MILANO – Il Consorzio promozione caffè ha dato il suo importante contributo per celebrare la Giornata internazionale del caffè, attraverso il digital talk: “Uno sguardo al mondo del caffè, la bevanda più amata dagli italiani: nuovi trend di consumo alla luce del dopo-pandemia, le ultime novità dalla scienza, la testimonianza di una passione”. Un’ora di discussione in cui si sono scambiati la parola diverse voci autorevoli del settore sotto la moderazione di Patrizia Martello, antropologa dei consumi, OPRG: Michele Monzini, presidente Consorzio promozione caffè, Cosimo Finzi, direttore AstraRicerche, sul tema “Gli italiani e il caffè: come sono cambiate le abitudini di consumo nel Bel paese nell’ultimo anno. Trend e prospettive” e infine il professore Luca Piretta, medico gastroenterologo e nutrizionista, Università Campus, biomedico di Roma.
Presente anche la campionessa del calcio nazionale e testimonial del Consorzio promozione caffè, e, soprattutto, amante della bevanda, Valentina Giacinti.
Un incipit che parla forte e chiaro: per 7 italiani su 10, il caffè continua a esser uno dei piaceri della vita e simbolo del made in Italy (fonte dalla survey svolta da AstraRicerche del 2020).
Come e dove si consuma il caffè? Quali sono i benefici della bevanda, anche per gli sportivi? Questi sono solo alcuni dei quesiti posti a inizio del dibattito
A Michele Monzini tocca l’apertura dell’evento online: “Un momento per parlare di caffè. Una delle bevande preferite per il 97% degli italiani e che ci rappresenta nel mondo. La filiera è molto lunga: parte dai luoghi d’origine e poi arriva nel nostro Paese dove avviene la trasformazione in un prodotto made in Italy. In Italia non siamo solo leader della produzione di miscele, ma anche per le attrezzature d’erogazione del caffè espresso. Aggiunge Monzini: circa 800 imprese sono attive nel settore della torrefazione, per un fatturato totale di 4 miliardi di euro, con 7.000 addetti coinvolti.
Inoltre l’export, in termine di quantità di prodotto è raddoppiato negli ultimi 10 anni. Circa il 60% del caffè esportato rimane nella Comunità europea e l’altro 40% negli extra Ue.”
Per gli italiani non è solo un atto, ma un rito
Continua il presidente del Consorzio promozione caffè: “La possibilità di tornare al bar a bere dopo il momento buio della pandemia, è stata come una ripartenza. Un’altra cosa positiva che è emersa è che un italiano su due ha visto questo momento come un modo per aiutare l’economia dei locali che è stata penalizzata dall’emergenza sanitaria.”
La ricerca aggiornata dal Consorzio promozione caffè appena dopo l’apertura post pandemia
Cosimo Finzi entra nel vivo dei dati della ricerca: com’è cambiata la scena del consumo rispetto al 2020? E’ avvenuta una serie di cambiamenti interessanti in questo arco di tempo: mille interviste raccolte da inizio agosto 2021, nella fascia di età tra i 18 e i 65 anni, residenti in Italia. Quasi tutti gli italiani consumano caffè o bevande a base caffè (solo il 3% non lo beve quasi mai, sotto i 14 anni di età).
Il luogo principe del caffè è ancora la casa: su 100 caffè, 48.5 sono consumati a casa propria e 8.5 a casa di amici, parenti o conoscenti (per un totale di 57 caffè ‘domestici’). Il bar (13.6 caffè su 100) supera di poco il luogo di lavoro o studio (13.3), e non va dimenticato che più di un caffè su 20 (5.4) è erogato da distributori automatici in
luoghi pubblici.
Nell’ultimo anno il valore è positivo: si assiste una crescita di 2 punti percentuali rispetto al 2020, di chi beve almeno 3 caffè al giorno.
La varietà si esprime nel fuori casa: bar con 13,6% caffè di media, 13,3% nei luoghi di lavoro e di studio e meno nei locali serali, al ristorante e all’aperto.
I modi di preparare il caffè? Il Consorzio promozione caffè indaga
La maggioranza degli intervistati ha risposto con due modalità dominanti: la macchina con cialde e capsule (65.1%) e la moka che perde pochissimo rispetto al 2020, restando sull’58.3%, in calo solo dello 0.9%.
Altre forme restano minori – solubile (17.1%), caffettiera napoletana (15.2%), Ready To Drink o brik (8.5%), ‘all’americana’ (7.0%) – , ma una insegue sul podio le prime due, ovvero la macchina automatica espresso (con un ampio 37.5%).
L’anno passato era già avvenuto il sorpasso delle macchine cialde/capsule sulla moka. Nel 2021 si conferma la distanza e la forbice si è ampliata: più di 11 punti percentuali li separano. La macchina a capsule/cialde ottiene un favore ancor superiore tra gli italiani di 45-54 anni. La moka è preferita da una fascia d’età più alta (over 55) e dalle donne. Un fenomeno che sembra esser destinato a crescere e consolidarsi.
Con il Consorzio promozione caffè, un rapido sguardo al futuro: è vero che un 12,3% pensa di bere meno caffè nei prossimi anni, contro il 23,2% che dice esattamente il contrario. Si assisterà ad un’ulteriore accelerazione per le capsule (il 25.8% degli intervistati ne aumenterà l’utilizzo, il 18.8% lo ridurrà) a parziale discapito della moka (18.7% crescente, 20.9% decrescente).
Il caffè monoporzionato vince ancora tra i consumatori: per oltre il 77% sono comode da preparare, per il 62% hanno un ottimo gusto per un italiano su due hanno un giusto rapporto qualità prezzo.
Inoltre, le capsule ora possono esser a basso impatto ambientale e un italiano su tre ha capito che esistono queste alternative più green. E anche la qualità è percepita con un maggiore valore rispetto a prima. Ultimo aspetto, il prezzo: per un consumatore su due, tenendo conto di comodità e bontà, il costo è quello giusto.
Michele Monzini commenta i dati: “Il futuro è abbastanza scritto: le capsule che superano il macinato per moka ormai sono una certezza per il 2021. Sicuramente la praticità è il primo driver di scelta del consumatore e il secondo è la possibilità di avere facilmente un caffè molto simile a quello del bar. Chi cerca un espresso di questo tipo cerca il monoporzionato.
Il trend di crescita delle macchine casalinghe bean to cup è una novità in Italia, che sta iniziando a imporsi. Non è detto che anche questo mercato non possa affermarsi come in altri Paesi europei.
Nel 2020 c’è stata una riduzione del consumo fuori casa, con il canale horeca che ha perso circa il 40% a valore e il vending circa il 50%. A favore di un retail che è cresciuto circa del 10% per il lockdown. Nel 2021 c’è ancora una coda di ciò che si è verificato in piena pandemia: si stanno riposizionando i consumi e quindi sicuramente il fuori casa sta recuperando e non è ancora tornato alle cifre del 2019, mentre il retail è rimasto invariato rispetto al 2020.
Il vissuto del caffè è positivo
I giovani si avvicinano naturalmente a questo prodotto. Parliamo di 3 italiani su 4 che considerano la tazzina motivo di orgoglio personale. Importante, soprattutto per le donne, anche l’effetto ricaricante sull’organismo.
Cosa significa però un buon caffè per gli italiani? La risposta non è univoca: per alcuni ci si focalizza sul piacere, per altri il concetto di momento di relax o di ripartenza e ricarica. Un vissuto sfaccettato con due variazioni importanti: in un solo anno due items sono cambiati, ovvero quelli di ricarica e di pausa, che sono stati ancora più sentiti rispetto al 2020 e non in contrapposizione.
Infatti, le associazioni fondamentali con l’idea di bere un buon caffè vedono in crescita quelle ‘energizzanti’: il modo con cui inizia davvero la giornata (40.8%, +4.5%) e il modo per ritrovare energia, carica, voglia di fare (39.1%, +6.8%).
Piacere, relax, socialità, ritorno alla normalità: tutto questo è il caffè
Più avanti i consumatori hanno deciso di essere più attenti all’ambiente (il 39.4%), cercare meglio diversi tipi di caffè e aromi, informarsi sui sui aspetti benefici (il 32.1% sceglierà il caffè biologico), acquistare con un’attenzione maggiore al prezzo e alle promozioni.
Gli stessi intervistati continuano a mostrarsi piuttosto sensibili alla tematica della sostenibilità ed è anche crescita una maggiore consapevolezza per una filiera più etica sui diritti dei lavoratori.
Il caffè al bar
Il fuori casa non è ancora tornato ai livelli di pre pandemia, ma si sta andando verso quella direzione. Infatti, rispetto al 2019, si è registrato il 21,3% in più del consumo al bar. Come mai? Il motivo più indicato dagli intervistati (oltre il 41%) è quello della volontà di dare sostegno ad un settore colpito dalla crisi. A esserne convinti sono specialmente i giovani (48% dei 18-24enni). Confermato anche il ruolo energetico e di abitudine: il bar è un luogo di chiacchiere di fronte al caffè (26.1%), un rito personale (31.5%) che si associa alla ripartenza mattutina (31.6%).
E-commerce
In questa fase è stato necessario e più semplice usare questo canale, quasi due su 3 (69,6%) ne hanno usufruito. Dal generalista a quello specializzato, è un trend più forte tra i giovani già propensi ad acquistare in questa modalità. Tuttavia il 20.0% ridurrà l’uso dell’e-commerce per il caffè e il 22.1% acquisterà maggiormente nei negozi specializzati o nei supermercati.
I motivi sono molteplici: un mix di convenienza (32.7%) e di comodità percepite (27.9%) dagli italiani sull’e-commerce, insieme al concetto di varietà dell’offerta (31.2%), di maggiori informazioni sui prodotti (21.0%).
Michele Monzini: “Nel 2020 c’è stata un’abbuffata di e-commerce. Questo canale in generale era un trend già in crescita che poi ha avuto un’esplosione nella pandemia. Solo per il caffè ha registrato un più 50% nel 2020 sul 2019. Il valore delle vendite online rappresentano ancora però una percentuale bassa (2%) del mercato.
Sicuramente la possibilità di avere maggiore scelta nell’online è un driver. Così come l’opportunità di consultare dei portali specifici con grandissima scelta. E infine l’e-shop delle monomarca. Anche le grandi insegne hanno spinto verso l’e-commerce. La facilità dell’accesso al prodotto e di potersi informare, è stata apprezzata. Un’arma un po’ a doppio taglio, perché bisognerebbe avere la capacità di distinguere e selezionare le informazioni fornite. Online si può confrontarsi con altri consumatori dello stesso prodotto.
Ci sono però anche i consumatori che vanno alla caccia dei prezzi più bassi sia online che offline.”
Conclusione col decaffeinato
Quasi un italiano su due lo consuma: è ora la scelta del 16.5% (sempre o spesso, e un ulteriore 31.3% lo sceglie a volte – quindi quasi metà degli italiani lo consumano non solo in modo eccezionale/sporadico) ma deve superare alcuni stereotipi negativi presso parte della popolazione: solo il 61.3% sa che è prodotto con tecniche sicure e controllate, il
47.4% che non perde proprietà salutistiche (a parte quelle associate alla caffeina) e
solo il 44.1% è convinto che sia buono come caffè non decaffeinato.
E interviene all’evento del Consorzio promozione caffè, anche Max Fabian della Demus di Trieste, che aggiunge: “Per chi poi ha qualche problema con la caffeina, esiste il decaffeinato che oggi ormai garantisce il sapore di un buon caffè, senza incorrere in alcun problema.”
Che ruolo e che potenziale ha il caffè sull’organismo e per gli sportivi?
Il professor Luca Piretta interviene su questi punti per il Consorzio promozione caffè: “E’ molto difficile fare ricerca in campo alimentare. Il caffè in particolare contiene così tante sostanze, che è difficile calcolarne l’impatto esatto. La tostatura può modificarne anche gli effetti, così come la somma con gli alimenti assunti prima della tazzina.
I dati che abbiamo vengono raccolte prevalentemente dalle meta analisi, che mettono insieme diversi studi. Si parte per esempio con il rapporto con le malattie cardiovascolari, il maggiore spauracchio per le persone che temono di consumare il caffè. Le meta analisi, smentiscono questa principale paura. Al contrario, un uso salutistico (tre tazzine al giorno di media), potrebbe proteggere il sistema cardio vascolare.
Non si può mettere a confronto il caffè con le sigarette o l’alcol. Tutti gli studi ci dicono che ha effetti protettivi: come la meta analisi del 2018, che ha fatto emergere la sua azione protettiva rispetto all’incidenza del diabete di tipo2. E non è tutto dipendente dalla caffeina.
Per non parlare dei benefici sul sistema nervoso centrale: non solo quelli che migliorano le capacità di concentrazione, ma quelli a lungo termine sul deficit cognitivo degli anziani. Riducendo l’incidenza dell’Alzhaimer, del Parkinson.
Non solo: il caffè ha anche un ruolo importante sulla protezione renale.
Passando al cancro: un’altra paura attribuita alla caffeina e al caffè, che è stata smentita da tante meta analisi che hanno confermato che non ci sono correlazioni. Il caffè anzi per quanto riguarda il colon, grazie al suo contenuto di antiossidanti, potrebbe aiutare ad un’azione protettiva.
Una parentesi sullo sport: recenti evidenze hanno dimostrato come soprattutto la caffeina, ha un’effetto ergogenico, ovvero ha una maggiore capacità di liberare gli acidi grassi e presentarli al muscolo come un nutrimento per avere migliori prestazioni. E’ un alimento nobile per il muscolo. ”
Valentina Giacinti, ambassador del Consorzio promozione caffè, si racconta nel suo legame con la tazzina
“Vengo da una famiglia che consuma tanto caffè, soprattutto da mia nonna, che già alle elementari mi diceva “Ti do una botta di energia“. E’ diventato così parte della mia vita e non posso rinunciarci neppure quando ho fatto la mia esperienza all’estero: ho portato il mio caffè e la moka. Attualmente, la mattina è imprescindibile per svegliarmi e far partire la giornata. Mi alleno la mattina e vado 15 minuti prima per preparare in compagnia l’espresso alla macchina.
Prima delle partite lo bevo tantissimo: di solito ci danno dei gel pre-partita con la caffeina e io invece chiedo un espresso. Mi sono informata sui suoi benefici e ho avuto la conferma che sia bevanda salutare. Io se non bevo il caffè la sera, non riesco a dormire, al contrario di tutti coloro che temono di soffrire di insonnia.”
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