domenica 22 Dicembre 2024
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Il caffè non causa il reflusso gastroesofageo: la parola all’esperto

Il professor Edoardo Savarino, dell'Università degli Studi di Padova: "Dal punto di vista alimentare, nel corso degli anni è stata consigliata l'eliminazione di alimenti definiti trigger in modo abbastanza opinabile. In passato è stato suggerito di non mangiare agrumi e pomodoro, non consumare caffè, menta, cioccolato, cipolla, aglio, eccetera. Oggi possiamo dire che tutto questo non è mai stato supportato da evidenza scientifica. Le recenti linee guida statunitensi dell'American College of Gastroenterology dicono che non ci sono alimenti trigger per definizione. Piuttosto la persona deve individuare nella propria alimentazione i cibi che gli evocano più facilmente i sintomi e quindi eliminarli o ridurne il consumo"

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Il caffè non rientra tra le cause del reflusso gastroesofageo. L’esperto Edoardo Savarino, dell’Università degli Studi di Padova, ha affermato che alcuni alimenti danno maggior rischio di sviluppare reflusso e dolore, perché acidi, ma è altrettanto vero che esiste una soglia di tolleranza che differisce da persona a persona: si chiama sensibilità viscerale.

Quindi bisognerebbe evitare di dire “eliminate pomodori, cioccolato e caffè o bibite gassate”. Leggiamo di seguito parte della notizia pubblicata sul portale La Repubblica.

Il caffè non è il motivo del reflusso gastroesofageo: lo dice la scienza

MILANO – Una delle cose fondamentali che sino a ieri chi soffre di reflusso si è sentito dire dal medico è cosa non mangiare: cibi altamente sconsigliati perché non farebbero che peggiorare le cose. Punti cardine da cui non discostarsi per evitare di passare notti insonni, tra dolore e rigurgiti infiniti. Ma quelle regole stanno cambiando, e di conseguenza la dieta che ne deriva.

“Dal punto di vista alimentare, nel corso degli anni è stata consigliata l’eliminazione di alimenti definiti trigger in modo abbastanza opinabile – sottolinea il professor Edoardo Savarino, dell’Università degli Studi di Padova – . In passato è stato suggerito di non mangiare agrumi e pomodoro, non consumare caffè, menta, cioccolato, cipolla, aglio, ecc. Oggi possiamo dire che tutto questo non è mai stato supportato da evidenza scientifica. Le recenti linee guida statunitensi dell’American College of Gastroenterology dicono che non ci sono alimenti trigger per definizione. Piuttosto la persona deve individuare nella propria alimentazione i cibi che gli evocano più facilmente i sintomi e quindi eliminarli o ridurne il consumo”.

“Mi spiego meglio – prosegue Savarino -. È vero che alcuni alimenti danno maggior rischio di sviluppare reflusso e dolore, perché acidi, ma è anche vero che esiste una soglia di tolleranza che differisce da persona a persona: si chiama sensibilità viscerale. Di conseguenza è opportuno evitare di dire “eliminate pomodori, cioccolato e caffè o bibite gassate”.

È molto più pratico un approccio con valutazione non giornaliera, ma settimanale o bisettimanale, in cui il paziente si segna su un foglio quali sono i cibi che sperimenta e che gli provocano reflusso, e se eliminandoli il problema diminuisce o non c’è più.

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