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ICO REPORT – Terremoto sul mercato degli arabica

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MILANO – Come un terremoto. Le notizie sempre più drammatiche provenienti dal Brasile – con il rischio concreto di un consistente ridimensionamento dei prossimi raccolti del massimo produttore mondiale – hanno scosso i mercati del caffè dal torpore che li aveva avvolti nell’autunno del 2013.

E come il tracciato prodotto dagli aghi di un sismografo impazzito, le cifre e i grafici del rapporto Ico – uscito in ritardo questo mese, per lasciare spazio prima ai documenti della 112a sessione del Consiglio – documentano la folle corsa al rialzo registrata dai prezzi dall’inizio dell’anno.

I prodromi del cambio di inerzia avevano cominciato a manifestarsi, in verità, già a dicembre, con una parziale ripresa dell’indicatore mensile, principalmente al traino dei robusta.

A gennaio, l’iniziativa è passata nel campo degli arabica riflettendo alcuni report negativi e le crescenti perplessità di commercianti e analisti rispetto all’ipotesi, allora ancora accreditata, di un raccolto 2014/15 eccezionalmente abbondante.

I timori venivano corroborati dalle immagini e dalle prime testimonianze provenienti dalle coffee belt . L’aggravarsi della siccità, a partire da febbraio, ha dato il fuoco alle polveri causando un’esplosione speculativa senza precedenti nel corso di questo secolo.

Per trovare un incremento simile, nell’arco di un solo mese, bisogna tornare al maggio del 1997.

L’indicatore composto ha segnato, a febbraio, una variazione positiva sul mese precedente del 24,4% volando a 137,81 centesimi: il livello massimo da ottobre 2012. Colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali sono cresciuti rispettivamente del 29,6%, 30,8% and 30,5%.

L’impennata degli arabica ha trascinato anche i robusta, che hanno guadagnato il 9,3%. New York e Londra (media della seconda e terza posizione) si sono rivalutate, nell’ordine, del 29,6% e del 10,2%. Fortissima la volatilità, cresciuta del 4,4% rispetto a febbraio.

Ma ancora più significativo è l’andamento rispecchiato della media giornaliera dell’indicatore, che passa dai 124,75 centesimi del 1° febbraio ai 157,53 del 28 febbraio: un guadagno di 32,78 cents (+26,28%).

La corsa è proseguita a marzo, con un ulteriore incremento del 12% dell’indicatore, che ha raggiunto mercoledì 12 i 176,50 centesimi. Dall’inizio dell’anno, l’indicatore si è rivalutato di quasi il 69%.

L’andamento dei prezzi si riflette anche nel dilatarsi dell’arbitraggio arabica/robusta, che cresce del 63,9% nel solo mese di febbraio. Il differenziale giornaliero ha superato, a inizio marzo, i 100 centesimi/libbra.

Sempre in tema di arbitraggi va registrata un’ulteriore svolta storica. La media mensile degli altri dolci ha infatti raggiunto quota 173,64 scavalcando quella dei colombiani dolci, che si attesta a 172,22: una situazione di differenziale negativo che non si verificava dal 2005 e che riflette tanto la ripresa produttiva della Colombia, quanto l’emergenza roya in America centrale.

Paradossalmente, le cifre dei fondamentali non evidenziano, al momento, alcun cambiamento significativo. La stima sulla produzione per l’anno in corso rimane immutata a 145,775 milioni di sacchi, pari a un leggero incremento rispetto al 2012/13 (+0,5%).

Il dato sopra indicato contabilizza naturalmente il raccolto brasiliano 2013/14 (quello cioè conclusosi lo scorso autunno) e non risente dunque dei fatti degli ultimi mesi.

Il nuovo raccolto brasiliano (2014/15) inizierà, nelle regioni più settentrionali, ad aprile. La stima ufficiale Conab di gennaio indicava un valore medio di 48,34 milioni di sacchi. Che si consideri questo dato o le stime, più elevate, dell’industria e del commercio bisogna, in ogni caso, mettere in preventivo (a detta ormai di tutti) un calo di almeno il 10% rispetto alle previsioni iniziali, in conseguenza dei danni causati dalla siccità.

E le conseguenze potrebbero essere ancora peggiori nel 2015/16

Come già riferito nel numero di lunedì, i dati di Cabi evidenziano, nel sud-ovest del Minas Gerais, un deficit di precipitazioni, per i mesi di gennaio e febbraio, vicino ai 500 mm, che rispecchia un’anomalia climatica senza riscontri da almeno mezzo secolo (vedi grafico, cliccare per ingrandire).

Minas pioggia

Per l’America centrale, il report cita una recente stima Promecafé, secondo la quale l’impatto dell’epidemia di ruggine del caffè sui raccolti di quest’anno potrebbe rivelarsi meno grave del previsto.

Ma notizie negative giungono, in pari tempo, dal Messico, dove Amecafé riferisce di forti piogge, che hanno favorito il diffondersi della roya, con probabili conseguenze sul prossimo raccolto.

Tutto sembra procedere invece per il meglio in Colombia: la produzione di febbraio è cresciuta del 40%, portando il totale degli ultimi 12 mesi a 11,3 milioni di sacchi.

Concludiamo tornando sulla decisione, adottata dal Consiglio la scorsa settimana, di assegnare la IV Conferenza mondiale sul caffè ad Addis Abeba. Una sconfitta per Milano, ci chiedono i nostri lettori?

Probabilmente no.

Il Coffee Custer, che ospiterà comunque il Global Coffee Forum, sarebbe stato la cornice naturale per l’assise periodica dell’Ico.

Ma un evento come la Conferenza mondiale avrebbe finito per passare in secondo piano, nell’ambito di una manifestazione ciclopica come l’Expo 2015.

Questo elemento – secondo noi – ha inciso non poco sulla decisione dell’Ico di privilegiare, ancora una volta, un paese produttore.

Onore all’Etiopia, comunque. Siamo certi che questo prestigioso appuntamento sarà un’importante vetrina non solo per il paese ospitante, ma per tutta l’industria africana del caffè.

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