MILANO – Sempre più italiani decidono di fare meno alla tradizionale colazione al bar e per optare per una soluzione soltanto casalinga. Iei esplora a fondo la questione ed elenca le possibili strategie che i bar potrebbero adottare per far fronte a una vera e propria “crisi” della colazione. Riportiamo in seguito l’articolo scritto da Carlo Odello, direttore generale della Iei.
La nuova quotidianità degli italiani nella colazione
BRESCIA – Siete stupiti di vedere nella newsletter di Iei un classico bicchiere take-away? Eppure questa potrebbe essere una risposta al calo delle colazioni (ma non giudicatemi troppo in fretta).
Il dato è Fipe, quindi una fonte ben autorevole: a fine gennaio ogni giorno se ne andavano in fumo 3 milioni di euro di fatturato per mancate colazioni. Le cause alla base di questa voragine di mancati guadagni sono numerose e Iei, volendo capirci di più, ha interrogato la sua comunità.
Abbiamo quindi interloquito per alcuni giorni con diverse decine di professionisti: non vi vogliamo vendere questo gruppo come statisticamente rappresentativo del settore, fare ricerche di mercato non è il nostro lavoro. Ma sicuramente abbiamo sondato a fondo il sentiment.
Dal dibattito interno sono emersi più fattori che avrebbero in qualche modo incrinato il rapporto tra gli italiani e la colazione al bar: paura di frequentare locali affollati, smart working, green pass obbligatorio, acquisita o rinnovata abitudine ormai di fare la colazione a casa.
Un’abitudine è un comportamento reiterato nel tempo, qualcosa che spesso viene eseguito spontaneamente senza neppure cercare le motivazioni sottese. E’, insomma, un comportamento circolare, per cui si ripetono le stesse azioni senza necessità di ragionarci sopra. Le abitudini cambiano o per volontà del soggetto oppure per qualche fattore esterno.
Forse il fattore esterno che minaccia l’abitudine della colazione non è solo il costo della vita che sta rapidamente aumentando (sicuramente ha un peso a livello psicologico, ma non credo determinante).
La nostra abitudine è variata prima di vedere l’inflazione iniziare a galoppare, quando abbiamo perso la possibilità di andare al bar. E molti si sono attrezzati per la colazione a casa, reiterandola per mesi: quindi qualcuno, semplicemente, non è più tornato al bar.
Le regole per un nuovo tipo di colazione al bar
Come si esce da questa situazione? Proprio confrontandoci con diversi professionisti abbiamo rilevato che le strategie più efficaci sono quelle legate a qualità e flessibilità dell’offerta. Ecco ora spiegato quel bicchiere d’asporto che campeggia in apertura di questa newsletter.
Non mi auguro certo di vedere i bar svuotarsi a favore di clienti che sorseggiano caffè o cappuccino in modalità take-away. Però quel bicchiere è il simbolo di un cambiamento necessario nella mentalità di molti baristi.
La colazione al bar può conquistare nuovi clienti, e anche una parte di quelli precedenti, se giocata su valori come: qualità del prodotto, offerta ampia in linea con le tendenze, locale curato e per quanto possibile di design, servizio professionale e grande attenzione alla relazione con il cliente.
Se sull’ultimo punto i nostri baristi sono spesso dei maestri, sul resto non sempre possiamo dirlo a cuor leggero. Forse cornetto e cappuccino in un locale anonimo non basta più: il cambio di passo è un imperativo per incentivare le colazioni al bar.
La scheda sintetica di IEI
L’Istituto Espresso Italiano (IEI) tutela e promuove la cultura e la qualità dell’espresso e del cappuccino italiani dal 1998. Oggi è una piattaforma a cui aderiscono 38 aziende tra torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera che rappresentano un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro.