BOLOGNA – Succede ancora. Un’impresa, una grande impresa, cerca lavoratori tecnici e il mercato non risponde. Non può farlo, si cercano figure che sembrano mancare. L’Ima è un colosso, non solo in Italia, nel campo delle macchine automatiche.
Il suo numero uno, assieme amministratore delegato e presidente, è Alberto Vacchi, protagonista lo scorso anno di un testa a testa che l’ha portato a un soffio dal diventare il nuovo presidente della Confindustria.
I dipendenti di questa grande realtà nazionale sono circa 2.600 in Italia. Il 2016 si è chiuso con ricavi netti per 1,3 miliardi di euro.
Un salto in avanti del 18 per cento rispetto al 2015. Bene anche il margine operativo lordo, che ha superato i 766 milioni di euro.
L’offerta di periti industriali è bassa rispetto alle esigenze
Insomma, un’azienda che scoppia di salute. E dovrebbe essere particolarmente ambita da chi cerca un lavoro, oppure già ce l’ha e vuole tentare un percorso alternativo.
Purtroppo invece la realtà è diversa. Mancano le competenze tecniche, soprattutto fra i periti industriali.
L’offerta è troppo bassa rispetto alle esigenze delle aziende, non solo di Ima. E, in particolar modo per le realtà in crescita, la questione riveste un’importanza davvero cruciale.
Vacchi: rafforzare sinergia tra scuola e imprese
«Bisogna rafforzare la sinergia tra scuola e imprese – riflette Vacchi sulle pagine del Corriere di Bologna –, iniziando a formare i ragazzi fin da piccoli, fin da quando sono alle elementari, perché in futuro ce ne sarà sempre più bisogno.
Siamo sempre alla ricerca di personale, e spesso non riusciamo a soddisfare la domanda interna perché c’è poca offerta. È un dato generalizzato, in Europa solo la Germania fa un po’ eccezione.
Ed è un dato di fatto che dobbiamo cercare di invertire, ciascuno per la sua parte».
Dario Grossi