MILANO — Si arresta la corsa al rialzo dei prezzi del caffè: dopo 17 rivalutazioni consecutive, la media mensile dell’indicatore composto Ico vira in territorio negativo a marzo arretrando del 7,6% e scendendo sotto la soglia psicologica dei 2 dollari per libbra, a 194,78 centesimi, il valore minimo dall’ottobre scorso.
Così i dati del report mensile Ico, diffuso nella giornata di ieri, martedì 5 aprile. In caduta libera i brasiliani naturali (-9,4%) seguiti a ruota da altri dolci (-7,6%), colombiani dolci (-6,7%) e robusta (-5,1%).
Le medie di New York e Londra sono, a loro volta, in calo del 9,4% e del 5,3%. La media giornaliera si è mantenuta quasi costantemente sotto i 200 centesimi oscillando tra un massimo di 202, il 1° marzo, e un minimo di 186,85, il giorno 15.
La tendenza si è invertita nella seconda metà del mese. E il trend di ripresa è proseguito a inizio aprile riportando l’indicatore sopra i 2 dollari, questa settimana.
Le statistiche evidenziano anche una maggiore volatilità: (8,6% contro il 7,3% di febbraio), che rispecchia il nervosismo dei mercati, con valori in doppia cifra per brasiliani naturali (11,5%) e New York (10,4%).
Cosa è cambiato?
In realtà, non molto. L’Ico conferma la stima del mese scorso, che prevede, per l’annata caffearia 2021/22, un calo della produzione mondiale del 2,1%, a 167,1 milioni di sacchi e una forte ripresa dei consumi mondiali (+3,3%), che raggiungeranno il dato record di 170,3 milioni.
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