MILANO – La prossima volta che entrate in un bar e vi capiterà di prendere in mano un chicco di caffè soffermatevi a fissarlo per un attimo. Provate a chiedervi quanta strada ha fatto per arrivare fin lì, fra le vostre mani, e quanta anidride carbonica, ossido di zolfo e azoto o altri inquinati che fanno male alla nostra terra sono stati emessi.
C’è chi l’ha fatto e ha intrapreso un lungo e folle viaggio per cambiare tutto questo: trasportando il caffè con il solo potere del vento, in barca a vela.
La storia dell’Avontuur (“avventura” in olandese) e i suoi marinai è di quelle che fanno riflettere su quanto si può fare per salvare il nostro pianeta.
Il 22 aprile, per la Giornata mondiale della terra, nel grande porto di Brema in Germania una barca vela vecchia 127 anni, due alberi e tanto mare navigato, è approdata dopo un viaggio lungo tre mesi.
Arriva dall’Honduras, dove alcuni produttori locali hanno accettato la sfida (rimettendoci anche economicamente rispetto ai costi di mercato) di trasportare il loro caffè a bassissimo impatto ambientale.
E non è finita: perché quando tonnellate di caffè saranno scaricate, ci saranno dei trasportatori in bicicletta che porteranno i sacchi fino al magazzino, inquinando ancora meno.
A inizio anno dalla piccola città di Elsfelth, sempre in Germania, l’Avontuur – 144 piedi di barca alimentata da sole e vento – è salpata alla volta del Sudamerica. Obiettivo: caricare tonnellate di prodotti biologici, dai vini al caffè equo solidale, per poi trasportarli in Europa.
Almeno questa è l’idea di Cornelius Bockermann, 57 anni, padre di tre figli, un ex capitano di navi mercantili che dopo un viaggio in Australia – dove ha visto come è ridotta la barriera corallina e quanto consumano le navi cargo nel mondo – ha deciso di cercare una barca. L’ha trovata in Olanda, classe 1920, una “bagnarola” a vela da rimettere in piedi con uno scopo.
Il ragionamento fatto dal fondatore della Timbercoast e capitano della nave era proprio quello di cambiare le cose: ogni anno il 90% delle merci viene trasportato via navi cargo, bestioni di ferro che bruciano tonnellate di carbonio e sulla cui regolamentazione in termini di inquinamento ci sono ancora pochi limiti, nonostante il tentativo di parlarne alla convenzione di Parigi.
Grazie a pannelli solari e vele Cornelius insieme alla moglie Monika voleva portare a termine la missione di trasportare cose a emissioni zero. In sostanza, se si parla di caffè ad esempio, renderlo il più “pulito” al mondo proprio per come arrivato dalle piantagioni sino alla nostra tavola.
“L’unico modo per combinare i prodotti biologici e la domanda dei consumatori di un mondo sempre più sostenibile è con un modo più pulito di trasporto”, ha raccontato prima di partire. Perché più che un carico, ha spiegato il capitano, dovevano portare “un messaggio”. Su quanto consumiamo e quanto inquiniamo per farlo.
Secondo l’Organizzazione marittima internazionale (IMO) l’emissioni di carbonio legate al trasporto marittimo, se non si porranno freni (anche se molte start up stanno cercando di ridurre l’emissioni delle navi) potrebbero salire dal 50 al 250% entro il 2050.
Trasportare con il potere del sole e il vento, come fa anche Vela Med (su piccola scala) in Grecia, è invece un modo per ridurre questi impatti.
A capitan Cornelius questo impegno è costato caro: ha speso più di 700mila dollari di risparmi di una vita per realizzarlo e ora cerca azionisti e investitori per il suo progetto. Intanto però il suo messaggio è passato e decine di giovani volontari si sono imbarcati con lui nella grande e doppia traversata dell’Oceano Atlantico a bordo dell'”Avventura”, imbarcazione in grado di trasportare 77 tonnellate di merce e fra le barca vela-cargo più grandi mai realizzate con questo obiettivo.
Bockermann sa, comunque, “che la nostra iniziativa – se sola – poco potrà fare contro le grandi emissioni legate al consumo di massa”.
Ma è pur sempre un inizio, perché “se continuiamo così, uccideremo la nostra terra” conclude il capitano.
Della sua iniziativa si sono accorti anche Paesi che con il surriscaldamento globale combattono quotidianamente, tanto che il primo ministro di Palau o il governatore dell’isola di Pasqua hanno già contattato la Avontuur.
E quando la nave – il 22 aprile, per l’Earth Day – è arrivata a Brema, capitan Cornelius e i suoi ragazzi hanno bevuto un buon caffè al loro arrivo, chiaramente fatto con quei chicchi fra “i più puliti al mondo”.
In fondo, si chiedono, “quale modo migliore c’è per svegliare la gente sul metodo nocivo dei trasporti marittimi e del riscaldamento globale se non attraverso un’ottima tazza di caffè?
Giacomo Talignani