MILANO – La volatilità rimane uno dei tratti salienti del mercato del caffè, in particolare per quanto riguarda gli arabica. Analizzando le statistiche del report Ico per il mese di ottobre – diffuso nel tardo pomeriggio di venerdì – è possibile seguire l’evoluzione della media dell’indicatore composto nell’arco degli ultimi 12 mesi.
Da un minimo pluriennale di 100,99 centesimi per libbra, registrato a novembre 2013, l’indicatore mensile ha registrato una prima ripresa a cavallo dell’anno, cui è seguita una vera e propria impennata nei tre mesi successivi, sino a un primo picco di 170,58 centesimi ad aprile.
L’inizio della stagione di raccolta ha fatto scendere la media mensile in area 151-152 centesimi, tra giugno e luglio. Ma già ad agosto, l’indicatore è risalito al di sopra dei 160 centesimi. Dopo un parziale calo a metà settembre, i prezzi degli arabica si sono ripresi a partire dalla prima decade di ottobre, con l’aggravarsi della siccità in Brasile.
L’indicatore giornaliero ha toccato un massimo di 185,09 centesimi il 9 ottobre. Il parziale miglioramento del quadro meteo delineatosi nella seconda e, soprattutto, nella terza decade del mese, ha ridimensionato il rally riportando il mercato al minimo mensile 160,95 centesimi, il 30 ottobre.
“Le precipitazioni sparse cadute in Brasile hanno calmato i bollenti spiriti – si legge nel report – ci si chiede ora se i danni arrecati dalla siccità al raccolto 2015/16 siano ormai irreversibili e in che misura la pioggia caduta riuscirà a incoraggiare nuove fioriture”.
La media mensile di ottobre risulta pari a 172,88 centesimi per libbra, in crescita del 6,9% rispetto a settembre: si tratta del livello più elevato da febbraio 2012.
Analogamente, gli indicatori degli arabica toccano i loro livelli massimi, rispettivamente, da febbraio (colombiani dolci e brasiliani naturali) e gennaio (altri dolci) 2012, rivalutandosi, nell’ordine, del 7,6%, dell’8,2% e del 7% sul mese precedente. I robusta (+4,2%) sono ai massimi degli ultimi 6 mesi. Gli indicatori di Ice e Liffe (media della seconda e terza posizione) segnano variazioni ancora più accentuate crescendo del 9,4% e del 4,7%.
In conseguenza dell’evoluzione sopra descritta, si allarga ulteriormente la forbice tra New York e Londra, anch’essa ai massimi dal febbraio di due anni fa.
Le statistiche sulla produzione hanno subito ulteriori correzioni e aggiornamenti rispetto al mese scorso. Il raccolto mondiale 2013/14 è ora stimato nel nuovo dato record di 145,202 milioni di sacchi, in crescita dello 0,1% rispetto al 2012/13 e del 9,9% rispetto al 2011/12.
La produzione di arabica è in calo del 3,8%, con i soli colombiani dolci in crescita sull’anno precedente (+2,1%). Continua a lievitare (+6,4%), invece, il raccolto di robusta, ormai vicino ai 60 milioni di sacchi: oltre 11 milioni di sacchi in più rispetto ad appena 4 anni fa.
I consumi per l’anno solare 2013 risultano pari a 145,8 milioni di sacchi. Raccomandiamo, come sempre, la massima cautela nel rapportare i dati su produzione e consumi forniti dall’Ico.
L’ultima parte del report è dedicata ai dati sull’export a consuntivo del 2013/14, da noi già analizzati nel numero del 3 novembre.
Il quadro riassuntivo evidenzia un calo dell’1,5% sull’annata precedente, per un totale di 111,291 milioni di sacchi esportati nel 2013/14, contro i 113 milioni circa del 2012/13.
Pressoché invariati (-0,1%) gli imbarchi di arabica, che si attestano a 69 milioni di sacchi circa. La consistente flessione degli altri dolci è stata controbilanciata dalla forte ripresa dell’export di colombiani dolci (+18,2%) e dall’ulteriore incremento dei volumi esportati di brasiliani naturali. Segnano il passo invece le esportazioni di robusta, in calo del 3,7%.
Come già osservato nel numero di venerdì, l’export del Brasile ha sin qui raggiunto, nell’arco dell’anno solare 2014, livelli senza precedenti, beneficiando della forte svalutazione del real nei confronti del dollaro (ai minimi dal 2005).
Dopo il minimo di 320 mila sacchi raggiunto a marzo, le scorte Liffe proseguono la loro progressione superando i 2 milioni di sacchi. Sostanzialmente invariati (-0,1%) gli stock dell’Ice, che si attestano a 2,67 milioni di sacchi.