MILANO – In lieve ritardo rispetto alle tempistiche usuali, l’Ico ha diffuso, nel tardo pomeriggio di lunedì, il report mensile di settembre, con i primi dati a consuntivo dell’annata caffearia 2013/14.
È interessante iniziare la nostra consueta disamina statistica dall’andamento dell’indicatore giornaliero, che ha raggiunto i suoi massimi a inizio mese (176,44 cents il 2 settembre), è sceso a un minimo di 153,64 cents il 19 settembre e ha iniziato una nuova corsa al rialzo a partire dall’ultima decade, per effetto della situazione meteo sempre più critica in Brasile, che ha spinto i prezzi degli arabica ai massimi pluriennali nella prima decade di ottobre.
Tornando a settembre, il bilancio complessivo vede comunque una flessione della media mensile, che perde lo 0,8% dopo la forte rivalutazione di agosto. In calo tutti gli indicatori degli arabica. L’arretramento più consistente viene registrato dai colombiani dolci (-2,3%). Altri dolci, brasiliani naturali e New York sono in calo rispettivamente dell’1,1%, dello 0,6% e dell’1%.
Sull’altro versante, gli indicatori dei robusta e del Liffe sono in parziale ripresa. Elevata la volatilità (9,5%), con coefficienti in doppia cifra per tutti gli indicatori degli arabica.
Per effetto di tale andamento, l’arbitraggio Ice/Liffe si restringe lievemente, pur attestandosi tuttora attorno al dollaro per libbra.
Come già detto, il report presenta il primo riepilogo relativo all’intera annata 2013/14, che si conclude con la produzione in ulteriore, ancorché lieve, crescita (+0,1%) sull’annata precedente. Dopo il fortissimo incremento registrato nel 2012/13 (+13 milioni di sacchi), favorito dall’abbondantissimo raccolto del Brasile, la produzione mondiale presenta dunque una variazione positiva per il terno anno consecutivo. È bene ricordare che tale dato contabilizza il raccolto brasiliano dell’anno scorso (quello cioè, che si è concluso nell’autunno 2013), che è stato, nonostante il ricorrere di un’annata negativa, di quasi 49,2 milioni di sacchi. Analizzando i dati per tipologie si osservano andamenti opposti per gli arabica e i robusta. Questi ultimi crescono del 6,4%, raggiungendo un raccolto record di 59,926 milioni di sacchi (pari al 41,3% della produzione mondiale): ben 3,6 milioni di sacchi in più rispetto a 2 anni fa e oltre 11 milioni di sacchi in più rispetto al 2010. Il merito va soprattutto al Vietnam, la cui produzione è cresciuta di quasi 10 milioni di sacchi nell’arco di 4 anni.
Gli arabica segnano invece una flessione del 3,8%: i raccolti di altri dolci (-9%) e brasiliani naturali (-2,2%) sono in calo, rispettivamente, di 2,6 milioni e 1 milione di sacchi. In parziale crescita il solo dato dei colombiani dolci, che aumenta del 2,2%.
Guardando alla distribuzione geografica, l’unica regione in positivo sull’annata precedente è l’Asia & Oceania, con un raccolto in crescita del 9,4% sull’annata precedente, che raggiunge il livello, anche in questo caso da record, di 46,707 milioni di sacchi.
Africa e sud America evidenziano un calo rispettivamente dell’1,6% e del 2,1%.
Fortemente negativo il bilancio di Messico & America centrale, dove si riscontra un calo del 13,4%, con un raccolto che raggiunge a stento i 16 milioni di sacchi e si attesta ai suoi livelli minimi dal 2005/06. La produzione dovrebbe segnare quest’anno una lieve ripresa, a fronte di una stabilizzazione dei danni causati dalla ruggine del caffè. Non va comunque sottovalutato – ammonisce il report – l’impatto socio economico della roya. Dei reportage giornalistici diffusi in questi ultimi giorni riferiscono, tra l’altro, di numerosi produttori centro americani che starebbero abbandonando il caffè per dedicarsi ad altre colture più remunerative, come – ad esempio – quella del pomodoro.
Concludiamo con i dati relativi alle scorte certificate. In forte crescita quelle del Liffe, risalite dai 274.000 sacchi di aprile a 1,9 milioni di sacchi a fine settembre. In leggero calo gli stock dell’Ice, che risultano pari a circa 2,7 milioni di sacchi.
L’Ico non è ancora in grado di formulare una stima sulla produzione 2014/15. Il diminuito raccolto brasiliano e l’ulteriore crescita dei consumi (stimati per il 2013 in 145,2 milioni di sacchi) lasciano comunque intravedere, sin d’ora, come probabile un deficit di offerta.