domenica 22 Dicembre 2024
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Il caffè non influisce sulla pressione arteriosa: ecco lo studio

L’assunzione di quantità non eccessive di caffè si associa d’altra parte, in altri studi di varia natura, a una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari e di morte per qualunque causa, rispetto ai consumi molto bassi o nulli

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MILANO – L’associazione tra il consumo di caffè e i livelli della pressione arteriosa è tuttora oggetto di dibattito nella comunità medico scientifica. Gli studi meno recenti suggerivano infatti che il consumo di caffè fosse associato all’aumento dei valori pressori, mentre più recenti metanalisi hanno concluso, al contrario, che a un’assunzione regolare di questa bevanda si associa una modesta ma significativa riduzione pressoria.

La relazione tra il consumo di caffè e i livelli della pressione arteriosa

La maggioranza dei dati disponibili deriva tuttavia da studi nei quali la pressione arteriosa era stata misurata dal medico in ambulatorio; gli autori dello studio italiano Pamela hanno quindi valutato la relazione tra i consumi di caffè (con caffeina; il decaffeinato non è stato considerato) e i valori pressori rilevati anche mediante un sistema di monitoraggio attivo per 24 ore, che tiene traccia anche della variabilità dei valori pressori stessi (un importante fattore di rischio cardiovascolare indipendente).

I dati raccolti confermano che i valori della pressione sistolica rilevati ambulatorialmente dal medico sono inferiori tra chi consuma 3 tazze di caffè al giorno rispetto a chi non ne consuma.

I dati delle 24 ore suggeriscono invece che il caffè non svolga significativi effetti di riduzione della pressione arteriosa; la diastolica risulterebbe anzi moderatamente ma significativamente aumentata (+2 mm Hg) durante la giornata ma non durante la notte. Nemmeno la variabilità pressoria sarebbe influenzata dall’abitudine a consumare questa bevanda.

L’assunzione di quantità non eccessive di caffè si associa d’altra parte, in altri studi di varia natura, a una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari e di morte per qualunque causa, rispetto ai consumi molto bassi o nulli. Poiché tale effetto è invece indipendente dalla presenza o meno di caffeina nel caffè, si può ipotizzare che altri componenti del caffè stesso (presumibilmente la ricca componente polifenolica) possano spiegarne gli effetti protettivi.

I dati dello studio Pamela confermano quindi che un moderato consumo di caffè contenente caffeina non si associa a variazioni significative della pressione arteriosa, evidenziando quindi che i dati sui quali poggia la frequente indicazione a eliminare il caffè per ridurre il rischio di ipertensione non sono in realtà conclusivi.

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