mimit, il Ministero delle imprese e del made in Italy che ha convocato tutte le associazioni di categoria: presenti, tra gli altri, UnionFood, Grupppo italiano torrefattori, insieme a Fipe, Confesercenti, Confcommercio, Istat, l’Agenzia delle dogane, BMTI e Banca d’Italia: l’obiettivo era discutere dell’aumento dei prezzi delle materie prime
Il discorso del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci (Lega) ha aperto la discussione sui prezzi:
“Con la convocazione della Commissione di Allerta rapida di oggi abbiamo voluto fare chiarezza sull’aumento dei prezzi di caffè e cacao, che da inizio 2024 hanno registrato incrementi a doppia cifra, superiori rispettivamente al +18% e al +15%.
A incidere, sono fattori esterni come l’impennata della domanda globale, il cambiamento climatico e le tensioni logistiche nei Paesi produttori. A questi si aggiungono le incertezze legate al Regolamento dell’EU, l’EUDR sulla deforestazione e la questione dell’aumento dei costi degli imballaggi che rischiano di aggravare ulteriormente la situazione.
Positivo il rinvio di un anno dell’applicazione del Regolamento, ma occorre una riflessione più ampia per bilanciare la tutela ambientale con la sostenibilità economica. Il mercato si è adoperato per limitare le ricadute sui prezzi al consumo, ma le previsioni non riflettono completamente la capacità di contenimento”.
“L’Italia, fortunatamente, sta registrando dinamiche meno accentuate rispetto ad altri Paesi europei, ma è necessario continuare a monitorare la situazione con attenzione e garantire trasparenza nella formazione dei prezzi lungo tutta la filiera”, conclude Bitonci.
A seguire, l’intervento di Unionfood che ha rappresentato caffè, cacao e tè. E poi i dati portati alla riunione da Banca d’Italia
Negli ultimi 5 anni si è registrato un aumento di consumi di caffè del 32% in Europa. Questo ha determinato un calo del 40% di scorte mondiali e al contempo, nell’ultimo anno, un aumento del 2,1% di verde tostato in Italia che ora vale il 24,9% in più di quello che valeva in precedenza.
Il dato significativo è che il caffè è aumentato, tra Arabica e Robusta, del 160% e i prezzi di produzione si sono alzati a loro volta del 28%. Il carico sul consumatore finale, secondo una media tra tazzina, supermercato, vending, capsule è del 31%.

Le Coop sono intervenute confermando che il caffè a febbraio ha subito un incremento del 15% e si prevede un’ulteriore crescita del 30% entro la fine dell’anno rispetto al 2024.
Fipe ha comunque sottolineato che i rincari della tazzina negli ultimi 3 anni sono stati di appena il 12,5 %, a fronte di un 15,5% di inflazione: questo significa che un caffè pesa meno di quanto pesasse 3 anni fa.
Omar Zidarich, presidente del Gruppo italiano torrefattori ha raccontato la situazione drammatica delle aziende del settore
Che ad oggi devono caricarsi un peso pari al 60% del fatturato solo per l’acquisto della materia prima. Il 40% di margine restante è una percentuale troppo bassa.
Zidarich: “Si deve considerare che le importazioni di verde vengono gestite tramite Fin-import, finanziamenti per le importazioni. Quindi da un lato i tassi bancari sono aumentati e dall’altro, il torrefattore deve affrontare un esborso più elevato per fronteggiare la mancanza di verde.
Il fatto che non si riesca ad ammortizzare questi aumenti sulle vendite finali in qualsiasi canale, peggiora la situazione. A fronte di una produzione più sostenuta, non si può aumentare la forza lavoro necessaria per supportarla, perché non si hanno i margini sufficienti a coprire anche questa voce.
Triplicato quindi il costo della materia prima, maggiore bisogno di investimenti su macchinari e operatori, a fronte della mancanza di liquidità: è evidente la crisi profonda.
È stato comunque importante essere presenti a questo incontro, perché tutte le categorie, istituzionali e non, comprese quelle dei consumatori, hanno avuto la possibilità di esprimersi e noi dovevamo portare la nostra testimonianza: la responsabilità non è del nostro settore e abbiamo raccontato le nostre ragioni sull’aumento dei costi.
È stato un confronto democratico ed equilibrato. Il Governo ci ha dato dei buoni spunti per quanto riguardo i numeri: a noi mancano i dati globali, in questo caso invece sono stati condivisi. Si è parlato di intervenire anche a livello regionale in modo più diretto e veloce a sostegno delle imprese. Altoga per esempio, ha proposto di stabilire un prezzo ai differenziali, che al momento sono decuplicati. Non è più accettabile continuare altrimenti.”