MILANO – L’indicatore conclude l’anno ai minimi da maggio 2010. Ma il valore della media annua è il secondo più elevato dal 1986. I raccolti a rischio in America centrale e Colombia a causa della ruggine del caffè. Per leggere subito l’originale con tutte le tabelle.
Ruggine del caffè: una piaga che mette a rischio la produzione
È tempo di consuntivi di fine anno anche per il mercato del caffè. L’occasione è offerta dal report mensile dell’Ico di dicembre, diffuso a Londra ieri pomeriggio. Le statistiche relative al mese passato consentono di completare il quadro relativo all’andamento dei prezzi nell’arco dell’anno solare 2012. Inoltre permettono di fare un primo punto sull’andamento dell’annata caffearia 2012/13, al termine del suo primo trimestre.
Durante l’anno trascorso, l’indicatore composto ha assunto un andamento quasi costantemente al ribasso. Il cui passo è stato dettato principalmente dagli indicatori degli arabica.
La media mensile ha fatto registrare il suo valore massimo a gennaio
Con 188,90 centesimi, per libbra (189,02 a dicembre 2011). I successivi valori mensili sono scesi in continuità sino a metà anno (145,31 a giugno). Luglio poi ha segnato un’impennata dell’indicatore (+9,5%). Dovuta principalmente alle pressioni speculative sugli arabica indotte dalla partenza al rallentatore del raccolto brasiliano.
Ma si è trattato di un fuoco di paglia e, già ad agosto. Infatti la media mensile è ridiscesa a 148,50 (-6,6%).
A settembre si è registrata la seconda e ultima variazione positiva (+1,9%) nell’arco dei 12 mesi
Nell’ultimo quarto dell’anno l’andamento è ridivenuto decisamente ribassista e la media mensile è precipitata a 131,31 centesimi a dicembre (-3,7% su novembre), ossia il valore più basso da maggio 2010.
Più accentuato, il mese scorso, il calo degli arabica. In particolare per i brasiliani naturali (5,1%).
Tra gennaio e dicembre, l’indicatore ha subito un calo del 30,49%. La media annua per il 2012 è pari a 156,34 centesimi. Quindi inferiore di circa un quarto (-25,7%) a quella del 2011 (210,39 centesimi). Essa costituisce comunque il secondo valore più elevato degli ultimi 26 anni.
Guardando alle singole voci
Colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali subiscono (sempre tra gennaio e dicembre) un calo rispettivamente del 28,8%; 31,2% e 29,3%. La media della seconda e terza posizione di New York arretra di oltre un terzo (-34,25%).
Più contenuta la flessione dei robusta (-5,8%). Mentre Londra registra a dicembre un valore addirittura superiore a quello di gennaio.
Per effetto di questa evoluzione, i differenziali arabica-robusta si sono sensibilmente ridotti, al pari di quello tra Ice e Liffe. Che scende dai 155,13 centesimi del 2011 agli 87,35 del 2012 (-43,7%).
Il dato saliente del rapporto di questo mese è rappresentato da un ridimensionamento della stima sulla produzione mondiale (-1,9 milioni)
Che scende a poco più di 144 milioni di sacchi, contro i quasi 146 indicati il mese scorso. Un dato comunque da record. Inutile ripetere inoltre che siamo di fronte a cifre ancora provvisorie e passibili di revisioni nei mesi a venire.
In primo piano naturalmente il raccolto brasiliano stimato ora in 50,8 milioni di sacchi
Rimanendo in sud America va osservata tuttavia una rilevante correzione al ribasso rispetto al mese scorso (-1 milione di sacchi) della stima relativa al raccolto della Colombia. Paese che continua a risentire delle avversità climatiche e colturali. Oltre che dell’imponente piano di rinnovo in atto, con ampio utilizzo di varietà resistenti alla roya.
Torneremo sulle cifre della Colombia nell’ultima parte della nostra analisi, con un focus sulle statistiche diffuse nei giorni scorsi da Fedecafé.
I dati provenienti dal Vietnam confermano un calo produttivo nell’ordine dei 2 milioni di sacchi rispetto al raccolto, anch’esso da record, del 2011/12
Secondo il report, la minor produzione del paese indocinese dovrebbe essere compensata dagli incrementi attesi in Indonesia. Va infine registrata anche una lieve rettifica negativa (-100 mila sacchi). Nelle cifre riguardanti l’India determinata dalla nuova stima (post-monsone) del Coffee Board.
In Messico & America centrale si prevede un dato più o meno in linea con quello del 2011/12. Così, i raccolti più abbondanti attesi in Messico, Costa Rica ed El Salvador compenseranno le minori produzioni di Guatemala, Honduras e Nicaragua.
Rimane tuttavia da verificare il possibile impatto della ruggine del caffè (roya), che sta proliferando in varie regioni di quest’area geografica e potrebbe portare a una revisione in negativo delle statistiche.
Sin d’ora – come riferito nel numero di ieri di Comunicaffè International – Anacafé ha ridotto le stime sull’export del Guatemala per l’annata caffearia corrente da 3,6 a 3,1 milioni di sacchi e le conseguenze – ha ammonito il neopresidente dell’associazione Nils Leporowski – potrebbero essere ancora più gravi negli anni a venire.
L’incremento produttivo più rilevante si avrà infine in Africa dove la produzione sfiorerà i 17 milioni di sacchi, contro i 14,8 del 2011/12, con raccolti in crescita in tutti i principali paesi produttori di questo continente.
Nel complesso, la produzione di arabica crescerà del 9.1% e quella di robusta del 4,2%. La quota dei brasiliani naturali sarà pari a un terzo del totale.
L’export mondiale nei primi 2 mesi del 2012/13 è cresciuto del 21,2% raggiungendo i 18,73 milioni di sacchi, contro i 15,45 dello stesso periodo dell’anno scorso.
Nell’arco degli ultimi 12 mesi disponibili (dicembre 2011-novembre 2012), il volume delle esportazioni è aumentato di oltre 8 milioni di sacchi (+7,69%) rispetto al pari periodo immediatamente precedente.
L’export dei primi 11 mesi dell’anno solare ha raggiunto il livello record di 103,5 milioni di sacchi, inferiore di un solo milione di sacchi al dato dell’intero 2011.
Le scorte iniziali dei paesi esportatori sono scese intanto al minimo storico di 15,1 milioni di sacchi (-17,1%).
Per quanto riguarda le scorte certificate dei due mercati borsistici risultano in lieve crescita quelle di New York e in leggero calo quelle di Londra, riflettendo la domanda vivace del mercato internazionale per quanto riguarda i robusta.
Concludiamo, come promesso, con le più recenti cifre Fedecafé, che evidenziano una consistente ripresa produttiva a dicembre.
Il mese scorso, la Colombia ha prodotto 904.000 sacchi di caffè, con un incremento del 23% rispetto ai 735.000 sacchi di dicembre 2011.
Nonostante questa evoluzione positiva, la produzione a fine anno solare 2012 risulta pari a 7.744.000, in lieve calo (-1%) rispetto al 2011 segnando un nuovo minimo storico ultratrentennale.
Più marcata ancora la flessione dell’export (-7%), che risulta pari a 7.211.000 sacchi, contro i 7.734.000 del 2011.
Il direttore esecutivo della federazione Luis Genaro Muñoz Ortega continua a ostentare ottimismo e afferma che la produzione tornerà, nel 2013, sopra i 10 milioni di sacchi, ma molti analisti temono che i fatti possano smentirlo ancora una volta.
Da registrare intanto una presa di posizione forte del ministro dell’agricoltura Juan Camilo Restrepo, che ha definito domenica scorsa il declino produttivo colombiano “preoccupante e deludente” sostenendo la necessità urgente di una ripresa produttiva nel corso di quest’anno.
Il ministro ha riaffermato l’appoggio dell’esecutivo ai produttori ricordando che il 75% dei fondi investiti nell’industria del caffè provengono direttamente dal governo nazionale.
Muñoz, dal canto suo, ha chiesto alle autorità monetarie di rivedere la proprie politiche, poiché la forte rivalutazione del peso sta contribuendo a minare la competitività del comparto caffeario colombiano.
Per leggere subito l’originale con tutte le tabelle
http://www.comunicaffe.com/files/coffee_market_report_december_2012.pdf