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ICO REPORT – Prezzi ai minimi annui nonostante la prospettiva di un deficit produttivo

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MILANO – Prezzi ancora in discesa a febbraio. Il merito va principalmente al ritorno della pioggia in Brasile, che ha scacciato l’incubo di una nuova siccità estiva paragonabile a quella dell’anno scorso.

L’indebolirsi del pattern di blocco, che aveva tenuto a secco buona parte delle aree della cintura caffearia durante il mese di gennaio, ha consentito il ritorno a un regime delle precipitazioni più regolare, scongiurando conseguenze gravi.

Nel contempo, le esportazioni dal Brasile sono proseguite a ritmi eccezionalmente sostenuti – favorite anche dall’indebolirsi del real sul dollaro – mettendo ulteriore pressione sui prezzi.

I riflessi sui mercati sono visibili nei dati del report mensile dell’Ico, diffuso ieri pomeriggio. La media dell’indicatore composto ha registrato un nuovo regresso del 4,8% scivolando a 141,10 cents per libbra, il livello più basso da un anno a questa parte.

Raggiunto un massimo di 148,25 cents, il 9 febbraio, e un ulteriore picco di 147,85 cents, il 16 febbraio, la media giornaliera ha osservato un andamento costantemente al ribasso nella seconda metà del mese, toccando un minimo di 128,75 cents il giorno 27.

Per trovare valori più bassi abbiamo dovuto spulciare nelle serie storiche sino a metà febbraio 2014. È importante sottolineare che i valori attuali dell’indicatore sono inferiori di oltre 50 centesimi ai picchi raggiunti nell’ottobre dell’anno scorso.

La flessione più accentuata ha riguardato l’indicatore dei brasiliani naturali, che ha segnato un arretramento del 7,1%. Colombiani dolci e altri dolci sono in calo, rispettivamente, del 6 e del 5,8%. In controtendenza l’indicatore dei robusta, che risale a 98,36 cents guadagnando lo 0,4% sul mese precedente.

Il report attribuisce tale andamento al rallentamento delle vendite in Vietnam, in coincidenza con le festività del Tet, cadute quest’anno a cavallo tra la seconda e la terza decade del mese.

Analogamente, gli indicatori di New York e Londra misurano, nell’ordine, un ribasso del 7,9% e un rialzo dello 0,5%.

Per effetto di tale andamento, la forbice tra arabica e robusta si restringe ulteriormente. Il differenziale ha toccato, a fine mese, un minimo di 55 centesimi, meno della metà rispetto ai valori dell’ottobre 2014.

La stima sulla produzione mondiale per l’anno in corso ha subito un lieve ritocco al rialzo (360.000 sacchi) motivato dalle migliorate prospettive produttive in Honduras, Tanzania, Camerun, Ruanda e Burundi, cui fa riscontro un lieve ridimensionamento delle cifre relative a India (a seguito della stima post-monsone del Coffee Board) e Messico.

Il raccolto mondiale 2014/15 è ora stimato in 141,98 milioni di sacchi, in calo del 3,2% (circa 4,625 milioni di sacchi) rispetto al 2013/14 e ai minimi degli ultimi 3 anni.

La flessione riguarda sia gli arabica (-2,8%), che i robusta (-3,7%). In realtà, l’unica tipologia in calo tra gli arabica è quella dei brasiliani naturali (-6,9%), mentre è previsto un ulteriore incremento, del 3,9%, per i colombiani dolci e una parziale ripresa dai minimi dell’anno scorso degli altri dolci (+0,9%).

Guardando alle aree geografiche, le produzioni di sud America e Asia e Oceania si ridimensioneranno rispettivamente del 6,8% e del 4,8%. In Messico e America centrale è attesa una consistente ripresa (+7,9%), che farà risalire il raccolto a circa 18 milioni di sacchi: un livello produttivo comunque lontano dai quasi 20,2 milioni di sacchi del 2011/12.

Tale inversione indica un possibile attenuarsi dell’impatto della ruggine del caffè, anche se i danni economici e sociali causati dal proliferare di questo parassita continuano a pesare come macigni sui comparti di questi paesi.

La novità più interessante è data infine dall’Africa, dove la produzione potrebbe crescere del 6% tornando a superare i 17 milioni di sacchi, per la prima volta dall’inizio del millennio.

Alla luce del calo della produzione mondiale sopra delineato si prospetto, per il 2014/15, un deficit di offerta.

Di quanto? Il report non risponde a questa domanda, anche perché i dati, sul fronte della domanda, non vanno oltre l’anno solare 2013, quando i consumi sono stati, secondo l’Ico, di 146,1 milioni di sacchi.

Si sono aperti lunedì a Londra i lavori della 114a sessione del Consiglio Internazionale del Caffè, cui si affiancano, come di consueto, le riunioni degli altri organi dell’Ico.

Tra gli appuntamenti in evidenza, il quinto Forum consultivo sul finanziamento nel settore caffeario, in programma martedì 3 marzo, che sarà presieduto da Juan Esteban Orduz, presidente e direttore esecutivo della Federazione Colombiana del Caffè.

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