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sabato 31 Agosto 2024
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Il Caffè Santamaria a Roma rischia di chiudere dopo il cambio di parere della Soprintendenza per l’esecuzione dei lavori di manutenzione ordinaria

L’8 gennaio scorso, il titolare Franco Olivadese invia al Comune la comunicazione d’inizio lavori per ordinaria manutenzione (cambio arredi, rifacimento bagno) indicando una durata di 2 mesi. Quattro giorni dopo con una raccomandata l’avvocato Laura Minetti, che assiste il Collegio apostolico dei penitenzieri, proprietario delle mura, chiede di visionare le autorizzazioni per l’esecuzione dei lavori "e una settimana dopo, nonostante avessimo risposto con tutta la documentazione necessaria - racconta Francesca Olivadese, figlia di Franco, alla guida dell’azienda insieme al padre -, ci viene recapitata un’altra lettera in cui si dichiarava la risoluzione del contratto di locazione in quanto, a detta dell’avvocato, mancava il nullaosta della Soprintendenza"

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Il bar pasticceria Antico Caffè Santamaria, posizionato di fronte alla basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, si trova al centro di una complessa vicenda che potrebbe persino indurre gli affittuari alla chiusura del locale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul quotidiano Il Corriere della Sera.

Il giallo istituzionale del bar pasticceria Antico Caffè Santamaria

ROMA – Lo scenario è da cartolina, con affaccio proprio di fronte all’entrata della basilica di Santa Maria Maggiore, ma la storia assomiglia a un giallo istituzionale che vede protagonisti prelati, Sovrintendenza e polizia locale intorno a una famiglia che da vent’anni gestisce il bar pasticceria Antico Caffè Santamaria e che oggi si trova al centro di una complessa vicenda, farcita di denunce e controdenunce, burocraticamente estenuante, che potrebbe anche indurre gli affittuari alla chiusura del locale, trascinandosi dietro il futuro di molte famiglie a cui danno lavoro.

L’8 gennaio scorso, il titolare Franco Olivadese invia al Comune la comunicazione d’inizio lavori per ordinaria manutenzione (cambio arredi, rifacimento bagno) indicando una durata di 2 mesi.

Quattro giorni dopo con una raccomandata l’avvocato Laura Minetti, che assiste il Collegio apostolico dei penitenzieri, proprietario delle mura, chiede di visionare le autorizzazioni per l’esecuzione dei lavori “e una settimana dopo, nonostante avessimo risposto con tutta la documentazione necessaria – racconta Francesca Olivadese, figlia di Franco, alla guida dell’azienda insieme al padre -, ci viene recapitata un’altra lettera in cui si dichiarava la risoluzione del contratto di locazione in quanto, a detta dell’avvocato, mancava il nullaosta della Soprintendenza”.

Il 24 gennaio l’Antico Caffè Santamaria riceve la prima visita dei vigili del Reparto edilizia che, dopo aver verificato sia la documentazione che lo stato dei luoghi, si spostano alla Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio per sapere se c’è un vincolo sul palazzo. La risposta, come si legge nella loro relazione, è che “sullo stabile esiste soltanto un vincolo indiretto, ovvero esterno”, relativo alle facciate che danno sulla basilica, pertanto all’interno è possibile eseguire la manutenzione ordinaria senza la necessità di richiedere alcun nullaosta.
I lavori dunque proseguono fino al 17 febbraio, quando la dirigente del ministero dei Beni culturali Alessandra Centroni, nonostante la municipale le faccia presente l’inesistenza di vincoli per quel tipo di intervento, con una pec dichiara che i lavori devono essere sospesi e chiede nuova documentazione, tra cui una relazione storica dell’immobile e altre autorizzazioni che l’avvocato Giovanni Nappi, incaricato dagli Olivadese, invia con tempestività.
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