lunedì 23 Dicembre 2024
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ICO rivede i dati sulla produzione mondiale: il raccolto 2016/17 è da record

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MILANO – Il raccolto mondiale di quest’anno è da record. Lo sostiene l’ICO nel suo ultimo report mensile, diffuso la settimana scorsa. L’organizzazione londinese ha rivisto al rialzo la sua stima sulla produzione 2016/17 di 2,245 milioni di sacchi portandola a 153,869 milioni.

Un dato superiore dell’1,5% a quello dell’anno scorso. Ma soprattutto ben al di sopra del precedente raccolto record – di 152,228 milioni di sacchi – registrato nel 2013/14.

Cosa è cambiato?

Migliorano soprattutto le aspettative per quanto riguarda il raccolto di arabica, che viene stimato ora in 97,269 milioni di sacchi (95,204 nel report del mese scorso).

Un dato che supera del 10,2% quello del 2015/16. Correzioni minime (comunque al rialzo) per la produzione di robusta, stimata a sua volta in 56,6 milioni di sacchi. In calo del 10,6% rispetto all’annata precedente.

Guardando alla singole aree geografiche, le rettifiche più importanti riguardano l’Asia (1,7 milioni in più) e il sud America (+450 mila sacchi). Marginali le variazioni relative all’Africa (al rialzo) e all’America centrale (al ribasso).

Revisione statistica

Questa correzione avviene, mentre è tuttora in atto un complesso processo di revisione dei dati storici deciso dall’ICO nella sessione dell’autunno scorso del Consiglio Internazionale del Caffè.

Revisione che ha già prodotto risultati significativi, in particolare per quanto riguarda il Brasile.

Sino all’anno scorso, l’ICO adottava per le proprie statistiche le stime ufficiali fornite da Brasilia. Oggi non più.

Anche in ragione della palese incongruenza delle cifre fornite da CONAB con le statistiche relative all’export e ai consumi interni, l’ICO ha deciso una sostanziale correzione al rialzo dei dati degli ultimi anni.

La produzione brasiliana 2016/17 (cioè il raccolto concluso nell’autunno scorso) viene ora stimata dall’ICO in 55 milioni di sacchi. Contro i 51,37 tuttora indicati dalle più recenti cifre ufficiali di CONAB, pubblicate nel maggio scorso.

Nella tabellina che segue riepiloghiamo i dati relativi agli ultimi quattro raccolti forniti da ICO, USDA e CONAB.

Come è possibile vedere, i dati ICO sono ormai più vicini a quelli del ministero americano, che non a quelli del governo brasiliano.

Auguriamoci che ciò induca CONAB a rivedere i propri criteri di stima.

Rendendoli più realistici. E cercando di sottrarsi alle forti pressioni lobbistiche, che da sempre la costringono a “addomesticare” le cifre per fare contenti i produttori.

Pressioni che la costringono a fornire dati sistematicamente sottostimati, che inficiano l’ottimo lavoro svolto sul campo dai suoi specialisti.

Indicatore in ripresa

Dopo cinque ribassi consecutivi, la media mensile dell’indicatore composto è tornata a salire, il mese scorso, del 4%.

In ripresa tutti gli indicatori. Più marcati gli incrementi degli arabica, con colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali in crescita rispettivamente del 4,4%, 4,5% e 4,4%.

L’indicatore dei robusta registra invece un +2,9%. New York e Londra avanzano, nell’ordine, del 5,9% e del 3,1%.

Cosa ha determinato questo ritorno in territorio positivo, che spezza un trend in atto da febbraio? Molto è dovuto a quanto sta accadendo in Brasile.

Le indagini sul campo stanno rivelando livelli di produttività inferiori al previsto.

Incide il minor sviluppo dei chicchi dovuto alle condizioni climatiche sfavorevoli registrate in alcune fasi dello sviluppo vegetativo.

Ma un consistente tributo sembra averlo riscosso anche la scolite del caffè. L’infestazione ha raggiunto livelli che non si registravano da anni.

E molti attribuiscono questa escalation al bando dell’endosulfano. Un insetticida molto efficace, ma anche altamente tossico, ora fuori legge anche in Brasile.

La sua definitiva proibizione impone ora la predisposizione di strategie integrate di lotta alle avversità fondate su strumenti alternativi.

Il fattore monetario

Un ulteriore fattore da citare è quello valutario. L’indebolirsi del dollaro sta minando la competitività dei produttori brasiliani rallentando il ritmo delle esportazioni, che anche a luglio hanno subito (dati Cecafé) una flessione dell’11%.

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