MILANO – Ecco il nostro commento alla lettera del dicembre 2006 del direttore esecutivo dell’Ico. A caratterizzare il mese passato è stato la forte ripresa degli arabica che ha spinto l’indicatore composito a 103,48 cents.
È la seconda volta quest’anno che la media mensile supera il dollaro/libbra. La prima, a gennaio, si raggiunsero i 101,20 cents.
Rispetto ad allora va notata, in questo caso, la maggiore incidenza dei robusta, il cui indicatore si è considerevolmente riapprezzato da agosto a oggi.
Nel 2005, la soglia dei 100 cents è stata violata una sola volta, a marzo (101,44 cents), quando il Nybot ruppe gli argini toccando i 135 cents sul front month. Ma fu solo un episodio speculativo, perché l’indicatore scese stabilmente al di sotto dei 90 cents nel giro di un paio di mesi.
Statistiche storiche
Per risalire alla volta precedente in cui la media mensile si è collocata al di sopra del dollaro/libbra, bisogna andare a frugare negli annali: accadde infatti nel lontano dicembre 1998 (100,73 cents).
Nel successivo 1999, l’indicatore oscillò tra un massimo di 97,63 (gennaio) e un minimo 71,94 cents (settembre), chiudendo a dicembre a 95,63. Al volgere del millennio iniziava un’inesorabile discesa, che di lì a poco si sarebbe trasformata in un vero e proprio crollo.
Dodici mesi più tardi (dicembre 2000), il valore dell’indicatore risultava pressoché dimezzato (48,27) e nel settembre 2001 veniva toccato il minimo storico di 41,17 cents.
La media annua si fermava nel 2001 di 45,59 cents e non si risollevava di molto nel corso dei due anni successivi (47,74 nel 2002 e 51,91 nel 2003). A partire dal 2004 i prezzi sono decisamente risaliti. L’anno scorso la media annua si è avvicinata ai 90 cents.
Quest’anno, è destinata ad attestarsi attorno ai 94-95 cents.
Medie mensili dell’indicatore Ico gennaio 1998 – novembre 2006
gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre
Stime Conab
Questo mese, il rapporto è stato diffuso in lieve ritardo rispetto ai tempi consueti per rendere conto delle più recenti stime Conab, di cui l’Ico ha ribadito la piena attendibilità sottolineando come esse siano compiute a partire da una base di rilevazione ben più ampia rispetto a quella di qualsiasi altra fonte.
Inutile ripetere che molti traders e analisti sono di diversa opinione.
Sempre secondo l’Ico, non devono trarre in inganno gli elevati volumi di esportazione, che secondo alcuni rispecchierebbero una produzione maggiore di quella dichiarata: gli imbarchi sono stati sostenuti anche perché si è dato fondo alle scorte, ormai ai minimi storici.
Produzione quasi da record
Alla luce della revisione al rialzo decisa dall’agenzia brasiliana, il direttore esecutivo ha corretto a sua volta il dato sulla produzione mondiale 2005/06 portandolo a 121,475 milioni di sacchi, pari a 5,8 milioni di sacchi in più rispetto al 2004/05 (la precedente annata positiva del Brasile nel ciclo biennale).
Non lontano dunque dal raccolto record di 121,748 milioni di sacchi del 2002/03. Nel frattempo però sono aumentati i consumi. Alla fine dell’anno solare 2006 dovrebbero essere pari a 116 milioni di sacchi e nel 2007 saliranno a 117.
L’Ico ritiene che i tempi non siano ancora maturi per formulare delle ipotesi sull’entità del raccolto 2007/08. In base a una valutazione approssimativa e sulla scorta della stima preliminare Conab relativa al Brasile (31,1 – 32,3 milioni di sacchi), il rapporto sostiene comunque che il deficit d’offerta sarà pari almeno a quello registrato nel 2005/06. Basterà il surplus del 2006/07 per far tornare i conti?
Caffè d’annata
Le scorte iniziali dei paesi produttori sono passate dai 27,51 milioni di sacchi del 2005/06 ai 18,94 del 2006/07 (-31,15%) Nei mesi passati, il Brasile ha raschiato il fondo del barile, tanto che il governo sta pensando addirittura di mettere in vendita gli stock rimasti in giacenza da trent’anni (anno di raccolto 1977/78).
Le scorte iniziali del primo produttore mondiale sono calate del 43,27% passando da 17,54 milioni nel 2005/06 a 9,95 nel 2006/07. Secondo il report, il reintegro, nonostante l’abbondante raccolto 2006/07, sarà limitato, poiché la domanda interna e internazionale è sostenuta.
Gli stock dei paesi consumatori sono stimati attorno ai 20 milioni di sacchi, con le scorte certificate di Liffe e Nybot in lieve flessione a novembre.
Outlook Quali dunque le prospettive?
A giudizio di Osorio, il trend attuale ha basi solide, poiché il mercato è proiettato sin d’ora sul deficit d’offerta del 2007/08. I consumi si espandono, secondo l’Ico, al ritmo costante di un milione di sacchi circa all’anno.
Il contributo dei paesi produttori è in crescita: nel 2006 i consumi interni sono stati pari a circa 31 milioni di sacchi e a tale dato, secondo Osorio, vanno sommati almeno 2 milioni di sacchi derivanti dalle esportazioni da paese produttore a paese produttore.
Tutto bene (o quasi) per i produttori Il ciclo di sovrapproduzione di inizio millennio può dunque considerarsi definitivamente concluso. Viste le proiezioni sui consumi, il problema nei prossimi anni sarà semmai quello di programmare adeguatamente l’espansione produttiva per far fronte a una domanda in costante crescita. I contadini possono tornare dunque a sorridere? Fino a un certo punto.
I contraccolpi della crisi non sono stati ancora riassorbiti e sui comparti produttivi pesano ancora i pesanti passivi accumulati nei primi anni duemila. Bisogna poi tenere conto della recente evoluzione del dollaro. Durante tutto il 2006, il biglietto verde ha continuato a svalutarsi nei confronti della maggior parte delle valute mondiali, comprese quelle dei paesi produttori.
Ciò ha ridotto, in parte, i benefici indotti dalla ripresa dei prezzi.