MILANO – Altro che le lungaggini burocratiche che incontra in Italia. Per avere il via libera del governo di New Delhi, al suo piano di investimenti da 105 miliardi di rupie (1,55 miliardi di euro) per l’apertura di 25 punti vendita nel Paese, Ikea ha dovuto aspettare sette anni.
Il gruppo svedese si è scontrato con un’opposizione radicata in India contro la presenza delle multinazionali. Wal-Mart e Carrefour hanno gettato la spugna. Starbucks sta ancora dando battaglia.
Ikea butta giù il muro
Proprio uno dei Paesi-simbolo della globalizzazione oppone barriere durissime. Con tanto di manifestazioni di piazza in supporto all’ostracismo, alla presenza occidentale.
Ma stavolta la breccia è aperta. Complice il rallentamento dell’economia globale che si comincia a sentire anche nel subcontinente.
Ci sono volute 14 ore di riunione finale del Cabinet committee on economicaffairs
Presieduto dal premier Manmohan Singh, per avere la sofferta luce verde: ora si intensificherà la pressione delle altre multinazionali che bussano alla porta del gigante da 1,1 miliardi di abitanti (Ikea calcola che i suoi potenziali clienti sono 450 milioni).
Paradossalmente proprio in India, terra di alte competenze e abbondante legname, Ikea fabbrica già buona parte dei suoi mobili. Non ha avuto quindi difficoltà a soddisfare la clausola del 30% di produzioni locali che le è stata imposta.
Fonte: la Repubblica