MILANO – Prezzi in picchiata nei mercati del caffè. Secondo le statistiche contenute nel report Ico – diffuso nel tardo pomeriggio di martedì – la media dell’indicatore composto ha segnato, a marzo, un arretramento del 10% precipitando a 127,04 cents per libbra.
Il minimo da gennaio 2014, l’ultimo mese prima dell’inizio del ciclo rialzista indotto dalla grande siccità brasiliana.
I valori quotidiani sono oscillati tra un minimo di 120,50 cents (13 marzo) e un massimo di 131,78 cents (19 marzo). L’andamento degli ultimi giorni è stato comunque al ribasso.
Più marcato l’arretramento negativo degli arabica, con colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali che perdono rispettivamente il 11,4%, il 10,1% e il 12,1%.
La forbice tra altri dolci e colombiani dolci si allarga di oltre un terzo a favore dei primi, mentre l’arbitraggio arabica-robusta è anch’esso ai minimi dal gennaio dell’anno scorso.
Scivolano in territorio negativo pure i robusta (-6,3%). New York e Londra segnano una flessione, nell’ordine, del 12,4% e del 7,6%.
La volatilità risale al 9,8%, con valori in doppia cifra per tutti i coefficienti degli arabica. Come già osservato, l’incertezza sull’esito del prossimo raccolto brasiliano continua a farla da padrona e appare destinata a influenzare in modo decisivo, anche nelle prossime settimane, gli alti e bassi di mercato.
La produzione 2014/15 è quantificata attorno ai 141,9 milioni di sacchi, in calo del 3,3% rispetto all’annata scorsa.
I consumi mondiali per l’anno solare 2014 sono stimati preliminarmente dall’Ico in 149,3 milioni di sacchi, per un tasso di crescita annuale composto del 2,3% nell’arco degli ultimi 4 anni.
Oltre la metà della domanda mondiale (53%) si concentra nei mercati tradizionali. Questo gruppo di paesi ha registrato un ritmo di crescita relativamente più contenuto (cagr dell’1,5%) passando dai 75,91 milioni di sacchi del 2011 ai 79,387 milioni del 2014 (+1,5%).
I paesi produttori crescono dai 42,794 milioni del 2011 ai 46,201 del 2014 (+2,6%). Spicca il dato del Brasile (20,8 milioni di sacchi nel 2014), ma volumi rilevanti si registrano anche in Indonesia (4,2 milioni), Etiopia (3,7 milioni) e Messico (2,4 milioni).
Nei mercati emergenti, i consumi crescono da 20,711 a 23,677 milioni di sacchi (+4,6%), con incrementi particolarmente significativi in Russia, Corea del sud, Algeria e Turchia.
In termini geografici, Africa (+5%) e Asia (+4,5%) sono le due aree a maggiore crescita, seguite sorprendentemente dal nord America (+2,6%), nonché dal sud America (+2%).
Più contenuto l’incremento dell’Europa (+0,8%), mentre Messico e centro America non presentano variazioni significative nell’arco del periodo considerato.
L’intero report (file pdf) è scaricabile a questo link.